Momento storico per la Colombia: la negoziazione sugli Accordi di Pace giunge al termine

Colombia

Tramite il comunicato congiunto numero 93, il governo colombiano e la guerriglia delle FARC, mercoledì 24 agosto 2016, hanno messo fine a quattro anni di intense trattative e dialoghi, giungendo per la prima volta nella storia colombiana alla conclusione di un processo di negoziazione volto a porre fine, dopo più di cinque decadi, al conflitto armato tra le due parti.

Non si è ancora giunti alla firma definitiva che renderà attuativi gli Accordi di Pace, ma di certo la data si avvicina e i negoziati sono conclusi. I sei punti previsti dall'agenda sui quali sono stati raggiunti gli accordi: 1. la Riforma Rurale Integrale; 2. la partecipazione politica: apertura democratica per costruire la pace; 3. il cessate il fuoco e le ostilità bilaterale e definitivo e la restituzione delle armi, il reintegro delle FARC-EP alla vita civile – economica, sociale e politica – in accordo coi propri interessi, garanzie di sicurezza e lotta contro le organizzazioni criminali responsabili di omicidi e massacri che attentano contro i difensori dei diritti umani, i movimenti sociali o movimenti politici, incluse le organizzazioni criminali denominate paramilitari; 4. Soluzione al problema delle droghe illecite; 5. Vittime: Sistema integrale di verità, giustizia, risarcimento e non ripetizione e creazione di una Giurisdizione speciale per la Pace; 6. Meccanismi di implementazione e verifica degli accordi di pace.

E’ stato il capo dell’equipe dei negoziatori del governo, Humberto De La Calle, a dare l’annuncio direttamente dall'Avana: “Oggi siamo giunti alla meta. La firma di un accordo finale con la guerriglia delle FARC è la fine del conflitto armato. […] Sotto la tenda della riconciliazione, apriamo le porta a una società più inclusiva nella quale possiamo riconoscerci come colombiani, dove nessuno tema per la propria integrità come conseguenza delle proprie  idee politiche. […] Questa è la parola: opportunità. Non dobbiamo limitarci a celebrare il silenzio dei fucili. Quello che veramente conta è che apriamo dei cammini per lasciarci alle spalle la violenza e ricostruire partendo dal rispetto”.
Terminato il discorso di De La Calle, ha preso la parola  Luciano Marin Arango, nome di battaglia “Ivan Marquez”, a capo del gruppo di negoziatori delle  FARC: “Possiamo proclamare che finisce la guerra con le armi e inizia il dibattito delle idee. Confessiamo di avere vinto la più bella di tutte le battaglie: quella che getta le basi per la pace e la convivenza. L'accordo di Pace non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza per un popolo multietnico e multiculturale[…]”.

Da parte di entrambi i delegati non sono mancati i ringraziamenti agli Stati che, come Cuba, Venezuela, Norvegia, Cile e Stati Uniti, con la loro partecipazione ai negoziati hanno permesso al processo di Pace, in questi lunghi quattro anni, di proseguire e superare i momenti di impasse.
Così come anche a figure di spicco, e particolari, che in qualche modo hanno contribuito al risultato come l'ex presidente dell'Uruguay Pepe Mujica e Papa Francesco.

Il testo dell’accordo finale è immodificabile, secondo quanto affermato dal Presidente colombiano Santos durante il suo discorso che annunciava la chiusura delle trattative di pace. Il Presidente ha annunciato che invierà il testo al Congresso con il proposito che quest’ultimo convochi il plebiscito per il giorno 2 ottobre, più o meno a due settimane dalla firma definitiva dell'accordo di pace, prevista tra il 20 e il 25 di settembre. Da questo momento inizierà l'effettivo processo di concentrazione e restituzione delle armi dei guerriglieri delle FARC nelle aree previste dagli accordi e, allo stesso tempo, una intensa campagna sul plebiscito, in tutto il Paese, tra i sostenitori del Si e del No. La sovrapposizione del ritorno alla vita civile dei guerriglieri, con un plebiscito popolare dagli esiti incerti, lascia molte perplessità sul futuro degli accordi di pace e su quali scenari potrebbero aprirsi se vincesse il NO.

Ad ogni modo, di certo, nel cuore di milioni di colombiani, e non solo, il 24 agosto si è accesa una piccola luce di speranza, necessaria per poter illuminare un cammino impervio verso la realizzazione di una pace vera che non avverrà solamente con il silenzio dei fucili, ma ascoltando le grida assordanti di chi, dal basso, reclama giustizia!