26 settembre 2016: firmato l'accordo di Pace tra Governo e FARC... e poi?

Colombia

Il 26 settembre a Cartagena è stato firmato l'accordo finale che ha posto termine al conflitto armato tra lo Stato colombiano e il movimento guerrigliero delle FARC.
Di fronte a una moltitudine di personalità di tutto il mondo politico nazionale e internazionale, dal Sottosegretario degli Stati Uniti Kerry, al Segretario Generale dell'ONU, dal Presidente della Banca Mondiale, all'Alto Rappresentante della Politica Estera Europea Federica Mogherini, dai 13 Capi di Stato dell'America Latina, al Segretario dello Stato Vaticano Parolin, dal Sottosegretario italiano agli Esteri Mario Giro e ad altre più o meno 2000 persone, Santos e Timochenko hanno concluso, con l'atto finale, 3 anni di trattative svoltesi a Cuba.

 

Lungo le strade della capitale caraibica, l'ex presidente Uribe manifestava invece il suo dissenso sull'avvenuto accordo di pace, mentre la guerriglia si preparava a muovere i suoi uomini nelle “zone veredali transitorie di normalizzazione” probabilmente guidata da Carlos Antonio Lozada, vero comandante militare delle FARC non presente alla cerimonia.
In questi spazi appositamente organizzati per ricevere gli ex-combattenti, la guerriglia avrà 6 mesi di tempo a disposizione per la consegna delle armi e per iniziare il processo di reintegrazione alla vita civile e sociale. A marzo del 2017, se tutto procederà senza intoppi e incidenti, verrà firmato il patto generale definitivo.

Di fronte però alla stragrande maggioranza delle vittime la conseguenza immediata di questo momento storico è stata del tutto diversa: niente quadretto caraibico, nessuna parola di ringraziamento a decenni di resistenza, nessun applauso. O meglio, un gruppo di vittime erano presenti in rappresentanza di alcuni deputati assassinati nel Valle dalla guerriglia, di alcuni sopravvissuti del massacro di Bojayà (sempre per mano dalle FARC), di alcuni sopravvissuti della Union Patriotica e alcune vittime delle mine antipersona, a cui entrambi i leader hanno promesso il loro impegno per riparare il male compiuto. C'erano ovviamente anche rappresentanti indigeni, leader sociali e contadini tutti vestiti di bianco... insomma poco più di un migliaio di persone del “popolo”.

Con la frase: “Offro perdono alle vittime del conflitto per il dolore che abbiamo causato in questa guerra”, Timochenko ammanta la platea di una forte emozione, comprensibile soprattutto per le vittime lì presenti, ma che non è giunta al di fuori di quella suggestiva cornice a nessun altro cuore.
L'altra frase ad effetto, che insieme alla precedente costituisce il centro di tutta la giornata del 26, è stata invece pronunciata dal presidente Santos: “Meglio un accordo imperfetto che una guerra perfetta” e ha sollevato il tripudio della folla.
Curioso, che per un errore sui tempi della programmazione dello show aereo previsto per la celebrazione, i tre aerei da guerra Kafir, abbiano sfrecciato sopra la testa di Timochenko mentre ancora stava parlando, provocando un comprensibile sussulto.
Tutto questo è avvenuto a Cartagena, ma in nessuna altra città, a parte un gruppo sceso in piazza Bolivar a Bogotà, è corso sulle strade a festeggiare la pace dopo 50 anni di guerra. Barranquilla, Cali, Bucaramanga hanno visto milioni di persone sulle strade per il Carnevale, ma il 26 settembre data che passerà alla storia per la firma della pace in Colombia è trascorso non diversamente da una qualsiasi altra giornata. Significherà qualcosa?