Prima visita ufficiale in Europa del nuovo Presidente colombiano Ivàn Duque

Questo mese è stato segnato dalla prima visita ufficiale in Europa del Presidente colombiano Ivàn Duque. Mete toccate tra il 23 e il 25 ottobre: Città del Vaticano, Italia e Bruxelles.
Patricia Lombard, Ambasciatrice dell'UE in Colombia, in un articolo uscito su El Tiempo ha dichiarato: “L'Europa ha gradito la visita di Duque e ha letto in lui un messaggio chiaro dell'interesse del nuovo governo a mantenere una relazione stretta con l'Unione Europea nei prossimi 4 anni. […] L'interesse nella consolidazione di queste relazioni è reciproco […]. Ci sono stati scambi sostanziali che ci permetteranno di costruire una relazione profonda, ricca e stretta in tema di scienza e tecnologia, commercio, energie rinnovabili, multilateralismo, cambiamenti climatici, sicurezza e difesa, sviluppo, finanziamenti della metropolitana a Bogotà, Venezuela, e ovviamente l'appoggio dell'UE alla consolidazione della pace”.

Molte le personalità religiose, politiche e appartenenti al mondo delle imprese incontrate da Duque in questo viaggio che sicuramente, da un lato, ha riscosso ottimismo e opinioni positive da parte di certe Istituzioni e opinione pubblica per alcuni risultati ottenuti e nuove “amicizie commerciali” stabilite, ma dall'altro ha spinto molte Associazioni e gruppi che si occupano di Difesa dei Diritti Umani che lavorano in Colombia, e non solo, attraverso numerose lettere, mail e carte aperte indirizzate alle Istituzioni europee, a ricordare quale è la realtà che si vive nel Paese dalla firma degli Accordi di Pace, e che i buoni propositi e gli interessi commerciali ed economici delle nazioni non possono né far dimenticare né ignorare il rispetto delle vite, dei Diritti Umani e dell'ambiente dei colombiani.

Tra i risultati “portati a casa” dal Presidente colombiano sicuramente il rifinanziamento dell'Accordo di Pace da parte dell'Unione Europea, giunto dopo che, durante la 73esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a settembre, Duque aveva lanciato un allarme, sostenendo che “il suo Governo vorrebbe implementare quanto pattuito a Cuba, ma mancano le risorse. Sono stati fatti molti compromessi senza destinare sufficienti risorse”. Dichiarazioni che avevano preoccupato molti, ma che avevano anche destato perplessità data l'avversione dichiarata del Centro Democratico, il partito conservatore del Presidente, nei confronti degli Accordi di Pace e che, peraltro, sembravano quasi voler fornire un alibi ai ritardi della sua mancata implementazione.
Forse anche per questo Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell'UE per gli affari esteri, subito dopo l'incontro col presidente colombiano non ha tardato a rendere pubblico: “Continueremo ad appoggiare l'implementazione dell'Accordo di Pace con il nostro fondo fiduciario, di circa 100 milioni di euro, e con fondi addizionali di altri 60 milioni di euro”. Più 35 milioni di euro destinati dall'UE ai Paesi Latinoamericani per aiutarli a fronteggiare l'esodo venezuelano.
E poi il rafforzamento delle relazioni commerciali ribadito, e nuovamente stabilito, attraverso gli incontri fatti a Bruxelles, e prima ancora in Italia, dove Duque ha incontrato il Presidente della Repubblica Mattarella e il Presidente del consiglio Giuseppe Conte. Duque, al termine dell'incontro, avrebbe dichiarato che “i rapporti tra i due Paesi sono buoni, ma si può fare di più e auspica una crescita dell'export verso l'Italia e degli investimenti italiani in Colombia, dal cacao, all'high-tech, al sistema ferroviario”.
Pochi, negli incontri politici italiani, i riferimenti al tema della pace e, soprattutto, del rispetto dei Diritti Umani e dei difensori dei Diritti Umani. Giusto con Papa Francesco, incontrato il primo giorno dell'arrivo di Duque in Italia, i temi trattati sono stati centrati principalmente sulla stabilizzazione della pace, la difesa dell'ambiente, la lotta al narcotraffico, alla corruzione, la ripresa del dialogo con la guerriglia dell'ELN (Esercito di Liberazione Nazionale) e la crisi venezuelana. Il Pontefice avrebbe invitato il Presidente Duque “a continuare a lavorare per l'unità del popolo colombiano”.
Ad ogni modo, ancor prima che il Presidente colombiano giungesse in Europa, numerose sono state le Associazioni che hanno scritto, tanto ai rappresentanti italiani quanto a quelli europei, per metterli in guardia sulla realtà che si vive nel Paese dalla firma degli Accordi di Pace e chiedere che vengano rispettati gli impegni presi. Solo per citare alcune delle preoccupazioni espresse in una carta aperta, indirizzata al presidente Colombiano e all'UE, da OIDHACO (Oficina Internacional de Derechos Humano-Acciòn Colombia), che riunisce più di 30 associazioni europee: il timore per le modifiche proposte all'Accordo di Pace che favorirebbero l'impunità dei crimini commessi durante il conflitto armato e ostacolerebbero il diritto delle vittime alla verità, giustizia e garanzie di non ripetizione (è del mese di ottobre il tentativo, naufragato, proprio del Centro Democratico, il partito di Duque, di fare approvare una legge che avrebbe impedito al Sistema Integrale di verità, giustizia, riparazione e non ripetizione, previsto dagli Accordi, di accedere a documenti militari riservati utili a conoscere e chiarire la verità su alcuni fatti accorsi durante il conflitto; l'incremento delle aggressioni e degli assassini di difensori dei Diritti Umani, leader sociali e persone reclamanti la restituzione di terra e la sostituzione delle coltivazioni illecite; la mancanza di avanzamenti nell'implementazione della Riforma Rurale Integrale e la restituzione di terre; le limitazioni imposte alla consulta popolare che indebolisce il potere delle comunità nell'esigere garanzie ambientali e i loro diritti di fronte ai progetti estrattivi; l'interruzione dei negoziati con l'ELN.