Pace in terra

Emozionati sicuramente lo eravamo entrambi.
Dalla selva colombiana, dalle minacce di morte, dal dolore di aver visto i propri familiari torturati, ammazzati, dalla forza e dal coraggio di non farsi prendere dall’odio e dalla sete di vendetta, dalla grande famiglia come lui chiama la Comunità di Pace, all’incontro improvviso con Papa Francesco.
Mi guardava un po’ disorientato, come non esserlo.
Ma lo riportavo subito alla realtà quando, nell’attesa di incontrare il Santo Padre, gli leggevo alcune parti della Enciclica Laudato Sì .
“Siamo noi”. Si, siete proprio voi a praticare quel testo, quelle parole: “Come mai prima d’ora nella storia, il destino comune ci obbliga a cercare un nuovo inizio […]. Possa la nostra epoca essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita”.

Come non pensare alla Comunità di Pace in questa epoca come il risveglio che tutti noi dovremmo darci per una nuova riverenza della vita?
“Sono disposto a donare la MIA vita per questo cammino”.
L’ha ripetuto in ogni dove German questa frase.
Ogni intervista, ogni chiacchiera informale, ogni qualvolta qualcuno gli chiedeva se non avesse paura.
A me toccava il difficile compito di tradurla.
Perché è talmente vera questa affermazione che inevitabilmente mi ritornava alla mente l’attentato del 29 dicembre scorso, la sua messa in pratica dell’ “essere disposto a donare la mia vita”.
Ha solo 36 anni.
Un ragazzo.
“Ciò che possediamo veramente è ciò che possiamo donare” commentava Papa Francesco durante l’udienza del 7 novembre.
E io, lì seduta ad ascoltare queste parole, avevo al mio fianco l’esempio supremo di ciò che significa donare.
E’ il Gandhi dei nostri giorni, il Martin Luther King dei nostri giorni.
Non si affligge per la dura realtà che sta attraversando la Comunità di Pace, non si affligge per l’alto rischio di essere assassinato domani.
Mostra stupore per tanto affetto ricevuto in questi giorni.
Mostra stupore nelle piccole cose, così banali ai nostri occhi.
Mostra stupore nel vedere gli zoccoli così grandi di un “cavallo italiano” appena fuori il Colosseo.
Aver assistito questi due grandi uomini stringersi la mano, aver visto Papa Francesco ricevere nelle proprie mani il simbolo concreto della nonviolenza, delle azioni concrete in linea con ciò che lui stesso cerca di far trasmettere al mondo intero, è stata una forte emozione, certo.  
German e la Comunità di Pace stanno scrivendo la storia, la storia che è davvero POSSIBILE questo cambiamento.
Ma bisogna mettersi in cammino… la profonda lezione di spiritualità che sta dando al mondo questo gruppo di contadini è di aver messo in pratica che la Pace non è, solo, assenza di guerra, ma è soprattutto azione, amore per la Terra, condivisione di ciò che amministriamo, capacità di stupore, pace con sé stessi nonostante 13 familiari uccisi, assenza di odio, assenza di vendetta, lotta per la giustizia e perseveranza.
Questo è il cambiamento che dobbiamo non vedere, ma ESSERE nel mondo.
Non abbiamo più scuse.
Davanti a German, davanti a questa Comunità, nessuno di noi ha più nessuna scusa.
Io per prima.

Silvia