Uniti in un solo grido: “Yo soy German Graciano, soy Comunidad de Paz”

Al grido “Io sono German Graciano, io sono Comunità di Pace” (1) 140 persone tra donne, uomini, giovani, anziani, bambini e bambine hanno percorso lo scorso 6 dicembre quasi 10 chilometri tra le vie della città di Apartadò.
Il sole cocente, il calore e l’umidità asfissiante dell’asfalto avvolgevano i loro volti, i loro corpi, le loro magliette madide di sudore, ma mai hanno scalfito la loro anima, il loro coraggio, la loro sfida all’ingiustizia.
Come espresso da diverse Associazioni e agenzie per i Diritti Umani (2, 3, 4) la Comunità di Pace ha subito in queste ultime settimane un ulteriore grave attacco da parte di chi, l’esercito, dovrebbe difenderli.
La Comunità infatti utilizza la denuncia pubblica come forma di difesa per far conoscere al mondo ciò che sta realmente accadendo in Colombia.

In questi luoghi immersi in un verde intenso, tra ricchezze di ogni tipo, chi controlla tutto e tutti sono i gruppi armati illegali.
La colpa di questa gente è di aver denunciato la connivenza di questi gruppi con una parte dell’esercito.
Per questo la Brigata XVII li ha denunciati per aver “offeso l’onore delle truppe” ed un giudice ha emesso la sentenza: carcere per il rappresentante German Graciano ed una sanzione pecuniaria che colpisce un’economia già precaria di una comunità di semplici contadini.
Lo stesso Delegato Speciale per i Diritti Umani di Ginevra, Michel Forst ha espresso la sua preoccupazione per l’ordine di arresto contro German Graciano (5, 6).
E lo Stato dov’è?
Lo Stato è al suo posto, lì, a decantare in ogni angolo di una Europa propensa ad una politica di chiusura al Diritto e all’umano, ma incredibilmente aperta alla cultura del profitto sconsiderato, la propaganda di ciò che mai in realtà ha ottenuto: “la pace”.
E noi dove siamo?
Forse attoniti ed impotenti guardando i flutti del Mediterraneo che si sta inghiottendo migliaia di volti, di nomi, di storie, di vite.
Siamo lì e qui, a volte pieni di rabbia, di lacrime; ma forse a noi il grido “Io sono German, sono Mohamed, sono Lilian, sono Karim” non ci sale alla gola.
Noi in Europa non gridiamo più o forse gridiamo meno.
Si grida nei programmi televisivi per insultare, mai per dire la verità, per dire il bene.
A volte scendiamo in piazza ma non tutti insieme, non tutti uniti.
Scendono in piazza altri, quelli che gridano più forte il loro sì non al bene collettivo ma all’individualismo serrato.
Il “mio” e il “tuo” segnano solchi di distanze incolmabili perché dire “insieme” diventa reato.
Oggi c’è bisogno di sicurezza, di difesa, di sbarramenti.
Chiusi in bunker di menzogne forse ci sentiamo più sicuri che all’aria aperta circondati da quella fragilità e paura che ci rende vulnerabili ma almeno ci permette di essere vivi e veri.
La gente della Comunità di Pace vive per la verità, senza compromessi, totalmente... per questo devono morire.
Eliminarli mettendoli in carcere o ucciderli non importa.
L’importante che stiano zitti.
Il 6 dicembre eravamo con loro, camminando in una città probabilmente ignara di chi fosse quel popolo variegato, con gli stivali di gomma ai piedi; a passo sicuro, fieri, hanno sfilato mostrando le immagini delle centinaia di vittime avute in questi anni di lotta, molti volti di innocenti alcuni dei quali assassinati proprio dall’esercito.
Ma soprattutto uniti in quel grido che ci ha fatto accapponare la pelle: “Io sono German Graciano, io sono Comunità di Pace”.
Si sono fatti un tutt’uno non solo con il loro amato leader ma con tutta l’umanità.
Dal più piccolo al più anziano con una lucidità ed una coscienza civile, etica e morale esemplare sapevano che quel grido significava: “metti me in prigione perché anch’io sono German Graciano, tutti siamo German Graciano”.
German è un uomo umile, semplice, di poche parole e soprattutto mite.
Ha ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo per il suo lavoro per i Diritti Umani ed è, insieme ad altri membri della Comunità, minacciato quotidianamente dai gruppi neoparamilitari.
Il bimbo più piccolo di German ha solo 4 anni, era lì alla marcia con tutti gli altri: cosa avrà capito vi chiederete?!
Ha capito la verità delle cose e si è rivolto alla nonna dicendole: “gli altri papà non li vogliono uccidere però il mio sì, la polizia lo vuole prendere, i paramilitari lo vogliono uccidere”.
All’ascoltare queste parole qualcuno ha pianto.
Conoscere la verità a volte fa male ma almeno ci rende liberi da tanta menzogna ed ipocrisia.
“Yo soy German Graciano”
“Yo soy Comunida de Paz!”.