In “Minga”. Camminando la parola

Il 28 marzo 2019 varie organizzazioni sociali e di difesa dei Diritti Umani hanno lanciato un SOS esigendo dal presidente della Colombia di passare da azioni belliche contro la Minga a manifestazioni di rispetto, volontà politica e attuazione degli accordi firmati dallo stato.
Cosa sta succedendo da circa un mese in Colombia con i popoli indigeni?
Al sudoccidente del paese, nel Corregimento di Pital, regione del Cauca, da circa un mese la popolazione indigena, organizzazioni sociali e processi popolari hanno convocato la  “Minga per la difesa della vita, il territorio, la giustizia e la pace”. “La Minga”, che ha come slogan “Camminare la parola”, è una pratica ancestrale, uno sforzo collettivo convocato con il proposito di raggiungere un obiettivo comune. Le espressioni simboliche più rilevanti della Minga furono le marce pacifiche e silenziose che i popoli indigeni colombiani fecero dal Cauca fino a Cali e da lì a Bogotà. La Minga è una iniziativa in difesa della dignità dei popoli indigeni che decidono di mobilitarsi per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale e internazionale sulla grave crisi dei Diritti Umani sofferta. Dal 10 marzo più di 15000 persone tra  indigeni e contadini hanno invaso la superstrada Panamericana in attesa che il presidente Duque confermi la sua presenza per incontrarsi con la Minga.

“Le comunità indigene, le organizzazioni sociali e i processi popolari stanno dimostrando al paese che la democrazia reale si esercita dalla base, trasformandosi nella coscienza e nella forza morale che mette la faccia e la voce per difendere i diritti di tutti senza distinzione alcuna, forgiati sulla carta ma non rispettati. Questo ci ha portato alla imperante necessità di continuare a tessere relazioni con altri settori sociali e popolari non solo a livello regionale e nazionale, ma anche latinoamericano e internazionale per rendere visibili le problematiche strutturali che storicamente ci tengono divisi come società[…]”, si legge in un comunicato del CRIC.
Il riconoscimento del contadino come soggetto avente diritto, la protezione dei leader sociali, il rispetto della sovranità, dell’uso della terra, delle garanzie per la consulta previa e della  difesa della pace,  sono alcune delle petizioni che la comunità ha esteso al presidente Duque. Temi sui quali si erano raggiunti accordi con il precedente governo, ma che per i popoli indigeni sono rimasti solo promesse.
Secondo Giovanni Yule, portavoce del CRIC (Consiglio Regionale Indigena del Cauca) “il governo ha radicato al Congresso dei progetti che sono completamente aggressivi nei confronti delle popolazioni indigene”. Le comunità indigene sono convinte che il governo voglia  strumentalizzare la terra e convertirla in mercanzia per le multinazionali. Un’altra preoccupazione  riguarda la consulta previa e il pericolo che venga sminuita la sua forza giuridica e politica. La consulta previa è il diritto fondamentale dei popoli indigeni e gruppi etnici quando si  prendono misure (legislative e amministrative) o quando si realizzano progetti, opere o attività dentro il loro territorio cercando in questo modo di proteggere la loro integrità culturale, sociale ed economica e di garantire il diritto alla partecipazione, sancito nel Convegno 169 e ratificato nella Legge 21.
I volontari di Operazione Colomba hanno avuto modo di intervistare Dora Muñoz dell’ACIN (Asociación de Cabildos Indigenas del Norte del Cauca) per una testimonianza diretta su quanto sta avvenendo nel Cauca che riportiamo di seguito.

Come e perché è nata questa nuova Minga in difesa della vita, del territorio, della pace e della giustizia?

Un saluto e un abbraccio fraterno a tutti coloro ai quali giungeranno queste parole, queste parole della Minga del sudoccidente della Colombia, una Minga che va avanti ormai da 25 giorni, 25 giorni di resistenza, 25 giorni di far fronte a un governo le cui politiche di privazione e di morte si stanno rivelando sempre più politiche contro i popoli indigeni, le organizzazioni contadine, i processi sociali e popolari e contro le comunità afrodiscendenti. Vediamo come giorno dopo giorno queste politiche ci stanno portando via il nostro territorio. Stanno mercantilizzando i nostri beni collettivi come l’acqua, le colline, le lagune, depredandoli alle comunità per favorire il profitto dei ricchi del paese e delle multinazionali che giungono nel nostro territorio sfollando la popolazione. Per queste ragioni, e molte altre, come la guerra indiscriminata contro i popoli indigeni malgrado la firma dell’accordo di pace, gli assassini sistematici di leader, comuneros e giovani, abbiamo deciso di alzarci in Minga, una Minga convocata dal Consejo Nacional Indigena del Cauca CRIC. Dal 10 marzo ci troviamo in vari luoghi nella regione del Cauca in Colombia, mobilitati sulla strada Panamericana, via con il maggior transito di veicoli a livello nazionale e internazionale. Ci troviamo di fronte alla negazione del governo Duque di un dialogo per far fronte alla politica estrattiva energetica, alla consegna delle nostre risorse a multinazionali che vengono a sfruttare il nostro territorio, ad avvelenare le acque, a inquinare l’aria se pensiamo al progetto che si sta spingendo per la fumigazione aerea con glisofato delle coltivazioni, mal chiamate, di “uso illecito”. Sappiamo bene che queste fumigazioni andrebbero a colpire anche le coltivazioni di pan-coger (coltivazioni di sussistenza), l’acqua e l’aria trasformandosi in una minaccia non solo per l’umanità ma per le varie vite che abitano e che passano per il nostro territorio. Un’altra delle ragioni di questa grande Minga sono i più di 1400 accordi firmati dai governi e mai compiuti non solo con il movimento indigeno ma anche con i settori sociali e popolari, il movimento contadino e le comunità afro discendenti.  Per tali ragioni questa Minga del sudoccidente non è solo promossa dalle comunità indigene del CRIC, ma anche dalle comunità indigene di altre regioni del paese come il Consejo Regiona Indigena del Huila CRIHU, il Consejo Regional Indigena Cardas CRIDEC e il movimento contadino del sudoccidente del paese, settori sociali e popolari.

Quali sono state le risposte del governo colombiano alle vostre chiamate?

Il governo ha rifiutato di venire a dialogare, di venire a dare risposte a queste esigenze, a questa richiesta di rispetto.  
La risposta del governo è stata come sempre la risposta militare, il trattamento bellico a queste a richieste pacifiche di dignità. Un giovane di 19 anni, Deiner Seferino Yunda Camayo, del popolo Nasa del Cabildo de Jevalà, Municipio de Totorò, regione del Cauca è stato assassinato dall’esercito durante la Minga lo scorso 2 aprile con spari di fucile che lo hanno colpito al petto. Proprio oggi (5 aprile, ndr) stiamo accompagnando la sua semina nel seno della Madre Terra. Una situazione molto difficile, molto dolorosa ma nonostante ciò le comunità hanno ripreso forza, hanno ripreso la chiarezza e la coscienza per continuare in Minga, per continuare ad andare avanti: è l’unica opzione per esigere rispetto, per esigere che ci ascoltino, per esigere che non continuino ad uccidere la vita, che non continuino ad uccidere l’esistenza dei popoli indigeni. A livello del governo nazionale, l’altra risposta è stata quella di delegare il ministro dell’interno Nancy Patricia e  una delegazione del governo per portare avanti alcuni dialoghi con la commissione politica della Minga del sudoccidente. Sono già vari giorni di riunione per cercare di raggiungere un consenso di fronte alla richiesta di adempimento degli accordi e di deroga delle leggi che menzionavo prima che rischiano di mettere in pericolo la vita dei popoli, delle comunità, della gente delle città, di tutto il nostro paese.

Qual è la forza di questo popolo?

Sentire la terra come nostra madre. Lei provvede alla nostra sussistenza e alla nostra vita. Come suoi figli, siamo vincolati a lei e dobbiamo difenderla e proteggerla come la grande casa per le generazioni future. La nostra scommessa è per una vita degna, questa è la ragione della  nostra resistenza e della nostra lotta.

Cosa chiederebbe alle comunità internazionale?

Chiederei di unirsi alla Minga, di pronunciarsi di fronte alle aggressioni che viviamo nel nostro territorio. Alcune delle multinazionali che sfruttano la nostra terra e ci privano del nostro territorio, sono europee.


Il giorno dopo l’intervista, il CRIC informa tramite un comunicato stampa, il raggiungimento di un accordo con il governo nazionale e la decisione di sbloccare la via panamericana ma di continuare in assemblea permanente.

Silvia