La radicalità – Febbraio 2020

Ogni giorno appare chiaro, in tutta la sua cruda violenza, il disegno che sta dietro alle scelte politiche, gli interessi economici e il desiderio di potere.
Come strati, scartati con orrore uno ad uno, fino a raggiungere la profondità.
Tutto, invece di apparire più complesso, viene ridotto all’osso rivelandosi nella sua semplicità.
Nella visione del conflitto si rompe la struttura tanto amata quanto superficiale di prendere l’una o l’altra parte.
Non mi riferisco al non prendere una posizione ma, al contrario, prenderne una radicale.
Nel conflitto le parti sono fluide come lo sono gli interessi.

Il denaro e il potere non hanno etica né morale e ogni principio e ideale cade sotto il loro peso.
E’ il meccanismo stesso del conflitto da rifiutare in quanto nel momento in cui la violenza prende il via, si innesca un circolo la cui sola direzione possibile è generarne altra.
Per questo l’unica scelta possibile per vivere, e non sopravvivere, è la radicalità del rifiuto del conflitto, della violenza e delle armi che non possono essere concepite in altro modo che come strumento di morte.
Non c’è spazio per pensarle come autodifesa ma solo come parte del circolo della violenza che si autoalimenta.
Il rifiuto totale di questi come di qualsiasi compromesso è come se costituissero una integra e intoccabile sfera di luce attorno alla quale si muovono le azioni e le scelte quotidiane.
Per rompere il circolo alcune persone, con estremo coraggio, segnano i passi del cammino della coerenza, semplicemente, dicendo no e consegnando la propria vita all’unica via che vedono possibile: la nonviolenza.
E.