Un profondo senso di gratitudine

Palme, palme, palme, banane, banane, banane, aria leggera, afa, afa, afa, caldo umido…
Questo quello che vedo e sento appena atterrata ad Apartadó, luogo di cui ho sempre sentito tanto parlare, ma di cui solo ora colgo la realtà.
Ormai nei miei sogni notturni era diventata la terra delle piante più colorate e degli animali più strani e selvatici.
E ora eccoci qua, per davvero.
Dopo anni trascorsi tra virtualità e isolamento a causa della pandemia, finalmente di nuovo la vita: vera, dura e bellissima.
Il verde che caratterizza la Colombia mi pervade.
E dopo poco mi congiungo finalmente a Monica, il cui “habitat” ormai da anni è proprio questo Paese.
L’arrivo in Comunità di Pace è per me un sogno che si realizza: las Palomas de Paz (così siamo conosciuti qui noi volontari della Colomba) vivono da oltre 12 anni in questo contesto arduo e pericoloso, accompagnando e sostenendo quei contadini che continuano a vivere sulle loro terre, nonostante le minacce dei gruppi armati illegali.
Sembra una frase semplice, ma in realtà comprende svariati significati.
Come vivono i membri della Comunità di Pace sulle loro terre?
Tutti insieme, ognuno con la sua diversità ma in un corpo unico che è la loro realtà, una realtà fatta di singoli, con la propria storia, con le proprie ferite e i propri orgogli, che si uniscono per perseguire un progetto comune.

Seguendo regole da rispettare per farne parte, che sono dettate non solo dalla praticità, ma da un minimo comune denominatore: il contesto di conflitto armato.
Isolati, per tanti aspetti, perché qui non si può contare sempre sul funzionamento dello Stato o sulla sua presenza.
Minacciati da un sistema economico globale che, per sua stessa natura, falcidia tutto ciò che incontra, riducendo la diversità a omologazione.
Con il rischio quotidiano di essere uccisi, sfollati e violati dai gruppi armati illegali locali che dominano la zona circostante, guidati e pagati dagli interessi negli ambiti del narcotraffico, delle risorse minerarie e agroalimentari.
Nelle gioie e nelle difficoltà di una vita contadina che ti ripaga dei suoi frutti, grazie allo sforzo e alle fatiche fisiche e mentali richieste per nutrirla.
Lunghi cammini su sentieri impervi e fangosi, in mezzo alla selva, permettono ai membri della Comunità di raggiungere le loro terre e di spostarsi tra i vari villaggi che la compongono.
In assoluta armonia con il Creato che comporta vivere costantemente in mezzo alla natura e agli animali, come una grande fattoria.
Nell’incertezza climatica che da mesi causa forti piogge, rendendo le vie di comunicazione spesso impraticabili e pericolose.
Nella consapevolezza di aver subito numerosi massacri e omicidi negli anni passati che ancora restano impuniti e nella stoica forza di spirito che li aiuta a elaborare il dolore per fare memoria costruttiva, trasformando in semi di pace l’esempio di chi ha dato la vita per questo progetto comunitario.
Nel percorso costante e perseverante di richiesta di Verità e Giustizia per i loro morti, uccisi ingiustamente, e senza nutrire odio o progetti di vendetta.
Nella musica che accompagna tutti i giorni della loro quotidianità, vengono trasmesse gioia e allegria, delineando un senso di comunità scanzonato, accogliente e caloroso.
Trasmettendo il vero significato di leggerezza: non quello che ti deve distrarre per poco da una vita che non ti piace per poi “accettare” di ritornare ad essa, ma quello spirito che ti aiuta ad affrontare le avversità, sapendole prendere perché ci sono sempre.
I membri di questa Comunità lottano giorno dopo giorno in modo nonviolento, ponendosi come attori neutrali nel conflitto.
Non solo stanno resistendo ad essere inglobati da un modello economico e di vita che sta continuando a portare l’umanità intera, la nostra umanità, verso un precipizio, ma hanno anche creato una valida alternativa ad esso in un contesto di guerra civile decennale in cui sperare in qualcosa di diverso a molti sembra utopia.
Ora che incontro e conosco questa Comunità, gli esseri viventi che le danno un’anima - uomini, donne, bambini, anziani, ma anche cani, gatti, galline, mule, cavalli, anatre, porcellini, tacchini - dico che, grazie a loro, l’utopia è divenuta realtà, nuda e cruda, imperfetta, con tante sfumature, in perenne evoluzione, ma reale.
Un profondo senso di gratitudine e gioia mi pervade, proprio come quel verde accecante che mi ha colpito appena arrivata in questo Paese.
Grazie per la vostra tenacia e per il vostro coraggio che ha tanto da insegnare a questo mondo di oggi.
G.