Dicembre 2011

APPROFONDIMENTO CONTESTO

Il tema dello sfruttamento delle risorse minerarie in Colombia è sempre di attualità. Se ne parla spesso in toni entusiastici, dipingendolo come il futuro economico della Colombia: settimanali, riviste, quotidiani, finanziati spesso dalle multinazionali, contribuiscono a dare l'impressione che ci si trovi dinnanzi ad una grande opportunità per il paese.

Ma a quali costi? E per chi? Già in passato (vedere report di marzo 2011) abbiamo avuto modo di sviluppare e far conoscere le relazioni tra le concessioni per l'estrazione mineraria e gli assassini e gli sfollamenti forzati che le precedono.
Ormai da mesi alcuni territori, abitati anche da alcune famiglie della Comunità di Pace, sono oggetto di forte interesse da parte di gruppi paramilitari, che li stanno acquistando a basso costo attraverso minacce o sfruttando l'ingenuità della gente. Si tratta di terreni strategici sia per il narcotraffico, ma soprattutto perché ricchi di giacimenti carboniferi, il cui acquisto non avrebbe altra ragione se non la successiva vendita dei diritti di estrazione alle multinazionali, mettendo ancora una volta in luce la collaborazione diretta tra paramilitarismo e una parte corrotta dello Stato.
Per quanto riguarda le aree minerarie non coinvolte nelle trame delinquenziali dello Stato e dei gruppi armati illegali, il boom minerario previsto nei prossimi anni ed i grandi progressi socio economici promessi, finiranno comunque per portare vantaggi solo ad un gruppo ristretto di ricchi e potenti.
In particolare, il punto su cui abbiamo deciso di concentrare la nostra attenzione in questo report riguarda la legislazione in materia di sfruttamento minerario vigente in Colombia, con la conseguente distinzione tra piccola e media estrazione ed estrazione su larga scala.
Da secoli intere comunità di indigeni, afrodiscendenti e piccoli minatori vivono delle materie prime presenti naturalmente nelle aree che da sempre abitano e si stima che siano circa 5 milioni le persone impiegate nella piccola e media miniera. La grande estrazione riguarda invece, per la maggior parte dei casi, le multinazionali. La normativa vigente non fa nessuna distinzione tra queste realtà: i requisiti richiesti per poter estrarre sono esattamente gli stessi, così che la piccola miniera artigianale si trova a competere direttamente con quella multinazionale, con i risultati che possiamo immaginare.
Le riforme del codice minerario, approvate nel 2001 e nel 2010, hanno imposto la legalizzazione dei titoli per l'estrazione della piccola miniera, ma il processo di legalizzazione si è rivelato una farsa: molte delle concessioni reclamate dai piccoli minatori erano già state precedentemente vendute ad imprese multinazionali, mentre altre erano state concesse in aree protette.
L'ente incaricato di attuare il processo di legalizzazione, l'Istituto Colombiano di Geologia e Miniera (Ingeominas), è stato recentemente oggetto di un indagine durata sei mesi, dalla quale emerge l'esistenza di un tariffario per ogni tipo di tramite e di un conto bancario sul quale versare le tangenti. Tra i funzionari ed ex funzionari indagati emerge anche il nome dell'ex direttore di Ingeominas Mario Ballesteros, accusato tra l'altro di aver concesso il diritto di sfruttare le risorse minerarie, nell'ottobre del 2009, ad Andrés Rendle, vicepresidente per gli affari colombiani della multinazionale Cosigo, in un'area dichiarata ufficialmente Parco Nazionale due giorni dopo. A nome di Rendle appaiono inoltre la concessione da parte di Ingeominas di quasi 10.000 ettari di terra nella stessa zona e più di 12.000 ettari di siti auriferi a Puerto Boyacà, Cerrito, Palmira, Cinebra e Buga.
Altri 36 titoli minerari situati all'interno di parchi naturali e un'altra decina di diritti di estrazione rilasciati in altopiani, come quelli di Santurbàn, Pisba, Tota e Chili, dichiarate zone protette poco tempo dopo le concessioni, sono stati rilasciati da Ingeominas.
Per quanto riguarda la legalizzazione delle concessione delle piccole imprese minerarie il termine scade nel febbraio del 2012, ma già dal febbraio del 2011 il processo risulta sospeso per poter procedere con l'esame dei 20.000 casi accumulati e non ancora risolti.
Prendendo spunto da questi dati si comprende quale sia il vero intento di Ingeominas: promuovere lo sviluppo di un'estrazione su larga scala e ostacolare con ogni mezzo la legalizzazione della piccola e media estrazione, dipingendola come pericolosa per l'ambiente e collusa con le bande
illegali. Se è vero che ogni forma di estrazione comporta un danno ambientale più o meno variabile, è anche vero che la grande estrazione non è certo estranea a questo fatto, tantopiù che non esiste in Colombia un'efficace legislazione che regoli l'estrazione mineraria e ponga limiti dal punto di vista della salvaguardia ambientale. Non a caso la Colombia risulta essere il paese con la più forte contaminazione da mercurio, utilizzato per la purificazione dell'oro.
Per quanto riguarda il rapporto tra piccola miniera e gruppi illegali, il Governo si dimentica purtroppo di distinguere tra estrazione artigianale ed estrazione illegale, facendo di tutta l'erba un fascio e dando un'immagine distorta e parziale della realtà. Ciò che è successo è che molti contadini sfollati sono stati costretti a stabilirsi in zone in cui il principale mezzo di sostentamento era la miniera e in cui la presenza dello Stato era, e continua ad essere, pressoché nulla. Il dipartimento di Antioquia è uno di questi e proprio qui si registra il più alto tasso di analfabetismo della Colombia. Le stesse zone, per le stesse ragioni, sono anche le più colpite dalla violenza: i gruppi illegali si contendono queste aree e minacciano costantemente le persone che le abitano, mentre lo Stato non sembra accorgersi di nulla.
Sembra chiaro dunque che, nonostante il governo continui a parlare di progresso, ancora una volta la popolazione colombiana sarà costretta a pagarne il prezzo più caro, senza ottenerne in cambio nulla, se non la distruzione di immense aree e di interi ecosistemi che, assurdo, lo stesso governo proclama di voler proteggere; la fine dichiarata di un intero patrimonio culturale, che è ancora nelle mani di popolazioni indigene sempre più minacciate, e la cancellazione di un'economia di sussistenza che, seppur precaria, garantisce i principali mezzi di sostentamento a milioni di cittadini colombiani.

SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE E LAVORO - VOLONTARI

Con il ritorno di Andrea e la partenza di Alice, le numerose attività di animazione e condivisione nella comunità e gli accompagnamenti nelle veredas ci hanno impegnato sempre più con maggior intensità.
Soprattutto durante il periodo natalizio, abbiamo cercato di creare varie occasioni d'incontro con bambini e anziani della comunità. Infatti moltissime persone si sono recate alla vereda Mulatos per festeggiare il Natale e presenziare all'Assemblea comunitaria, ma appunto alcune donne, bambini ed anziani impossibilitati a camminare così a lungo sono rimasti a San Josecito. Abbiamo quindi organizzato insieme a loro il pranzo di Natale e un pomeriggio al fiume cucinando all'aperto e giocando per ore.
Come sempre i bambini hanno trascorso molti pomeriggi leggendo e dipingendo nella nostra casa e non è mancato l'addobbo dell'albero di Natale!
Invitando alcune famiglie a pranzo o a cena abbiamo avuto modo di stringere nuovi legami o semplicemente di ricambiare l'affetto e la disponibilità che molti di loro ci offrono quando siamo in accompagnamento e non solo.
La presenza nelle vereda è proseguita in questo mese con costanza sia nell'area di Cordoba che di Antioquia. In particolare si è intensificata la presenza nella vereda la Esperanza, che come avevamo scritto il mese scorso, è stata occupata da gruppi paramilitari.
Da come si legge anche nella denuncia fatta dalla stessa Comunità di Pace, dopo alcuni forti scontri tra le Farc ed i paramilitari, il 28 novembre circa 200 paramilitari sono arrivati alla vereda La Esperanza dove hanno riunito la gente nel centro di salute per alcune ore, lasciandola senza la possibilità di comunicare con le famiglie. Avrebbero concluso l'incontro dicendo che l'area era in loro controllo così come la popolazione sotto i loro ordini. Sembra abbiano comprato almeno tre terreni in Playa Larga per farne una loro base (vereda a circa 45 minuti dall'Esperanza) e seguiranno ad appropriarsi delle terre che necessitano con o senza il consenso della gente stessa.
Questa situazione è drammatica e colloca le differenti veredas a rischio di un possibile sfollamento, mettendo in pericolo la vita delle persone.
Per queste ragioni stiamo continuando ad alternarci con altri due gruppi di internazionali nell'accompagnamento a queste famiglie.