Aprile 2015

SITUAZIONE ATTUALE

In questo report mensile presentiamo unite la parte dell'attualità e quella della condivisione vissuta dai volontari nella Comunità di Pace, non prima, però, di ringraziare Nur Beatrice che ci ha regalato disponibilità e partecipazione viva alla vita nella Comunità di pace e che in questo mese è ritornata in Italia. Aspettiamo invece il ritorno di Silvia rientrata per il suo mese di stacco.


La Pasqua
Oltre agli accompagnamenti in alcuni villaggi e all'accompagnamento dei leader della Comunità in città, il mese di aprile si è concentrato sulla preparazione del Triduo Pasquale.
Le celebrazioni pasquali vissute nella Comunità di Pace, non solo hanno un valore ecumenico di unità di tutti i credo, ma rappresentano anche un momento di forte memoria collettiva e di “esercizio” di umanità. Un “esercizio” non solo quindi spirituale, ma etico e fisico con il quale anche in questa Pasqua si è voluto fare memoria delle numerose vittime del conflitto.
Negli ultimi 3 anni la Via Crucis si era svolta lungo la strada che da Apartadò giunge alla Comunità di Pace, strada dove decine di persone hanno perso la vita per mano delle FARC, dei paramilitari e dell'esercito. Quest'anno invece tre forti ragioni hanno spinto un centinaio di persone a raggiungere la vetta de Las Nieves e ripercorrere 14 tappe di ingiustizia e sofferenza. La prima ragione era il desiderio di German Graciano (rappresentante legale della Comunità) di lasciare una croce sul luogo dove il 7 maggio 2003 suo padre (Hector Dario Graciano) fu assassinato dai paramilitari insieme ad un cugino (Alexander Graciano). La seconda ragione era quella di commemorare la morte di Yeri Magaly Munoz Porras avvenuta il 2 agosto 2014, ed infine il desiderio di recuperare i resti di Cristian Borja e di Miguel Arango.
Ora sulla vetta de Las Nieves una croce finalmente ricorda un dolore trasformato in speranza dalla famiglia Graciano che mai ha reclamato vendetta ma solo giustizia. Lungo il sentiero stretto e avvolto dalla nebbia, il gruppo ha raggiunto poi la proprietà della signora Berta. Un luogo meraviglioso da dove, quando il cielo è limpido, si possono vedere le acque del Golfo. In questa fattoria destinata al pascolo e alla coltivazione, il 2 agosto scorso l'esercito ha brutalmente assassinato due giovani: Brayan, un guerrigliero giustiziato dai soldati, e la sedicenne Yery Magali, mamma di un bimbo di un anno. Nessuno sa perché Yery si trovasse in quel luogo. Quello che è certo è che cercò di scappare lungo quella valle; ferita e poi finita dai militari senza pietà, così per non lasciare traccia della loro infamia e disonorare poi il nome della giovane (e quello della sua famiglia) facendola passare per una militante delle FARC.
Nel punto in cui fu trovato il corpo la sorella minore ha lasciato un fiore; le lacrime della mamma hanno lavato l'immagine di quella figlia sporcata da chi del bene e del giusto importa ben poco. “Questo gesto collettivo ha ridato dignità ad un essere umano ucciso come un animale”, cosi' ha commentato Padre Javier.
Ad ogni stazione un canto ed una preghiera a ricordare “sono esistito e sono vivo in coloro che fanno memoria ed in coloro che mi hanno amato”.
Scende quindi il gruppo a cercare, abbarbicandosi sul monte, il corpo di Miguel Arango, un giovane di poco più di trent'anni, ucciso 19 anni fa dalle FARC mentre con il suo macete lavorava nel campo. Sequestrato, torturato e infine sepolto dentro un barile di plastica sotto le radici di un albero che ha custodito i suoi resti sino ad oggi.
“I piedi affaticati dai dieci chilometri di salite e discese, di pietre, di calore, di pioggia sono stati elementi fondamentali di questo esercizio”, questa è stata la sintesi di Padre Javier commentando il massacro de La Union avvenuto nel 2000. I muscoli indolenziti, la fatica della giornata iniziata alle prime luci dell'alba e terminata all'imbrunire non sono state nulla in confronto a quello che questi e molte altre centinaia di innocenti hanno dovuto sopportare.

L'avanzata paramilitare

Un altro momento forte vissuto nel mese di aprile è stato l'organizzazione di una commissione di verifica in alcuni villaggi dove l'avanzamento paramilitare è enorme.
La prima settimana del mese era scattata una richiesta di aiuto dalla popolazione della Hoz, la quale chiedeva l'intervento della Comunità e dei gruppi internazionali per le forte minacce subite dalle AGC.
Nell'area infatti tra Nuova Antioquia ed i villaggi della Esperanza, Rodoxali, Hoz e Mulatos da quasi due anni i gruppi armati illegali delle AGC stanno avanzando con una nuova strategia che ha visto in un primo momento l'utilizzo di omicidi e minacce alla popolazione, ed in seguito la costruzione di strade e infrastrutture per favorire i loro traffici legati al narcotraffico e alla estrazione mineraria.
L'arrivo a Rodoxali, per i volontari che erano stati più di un anno fa in quella zona, è stato sconcertante. Da tempo ormai, in svariati documenti e articoli di denuncia si era saputo del piano di 'politica sociale' adottato dalle AGC, con i progetti di realizzazione della strada che da Rodoxali conduce a Nueva Antioquia e la costruzione di 48 case nel villaggio, per il controllo da parte del gruppo armato illegale della popolazione civile e la sua completa sottomissione.
Si è potuto effettivamente verificare la concretizzazione del suddetto piano, con le nuove case costruite in file perfettamente regolari quasi a simulare un piccolo quartiere di Apartadò; un locale con biliardi, musica e vendita di bibite alcoliche, una bottega di viveri, una nuova scuola, la sistemazione della chiesa e la prova visiva della realizzazione della strada per Nueva Antioquia.
E' molto preoccupante come, in poco meno di un anno, ci sia stato anche un cambio di visione rispetto ai gruppi armati illegali, che sono riusciti a comprare letteralmente la coscienza, la morale, la quotidianità di questa gente, che alla fine accetta di convivere con questi criminali.
Nessun organo addetto ai lavori (procura, regione, comune) ha mai fatto nulla nella municipalità di Nueva Antioquia per indagare sull'investimento di esorbitanti somme di denaro da parte dei paramilitari per lo sviluppo economico-sociale dell'area. Un'assoluta assenza da parte delle istituzioni governative del Paese. Un attuare del gruppo illegale in completa autonomia che dimostra ancora una volta il terribile potere delle AGC in un territorio economicamente strategico per l'estrazione mineraria (carbone).
Il villaggio della Hoz inoltre si trova al limite con il terreno di proprietà della Comunità di Pace di Mulatos e della Resbalosa. L'esistenza della Comunità di Pace in questa zona dà la possibilità, l'unica, di rendere visibile quanto stia avvenendo nell'area. La presenza della Comunità di Pace e di organizzazioni internazionali funziona di fatto da “tappo” per l'avanzata del paramilitarismo.
Proprio per dare visibilità al problema e solidarizzare con le persone che cercano di ribellarsi alla violenza è stata organizzata tale commissione.