Novembre 2016

SITUAZIONE ATTUALE

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha effettuato nel mese di novembre una serie di missioni di verifica sul campo per avere informazioni più precise su quanto sta accadendo nel Paese, sopratutto nelle zone maggiormente colpite dal conflitto armato. A metà mese infatti, è stato violato il cessate il fuoco bilaterale e definitivo tra Governo e FARC dopo 80 giorni di vigenza. Lo scontro a fuoco è costato alla guerriglia due morti ed è sempre più evidente la fragilità del “silenzio dei fucili” in un contesto di totale incertezza dopo la vittoria del NO al plebiscito.
L’altra gravissima situazione, che da mesi si viene presentando nel Paese, è la violenza messa in atto contro chi difende i Diritti della persona, dell’ambiente e partecipa attivamente a quel cambiamento sociale e politico che il Paese sta ricercando.
Sono infatti già 70 gli assassini di leader sociali e difensori dei Diritti Umani avvenuti in Colombia durante il 2016, 279 i casi di minacce e 28 gli attentati contro queste persone (la fonte che ha fornito queste cifre al giornale El Espectador ha chiesto di rimanere riservata). Il documento segnala, inoltre, che 30 di questi omicidi sono avvenuti dopo l’inizio del cessate il fuoco bilaterale e definitivo concordato tra il Governo e le FARC. “Le azioni dei paramilitari nel territorio nazionale si ergono come la principale minaccia al Processo di Pace tra l’insurrezione armata delle FARC-Ep e il Governo Nazionale e i dialoghi con il gruppo insurrezionale dell’ELN che stanno prendendo piede”, segnala il documento.
Si pronuncia, direttamente da Washington, anche la Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH) lanciando l’allarme per l’aumento degli assassini di difensori dei Diritti Umani. “La CIDH si unisce alla preoccupazione manifestata recentemente da diversi Organismi Internazionali e regionali sulla grave situazione di violenza contro i difensori dei Diritti Umani” commenta in un comunicato il Commissario messicano Josè de Jesùs Orozco.
Carlos Guevara, coordinatore dell’Osservatorio Diritti Umani dell’ONG Somos Defensores, organizzazione che monitora le aggressioni contro i leader sociali, considera che la situazione attuale sia il prodotto della sconfitta del passato Accordo Finale nel plebiscito del 2 ottobre che ha avuto come conseguenza la non implementazione delle misure di protezione […]. Non possiamo dire che siano solo i paramilitari ad assassinare o che l'estrema destra abbia messo in atto un Plan Pistola, perché in ogni regione stanno succedendo cose differenti. Abbiamo degli indizi che l’ELN sta entrando in nuove zone del Cauca e che ha commesso degli assassini o che i paramilitari stanno estendendo il loro controllo nelle aree della regione di Antioquia lasciate liberi dalle FARC”.
David Florez, portavoce nazionale del movimento politico e sociale Marcha Patriotica, non ha dubbi nel segnalare la responsabilità di questa nuova ondata di violenza: “Consideriamo che tutto questo sia opera del fenomeno paramilitare e della guerra sporca, nella quale sono inclusi vari attori tra cui la Forza Pubblica, governi locali e attori economici [...]”.
Le varie fonti citate, coincidono nel denunciare che la mancanza di risposte da parte delle Autorità permette che questa ondata di violenza si stia prolungando.
In questo clima di terrore, è arrivata la firma, il giorno 24 novembre, del nuovo Accordo di Pace tra il Governo e la guerriglia delle FARC.
Se da un lato si prova a vivere nella speranza che questo possa essere, forse, l’inizio di un cammino necessario per la trasformazione del Paese e per mettere fine a 50 anni di conflitto, dall’altro lato si respira una profonda preoccupazione dopo le dichiarazioni dell’opposizione colombiana capeggiata dall’ex Presidente Alvaro Uribe, che nuovamente si è dichiarata contraria a quanto pattuito nell’ultimo Accordo, nonostante gli aggiustamenti e le precisazioni fatte sulla quasi totalità dei punti da loro presentati.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

A inizio mese i volontari di Operazione Colomba hanno raggiunto il villaggio di Puerto Nuevo, nella regione di Cordoba, per un viaggio di monitoraggio nella zona, area strategica per il post conflitto.
Per far conoscere la zona e la storia della Comunità di Pace a Caterina, una nuova volontaria alla quale diamo il benvenuto in questa terra di lotta e resistenza, si è raggiunto il villaggio della Union e si è fatto un giro nel paese di San Josè.
La maggior parte del tempo è stata condivisa con i membri della Comunità di Pace della Holandita, tra giochi pomeridiani, gite al fiume e partite serali a domino.