Febbraio 2017

SITUAZIONE ATTUALE

Dopo due mesi e mezzo dall’entrata in vigore dell’Accordo di Pace tra il Governo e le FARC, l’immagine predominante è quella dei 7.000 guerriglieri che entrano nelle zone di “transizionali di normalizzazione” sprovviste delle condizioni per vivere.
Le FARC già parlano di inadempienza da parte dello Stato, nello stesso tempo il Governo ha delle difficoltà a mettere in atto quanto accordato.

La preoccupazione cresce perché, come ha detto l'Alto Commissario per la Pace, Sergio Jaramillo, la maggior parte dei processi di pace falliscono dopo la firma, durante la fase d’implementazione. Benché ci sia consenso internazionale sul fatto che l’accordo firmato nel Teatro Colón sia uno dei
più completi e profondi, l’esperienza dimostra che la prova più ardua sarà l’applicazione pratica.
“La qualità di un accordo non è né più né meno che la qualità della sua implementazione”, ha detto Jean Paul Lederach, dell’Università di Notre Dame. E ha aggiunto che, secondo l’esperienza, i primi 18 mesi sono cruciali. In questi, si pongono le basi per mettere il Paese sul cammino della non ripetizione.
Questi primi 18 mesi tanto critici, lo saranno ancora di più per la Colombia. Innanzitutto, perché l’accordo gode di un consenso politico precario, dopo il trionfo del No al plebiscito.
In secondo luogo, il governo di Juan Manuel Santos ha ricevuto un duro colpo alla governabilità con lo scandalo de Odebrecht (corruzione in relazione al finanziamento della campagna elettorale). Ed infine, perché il 2017 è iniziato in odore di campagna elettorale e chiunque ha già cominciato a sventolare la propria agenda all’insegna del post-conflitto.
Queste difficoltà iniziali sono logiche, visto che l’accordo è complesso ed è necessario aggiustare molti ingranaggi perché la macchina della pace possa funzionare a dovere.
Molti dei punti accordati infatti sono continuamente passibili di cambi e modifiche dovute al fatto che il Congresso non ha ancora approvato molte leggi necessarie per l'implementazione degli accordi.
I problemi di corruzione dello Stato a più livelli sembrano quasi diventare il tema dominante nella prospettiva delle elezioni presidenziali del prossimo anno, per non parlare dell’annosa discussione di come e con quali priorità investire il denaro nel post-conflitto, denaro che comunque pare non essere sufficiente per soddisfare tutte le esigenze.
In altre parole il cammino di costruzione della pace sembra avere a tutt’oggi più ombre che luci e i richiami delle diverse organizzazioni nazionali ed internazionali riguardo i continui assassinii di leader sociali e reclamanti terra e della massiccia presenza dei gruppi neo-paramilitari su tutto il territorio nazionale che hanno causato anche sfollamenti della popolazione, non possono essere sicuramente interpretati come eventi di pace.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Nel mese di febbraio i volontari sono stati impegnati in molti accompagnamenti in vari villaggi dove vivono famiglie della Comunità di Pace e dove da tempo la popolazione civile sta denunciando la presenza di gruppi armati delle AGC che continuano a minacciare di morte chiunque parli della loro presenza, sia alla Comunità di Pace, sia alle organizzazioni impegnate per la difesa dei diritti umani. Nel corso di tali accompagnamenti sono state raccolte diverse testimonianze della presenza di gruppi armati illegali e della loro continua espansione e dominio nei territori lasciati liberi dalle FARC che si stanno ritirando nelle zone transizionali di normalizzazione.

Il 21 febbraio si è svolta a Mulatos la commemorazione del massacro del 2005 dove vennero assassinati dall’esercito e dai paramilitari sette persone appartenenti alla Comunità di Pace.
Dopo la Celebrazione Eucaristica nell’Aldea, sul luogo dove furono uccisi Luis Edoardo Guerra, suo figlio Deiner e la compagna Bellanira, i 120 partecipanti si sono recati nel villaggio della Resbalosa dove lo stesso 21 febbraio furono assassinati Alfonso Bolivar, sua moglie Sandra e i loro bambini Santiago di 18 mesi e Natalia di 7 anni, insieme ad un giovane lavoratore, Alejandro.
Nel luogo dove furono seppelliti i corpi straziati e mutilati le parole di Padre Javier, i ricordi di quei momenti terribili, la presenza silenziosa del papà di Sandra, hanno commosso tutti e rinnovato in ciascuno il senso della lotta quotidiana per la giustizia e per il diritto alla vita.