Aprile 2017

SITUAZIONE ATTUALE

Secondo il Programma Somos Defensores, nel loro documento annuale del 2016 dal titolo “Sistema di informazione sulle aggressioni contro i difensori dei diritti umani in Colombia” la situazione più allarmante nel Paese ha a che vedere con l’aumento fuori misura di assassinii di leader sociali. Le aggressioni si sono ridotte dal 2015 al 2106 del 29%, nonostante ciò lo scorso anno sono stati riportati 80 casi di omicidi e 49 casi di attentati contro questi leader.

Nel 2017 il panorama non è cambiato: secondo la piattaforma ¡Pacifista! il numero di leader sociali uccisi supera 20, giungendo a 31 dall’inizio degli accordi tra Governo e FARC siglati a novembre del 2016. Lo scorso 16 marzo Todd Howland, rappresentante delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha presentato il report annuale ribadendo l’allerta per l’aumento degli attacchi agli attivisti sociali. Howland ha aggiunto che il governo colombiano “deve riconoscere che questi omicidi sono un problema”.
A queste denunce si aggiunge quella presentata lo scorso 21 aprile da Amnesty Internacional sull’ondata di omicidi di leader indigeni in zone storicamente esposte al conflitto armato.
E' evidente che, fino a questo momento, l’implementazione degli accordi è stata inefficace per quanto riguarda la protezione ai leader sociali dopo l’uscita delle FARC dalle loro zone di controllo.
Il governo nazionale non riconosce la presenza e l'azione del neo-paramilitarismo. Il Ministro della Difesa segnala che le autorità non incontrano un “comune denominatore” tra gli omicidi dei leader e degli attivisti per i diritti umani. Allo stesso tempo il Ministro dell’Interno sostiene che “lo Stato ha grandi sfide in materia di controllo territoriale e presenza istituzionale” in molti territori lasciati liberi dalle FARC.
Proprio dove si riscontra questa assenza di copertura istituzionale, insieme ad altre problematiche di ordine sociale quali la povertà e la mancanza di impiego lavorativo, si stanno creando nuove dinamiche di violenza che si manifesta attraverso l'occupazione territoriale da parte dei gruppi neo-paramilitari vincolati al narcotraffico o ai grandi terra tenenti o alle imprese multinazionali e straniere interessate alla estrazione mineraria.
In questo scenario di violenza tutti coloro che si oppongono e denunciano la gravità della situazione sono ancora e sempre, bersaglio dei gruppi armati neo-paramilitari.
Fonte: CELAG.org

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Nel mese di Aprile i volontari sono stati impegnati per circa una quindicina di giorni in un accompagnamento alla Commissione Interecclesiale di Giustizia e Pace nel Meta.
Per tale ragione la presenza dei volontari nella Comunità di Pace è stata limitata. I membri della Comunità si sono concentrati sulla preparazione delle celebrazioni Pasquali sempre molto significative, soprattutto, nel momento della Via Crucis che quest’anno si è svolta, per i membri di San Josecito, tra i villaggi della La Union e di Arenas Altas ricordando in ogni stazione una uccisione o una violazione subita nel corso di questi 20 anni di lotta e di resistenza della Comunità di Pace e non solo. Quest’anno infatti i membri della Comunità non si sono potuti unire tutti insieme in occasione della Pasqua perché nei villaggi de La Resbalosa e di Mulatos, in quegli stessi giorni, c’era una forte presenza di gruppi armati paramilitari delle AGC che hanno costretto i contadini a rimanere vigili nelle proprie case e, successivamente, percorrere le tappe della Via Crucis tra i villaggi de La Resbalosa e di Mulatos, incontrando purtroppo nel cammino proprio un gruppo armato illegale.
Come sempre la Comunità di Pace continua denunciando la dura realtà che vive il Paese, sfidando gli interessi dei potenti e dei poteri che cercano in tutti i modi di zittire le vittime.