Aprile 2018

SITUAZIONE ATTUALE

“Colombia se raja en derechos humanos” (Colombia si incrina sui diritti umani). E’ questo il titolo di un documento presentato a inizio mese a Bogotà e redatto grazie al contributo di 500 organizzazioni sociali, sulla situazione dei Diritti Umani e del Diritto Internazionale Umanitario in Colombia tra il 2013 e il 2017. Il documento verrà consegnato alle Nazioni Unite all’interno dell’esame periodico universale che si terrà a maggio a Ginevra. La lenta implementazione degli Accordi di Pace, la possibile impunità di fronte alle gravi violazioni dei Diritti Umani a causa del differente trattamento di pena riservato agli agenti dello Stato, la persistenza del paramilitarismo, il dramma vigente dello sfollamento forzato a causa dell’espansione e riconfigurazione territoriale di gruppi paramilitari, guerriglia dell’ELN e EPL, gruppi dissidenti delle FARC e altri gruppi con diversa denominazione, il reclutamento e l’utilizzo di bambini e adolescenti nel conflitto armato, le esecuzioni extragiudiziali (nel 2015 si sono documentati 65 casi) e le aggressioni ai Difensori dei Diritti Umani (tra 2013 e 2017 si sono registrati almeno 276 assassinii) sono solo alcuni dei punti trattati nel documento.

Anche la ONG colombiana Programa Somos Defensores ha lanciato l’allarme nel suo ultimo Report trimestrale sulle aggressioni contro i Difensori dei Diritti Umani: tra gennaio e marzo del 2018, 132 difensori e difensore dei Diritti Umani sono state vittime di aggressioni che hanno messo a rischio le loro vite e ostacolato il loro legittimo e legale lavoro in difesa dei Diritti Umani. L’ONG ha evidenziato in particolare l’incremento sproporzionato degli assassinii di leader sociali in Colombia che, se paragonato allo stesso periodo dell’anno precedente, è praticamente raddoppiato.
Ancora una volta il dipartimento di Antioquia, dove è presente Operazione Colomba, risulta essere una delle regioni nella quali è maggiore il rischio per chi lavora in difesa della vita e della terra.
A rendere ancora più complesso il momento storico, sono subentrate poi la cattura per narcotraffico avvenuta il 9 aprile di uno dei leader del partito politico della FARC, Seusis Hernàndez Solarte, alias Jesùs Santrich, ordinata dalla DEA; l’uccisione di tre giornalisti di “El Comercio”, un quotidiano ecuadoriano, avvenuta in zona di frontiera tra Colombia ed Ecuador da parte di un gruppo di dissidenti delle FARC, e il crudele attacco, avvenuto in Antioquia, contro una commissione giudiziale per la restituzione della terra alle vittime del conflitto, che ha ucciso 8 poliziotti.
A tutto ciò si sommano altre preoccupazioni, quali ad esempio la disuguaglianza nella tenenza di terra nel Paese dove (secondo l’ultimo censimento, il 40,1% dell’area censita è occupata dallo 0,4% di unità produttive con più di 500 ettari), le morti per fame (solo nel dipartimento della Guajira tra gennaio e novembre 2016 sono morti 66 bambini indigeni wayùu) e i conflitti ambientali.
In particolare in questo mese, nella regione di Antioquia, sono state forti e persistenti le proteste del Movimento Rios Vivos Antioquia per denunciare la drammatica situazione che stanno vivendo alcune comunità per i gravi e irrimediabili danni ambientali e per le violazioni dei Diritti Umani a causa della costruzione della diga idroelettrica Hidroituango, la più grande diga in Colombia.
Il progetto ha provocato al momento lo sfollamento di 500 famiglie, centinaia di ettari di bosco tropicale secco tagliati e attacchi degli squadroni antisommossa durante le manifestazioni pacifiche indette dal movimento e la paura per il riempimento della diga programmato il 1 luglio.
Anche il Parlamento Europeo, a nome di alcuni eurodeputati, si è fatto sentire inviando una lettera al Governo colombiano perché vengano garantiti i diritti alle vittime del conflitto di poter recuperare i corpi dei familiari scomparsi prima del riempimento, garantire un risarcimento integrale, di astenersi dal realizzare lo sfollamento forzato, garantire che l’ESMAD (Squadra Mobile Antisommossa della Polizia colombiana), gli attori statali e non, i gruppi paramilitari, non violino i Diritti Umani di coloro che stanno esercitando il legittimo diritto alla protesta pacifica.
E proprio ad aprile la Fondazione Goldman ha premiato con il “Nobel per l’ambiente” la leader colombiana Francia Màrquez per la sua lotta contro l'estrazione mineraria illegale di oro nella regione del Cauca, mentre nel padiglione 20 della Fiera del libro di Bogotà, il Centro Memoria Historica ha promosso l’opera di teatro “Apartados” che, con sensibilità e umore, racconta il momento storico che sta vivendo la Comunità di Pace di San Josè de Apartadò.
Un premio e un’opera teatrale importanti per non calare l’attenzione su questo Paese, sulla sua dura realtà ma soprattutto per continuare a sostenere e dare voce a coloro che rischiano ogni giorno di essere messi a tacere per sempre.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

A causa delle continue minacce nei confronti di alcuni leader della Comunità di Pace, i volontari di Operazione Colomba hanno trascorso la maggior parte del mese accompagnando i vari membri a San Josecito nelle loro attività quotidiane di lavoro nei campi. Per affrontare questo momento di particolare tensione la Comunità sta rispondendo con una forte azione di resistenza comunitaria che si traduce sopratutto nel seminare. E’ così che in questo mese si è per esempio ottenuto il miele prodotto dalla lavorazione della canna da zucchero che ha visto l’intera comunità lavorare tutta una giornata, chi tagliando la canna, chi trasportandola alla macchina per la spremitura, chi cucinandone per lunghe ore il succo fino ad ottenere il miele.
Nei villaggi della zona la situazione continua ad essere allarmante con la presenza di gruppi neo paramilitari così come denunciato dalla stessa Comunità di Pace. Purtroppo in questo mese si sono vissuti momenti molti dolorosi. A metà mese, a causa dell'assurdo sistema di salute, Paola, una ragazza della Comunità di Pace di soli 16 anni, ha perso la vita per dei comuni calcoli. Alcuni membri hanno descritto questa morte come una delle più violente vissute dalla Comunità per il tema del mancato accesso alla salute pubblica, un sacrosanto diritto dell’essere umano non rispettato in un Paese che sta vendendo al mondo la falsa realtà della pace. A fine mese invece ha lasciato la sua vita terrena per morte naturale Viviano, uno dei fondatori della Comunità di Pace, uomo umile, autodidatta, ma con una profonda conoscenza della storia del suo Paese e non solo. Nonostante una vita vissuta nella violenza della guerra, raccontava con orgoglio e speranza che in tutti questi anni non aveva mai pensato nemmeno per un istante di imbracciare le armi. Una guida per i giovani e un gran amico per i volontari di Operazione Colomba che lo hanno voluto ricordare durante la veglia con alcuni aneddoti dei momenti condivisi assieme. Come suo desiderio espresso alcuni mesi fa, Viviano, che da circa 2 anni a causa di una malattia era stato costretto a vivere in città per poter raggiungere rapidamente l’ospedale in caso di emergenza, è tornato a San Josecito dove la sua Comunità lo ha accompagnato in questo ultimo viaggio terreno. Grazie Viviano per averci insegnato il valore di questa lotta.
A metà mese è rientrato in Italia Daniele che ringraziamo per la sua presenza, dolce e solare, mentre a fine mese è rientrata in Colombia Monica.