Agosto 2018

SITUAZIONE ATTUALE

Dopo l’insediamento ufficiale, lo scorso 7 agosto, del nuovo Presidente della Colombia Ivan Duque, un primo passo significativo sarebbe dovuto essere un pronunciamento riguardo la futura agenda politica del nuovo governo sul tema della protezione dei leader sociali.
Attraverso un’udienza pubblica, svoltasi il 23 agosto proprio ad Apartadò, Duque insieme al Procuratore generale Fernando Carillo e al Difensore nazionale del Pueblo, Negret, ha firmato, all’interno della“ Segunda Mesa por la Vida”, un patto costituito da 11 punti nel quale il governo si impegna a creare “una politica pubblica di prevenzione e protezione integrale, con obiettivi differenti, di equità, etnia e territorio” per garantire la vita e la sicurezza dei difensori dei Diritti Umani, investigando prontamente ed effettivamente sulle minacce e sugli attentati conto di loro.

Nonostante questo, come si legge nell’articolo di Contagio Radio, dall’evento ad Apartadò sono stati emarginati i leader e gli integranti delle comunità afrodiscendenti, indigeni e gli sfollati che stanno soffrendo le conseguenze del lento avanzamento dell’implementazione degli Accordi di Pace, la presenza di differenti gruppi armati nella zona e l’avanzamento delle denominate Autodefensas Gaetanistas de Colombia (AGC).
In una lettera al Procuratore Generale, le comunità hanno ricordato che anche se “la loro voce non è la voce dei rappresentanti legali”, essi sono gruppi di opinione propria che formano parte di Consigli Comunitari, Zone Umanitarie e di Biodiversità, Eco Aldee di Pace e riserve Indigene riconosciute dalla Corte Interamericana per i Diritti Umani ed hanno quindi chiesto al Procuratore una nuova riunione.
In questa attesa di risposte concrete ed efficaci, nell’ultima settimana di agosto la Colombia piange altre tre giovani vittime, leader assassinati per aver reclamato il proprio diritto alla vita ed al territorio.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

I volontari sono stati impegnati nel mese di agosto in viaggi di monitoraggio soprattutto nel villaggio di Mulatos dove le minacce da parte dei gruppi delle AGC si sono fatte ancora più gravi e la vita di alcuni membri della Comunità di Pace, che vivono nell’Aldea Luis Edoardo Guerra, è sempre più in pericolo.
La quasi totale assenza di azioni contundenti della Forza Pubblica in queste aree della foresta colombiana, rende impossibile utilizzare il termine pace in questi angoli di terra dove i contadini invece, che poter concentrare le loro energie nella coltivazione di alimenti, rimangono invischiati nella rete del narcotraffico organizzato dai gruppi neo-paramilitari e non solo.
Secondo i dati dell’ “Alerta Temprana 064 -18” della Defensoria del Pueblo, indirizzata al Ministro degli Interni Guillermo Rivera, sarebbero 3.499 gli abitanti a rischio di sfollamento nell’Urabà Antioqueño per la presenza e la disputa del territorio da parte delle Agc.
Un altro aspetto preoccupante sull’attuale situazione riguarda alcuni gruppi di disertori e di dissidenti delle FARC che opererebbero nel Paese. Al tal propostito la Fundación Paz y Reconciliación ha realizzato una profonda analisi durante i primi sette mesi dell’anno.
Nel frattempo i membri della Comunità di Pace giorno dopo giorno continuano a costruire davvero la pace con il loro amore e con la passione per la terra ed i suoi frutti.
I volontari hanno potuto accompagnare alcuni leader ed alunni di San Josecito, all’Aldea “Rigoberto Guzman”, dove hanno dato vita ad un orto collettivo destinato agli ortaggi ed a piante medicinali. L’entusiasmo di questi bambini e giovani che hanno camminato due ore per raggiungere il villaggio e trascorrere due giorni tra lavoro, gioco e la frittura del mais tenero appena raccolto, è il vero cuore della Colombia che vuole la pace.
Tra torte ed abbracci abbiamo salutato e ringraziato Paolo che dopo tre mesi di condivisione nella Comunità di Pace è rientrato in Italia.