Aprile 2019

SITUAZIONE ATTUALE

Il 23 aprile è stato pubblicato l’ultimo rapporto di Programa Somos Defensores (ONG che dal 2009 documenta tutti i tipi di aggressioni contro i leader sociali) dall’evocativo titolo “Arancia Meccanica”. Di certo Stanley Kubrick non poteva immaginare che un giorno, forse il più noto dei suoi film, avrebbe dato il titolo anche al rapporto che ha decretato “il 2018 come l’anno più violento contro i leader sociali in Colombia”. 805 le aggressioni registrate contro i DDH (Difensori dei Diritti Umani) e i leader sociali, di cui 155 assassini (un incremento del 46% rispetto all’anno precedente). Secondo il rapporto il 55% delle aggressioni sono da attribuirsi a gruppi paramilitari, il 33% a responsabili non identificati, il 5% alla dissidenza delle FARC, il 4% alla Forza Pubblica e meno del 2% all’ELN. I dipartimenti più colpiti dalle aggressioni sono il Cauca e Antioquia (dove si trovano la maggior parte dei villaggi della CdP). Al di là dei dati, a preoccupare è soprattutto “la mancanza di volontà politica da parte del Governo Nazionale nell’affrontare il fenomeno. Il fatto che abbia frenato, o rimpiazzato, l’implementazione dei meccanismi previsti dall’Accordo di Pace per la protezione dei DDH (1)".

Per Somos Defensores l’aumento delle aggressioni è da attribuirsi principalmente “alla mancanza dell’implementazione degli Accordi di Pace, all’interruzione del dialogo con l’ELN e all’assenza di misure integrali che interrompano il circolo della violenza [...] che ha portato a una escalation del conflitto armato in cui sono apparsi molti più gruppi armati, con differenti interessi, ma con una necessità in comune, quella di affermare il loro potere sul territorio e sulla popolazione” (2).
Col nuovo anno il trend non è certo migliorato: nel primo trimestre del 2019 Somos Defensores ha già documentato 245 aggressioni (ossia un incremento del 66% rispetto allo stesso periodo nel 2018) (3). Non c’è da stupirsi dunque, se da più parti e a tutti i livelli, continuano a susseguirsi gli appelli e i richiami al Governo colombiano perché ottemperi con gli impegni presi.
Il 5 aprile, 40 leaders sociali colombiani hanno presentato una denuncia penale alla Corte Penale Internazionale dell’Aja sulla sistematicità delle aggressioni di cui continuano ad essere vittime in Colombia. Hanno chiesto al tribunale che tali azioni commessi contro i DDH siano investigati e giudicati come “crimini di lesa umanità” (4).
Il 4 e il 5 aprile più di 75 rappresentanti della società civile colombiana, europea e internazionale si sono riuniti a Bruxelles per valutare la grave situazione dei diritti umani che attraversa il Paese. In un comunicato stampa dal titolo “La Pace in Colombia è in pericolo”, hanno sottolineato come il Governo non stia mantenendo quanto pattuito e hanno segnalato che “dal suo arrivo il Presidente Ivan Duque non ha dimostrato la sufficiente volontà per implementare l’accordo finale di Pace [...]” (5).
L’11 aprile un gruppo di parlamentari dell’Unione Europea ha scritto al Presidente Ivan Duque e all’Alta Rappresentante dell’UE Federica Mogherini per esprimere la propria “preoccupazione per il peggioramento della politica di pace in Colombia e le conseguenze che questo ha sulla situazione umanitaria del Paese, soprattutto nelle zone rurali e rispetto alle garanzie per le persone che si occupano di DDH” (6).
La notte del 16 aprile persino il Segretario Generale del Consiglio di Sicurezza dell’ONU in un comunicato ha avvertito che “il Processo di Pace si trova in un momento critico”. Il comunicato ha fatto seguito al rapporto presentato il 12 aprile dal capo della Missione di Verifica dell’ONU, Carlos Ruiz Massieu, sull’implementazione dell’Accordo di Pace (7). I 15 Paesi che formano il Consiglio di Sicurezza dell’ONU hanno ribadito il loro completo e unanime appoggio al Processo di Pace. Infine, il 28-29 aprile, più di 3000 organizzazioni e leader sociali provenienti da tutta la Colombia si sono dati appuntamento a Bogotà per dare vita al “Refugio Humanitario por la vida” per chiedere protezione e garanzie per i Difensori dei Diritti Umani (8). L’auspicio è che tutti questi appelli, che si uniscono alle speranze e al bisogno di sicurezza di tanti colombiani, non cadono nel vuoto e qualcosa si modifichi nell’agire politico del Governo.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Durante il cineforum organizzato dai volontari di Operazione Colomba, in una scena del film “Hijo de Dios”, proiettato al chiosco della Comunità di Pace (prima di partire per la consueta Via Crucis) per volere di Padre Javier Giraldo, prima della crocifissione di Gesù, Ponzio Pilato, rivolgendosi a sua moglie esclama: “è solo un pover’uomo, una volta ucciso nessuno si ricorderà più di lui!”. Tutto il resto è storia. Questa scena del film è stata quella che ha colpito più di tutte, sia i membri di comunità che i volontari, per il valore che attribuisce alla “memoria”. Un valore che questi umili contadini conoscono bene, e che hanno imparato a conoscere anche i volontari di Operazione Colomba. Una memoria che si è rivissuta a pieno durante le stazioni della Via Crucis, svoltasi anche quest’anno giovedì e venerdì Santo. Lungo le stazioni sono state ricordate diverse persone uccise durante questo conflitto che non cessa di mietere vittime.
Oltre ad aver camminato questi due giorni, sotto piogge torrenziali alternate a un sole cocente, i volontari hanno camminato in varie occasioni anche per accompagnare i membri della Comunità di Pace a svolgere lavori sia agricoli che di costruzione di nuove case in “veredas” (villaggi) distanti da San Josecito.
Questo mese non sono mancati però i momenti di svago durante il 15esimo compleanno di un’adolescente della comunità che ha visto la gente e i volontari divertirsi, mangiando insieme e ballando nel chiosco.
In questa stagione che vede la raccolta di manghi e avocadi, i volontari sono sommersi dai doni della natura che la gente condivide in segno di riconoscimento e di gioia, portata anche dal ritorno di Daniele a inizio del mese e salutando con un abbraccio Silvia rientrata in Italia per il suo periodo di stacco, in attesa del suo ritorno.