Agosto 2020

SITUAZIONE ATTUALE

A distanza di più di un mese dalla scomparsa di Mario Paciolla, impegnato con la Missione di Verifica delle Nazioni Unite a San Vicente del Caguán, si fanno sempre più inquietanti le notizie ed i particolari sulla sua morte, tanto che la Procura di Roma ha chiesto una seconda autopsia affidata allo stesso medico legale che ha seguito i casi di Cucchi e Regeni. Sembrano molte le domande e le responsabilità a carico di alcuni funzionari delle Nazioni Unite come rivelato da una inchiesta di Repubblica, mentre continua da parte della società civile la richiesta che sia fatta giustizia e verità sulla morte del giovane napoletano.
Nel mese di agosto è proseguita in Colombia la scia impressionante di violenza che ha lasciato sconvolta la società colombiana e la comunità internazionale. Tre massacri che hanno visto come vittime 8 giovani studenti tra cui alcuni universitari di età compresa dai 17 ai 26 anni a Samaniego, nel sud-est del Paese, per mano di gruppi neo-paramilitari; 5 minori tra i 13 e i 17 anni uccisi a Llano Verde a Cali per aver preso senza permesso della canna da zucchero; a questi si aggiungono 6 persone uccise nel El Tambo nella regione del Cauca ad opera della nuova Marquetalia, il gruppo armato ricostituitosi tra i dissidenti delle FARC.

Un Paese violento dove la vita non vale più nulla o forse è sempre stato così nella contesa del territorio e dei traffici illeciti di droga (e non solo) da parte dei gruppi armati illegali che stanno sfruttando la situazione della pandemia per rafforzare ancora di più il loro controllo sulla popolazione civile.
Situazione confermata anche dai membri della Comunità di Pace di San Josè di Apartadò che anche in questo mese riportano la forte presenza di gruppi neo-paramilitari nei loro territori i quali agiscono minacciando e imponendo regole sempre più rigide alla popolazione civile, mentre proseguono in modo definito immorale dalla stessa gente, i progetti di alcune imprese di estrazione mineraria di carbone nella Serrania di Abibe in Antioquia.
La guerriglia dell’ELN, la dissidenza delle FARC si fronteggiano, i numerosi gruppi illegali continuano con le loro azioni violente che sono aumentate vertiginosamente dall’inizio dell’anno. Secondo i rapporti delle Nazioni Unite, nel 2020 sono stati registrati 33 massacri, dati questi che riflettono l’assenza di volontà del governo colombiano di smantellare le strutture neo-paramilitari, come afferma Alberto Yepes, coordinatore dell’Osservatorio per i Diritti Umani di Coeuropa.
Il 1 agosto, la nuova rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani a Bogotà, Juliette de Rivero, ha iniziato ufficialmente il suo mandato precedentemente assunto da Alberto Brunori.
Altre due notizie di rilievo internazionale hanno scosso la Colombia: la detenzione domiciliare dell’ex Presidente della Repubblica Alvaro Uribe in carica dal 2002 al 2010, ordinata dalla Corte Costituzionale, con l’accusa di manipolazione di alcuni testimoni nell’ambito di un processo legato al para militarismo. Fondamentale per questo arresto il lavoro del senatore del Polo Democratico, Ivan Cepeda, successivamente minacciato insieme ai suoi familiari e collaboratori tanto che lo stesso premio Nobel argentino per la Pace, Adolfo Perez Esquivel, ha scritto una lettera al governo colombiano in appoggio al senatore e chiedendone la protezione. La detenzione di Uribe, come riportato da Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, ad Agensir “...è una notizia che rompe il muro di impunità che ancora protegge molti potenti e padroni della guerra...”.
Ad interessare direttamente l’Italia è invece la notizia riguardante l’estradizione di Salvatore Mancuso dagli Stati Uniti al nostro Paese. Mancuso, di origini italiane, è responsabile di migliaia di massacri e assassinati in Colombia eseguiti quando era capo del gruppo paramilitare delle AUC (Autodefensas Unidas de Colombia); gestiva inoltre un giro internazionale di narcotraffico legato alla ‘ndrangheta e per questo ne è stata chiesta l’estradizione dagli Stati Uniti dopo essere stato condannato a 8 anni di reclusione per narcotraffico. La notizia però ha fatto scalpore in Colombia dove migliaia di vittime stavano aspettando il suo rientro perché potesse essere indagato e processato per tali crimini oltre che per le sue relazioni para-politiche con l’ex presidente Uribe. La questione ha assunto quindi un peso politico enorme tanto che, secondo le ultime notizie, il governo Trump avrebbe ritirato l’estradizione in Italia per poter riportare così Mancuso in Colombia, cosa però ancora non del tutto sicura e che fa temere un nuovo caso di impunità.