Maggio 2021

SITUAZIONE ATTUALE

La protesta, iniziata il 28 aprile scorso con una enorme mobilitazione della società civile, ha portato soprattutto giovani, migliaia, nelle strade di tante città tra le quali Bogotà, Medellin, Popayan e Cali.
Nel mese di maggio le manifestazioni sono sfociate in una serie di violenze e scontri che hanno assunto l’aspetto di una vera e propria tragedia. La popolazione aveva iniziato ad esprimere pacificamente il proprio dissenso rispetto alla proposta di riforma tributaria che, se attuata, avrebbe creato un ulteriore divario economico tra i ceti più poveri e quelli più abbienti. Le prime ripercussioni della riforma si sarebbero, infatti, abbattute sul rincaro dei beni di prima necessità in un contesto già duramente provato dalla pandemia.
Durante le tante manifestazioni pacifiche, spesso piene di arte, colori e musica, la nonviolenza aveva segnato il ritmo di chi stava esercitando il proprio legittimo diritto alla protesta sancito dalla Costituzione del Paese. Purtroppo però, sin da subito, la risposta della polizia è stata spropositata.

L’eccessivo uso della forza, impiegata soprattutto dalle squadre speciali antisommossa, ha provocato decine di morti, centinaia di feriti e numerosi casi di persone scomparse. Si sono, inoltre, registrate violenze sessuali, casi di tortura e arresti arbitrari, secondo quanto subito denunciato da Amnesty International che ha richiesto indagini immediate su tutti i casi di violenze avvenuti nelle prime settimane di maggio. Amnesty ha anche fatto istanza presso il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, affinché non vengano fornite o vendute armi statunitensi alla Colombia che le sta utilizzando contro i manifestanti. Attraverso i massimi organismi di difesa dei Diritti Umani, come l’ONU, la Corte Interamericana per i Diritti Umani e l’Unione Europea, si sono susseguiti vari appelli alla pratica della nonviolenza e del dialogo insieme alla totale condanna della brutale repressione perpetrata dalle forze dell’ordine nei confronti dei civili in protesta. Nonostante il Governo colombiano abbia ritirato momentaneamente la riforma tributaria, le proteste sono continuate e i tentativi di dialogo tra i rappresentanti dei manifestanti e quelli dell’esecutivo non hanno portato a nessun risultato sino ad oggi. A pesare ulteriormente su questo processo di trattative in salita è stata la decisione del Presidente Duque di militarizzare la città di Cali, luogo in cui la protesta è ancora molto viva e le violazioni dei Diritti Umani sono state estremamente gravi.
Secondo quanto riportato dall’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, si sono contati 14 morti e 98 feriti.
Con la mediazione delle Nazioni Unite e della Conferenza Episcopale Colombiana è iniziato un timido dialogo tra il Governo colombiano e il Comitato dello Sciopero. A venti giorni dalla prima riunione tra le due parti, non si vede al momento una soluzione o un consenso. La ONG ‘Temblores’ e l’Istituto di Studi per lo Sviluppo e la Pace ‘Indepaz’ hanno registrato 60 morti durante le proteste dell’ultimo mese, 39 dei quali solo a Cali.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Nel mese di maggio le attività di accompagnamento dei volontari di Operazione Colomba si sono concentrate soprattutto sul monitoraggio della situazione, in particolare, nei villaggi in cui vivono alcune famiglie della Comunità di Pace.
Anche se le forti repressioni delle proteste popolari di questo ultimo mese non hanno raggiunto le aree rurali e nemmeno le città più vicine a dove è situata la Comunità di Pace, le tensioni, causate dagli scontri e dalle tante vittime, rendono tutti molto preoccupati.
Inoltre, i disagi provocati dalle difficoltà economiche legate alla pandemia da Covid-19 che hanno portato all’aumento dei prezzi del paniere familiare, si sono sommati ai problemi di accesso al sistema sanitario andando a pesare ancora di più sulla ricostruzione di un fragile tessuto sociale. A destabilizzare maggiormente la situazione e ad ostacolare l’implementazione di una pace vera, si aggiunge la presenza costante di gruppi armati illegali che minacciano la popolazione locale, come specificato nelle Costancias della Comunità di Pace pubblicate il 6 e il 17 maggio.
Fortunatamente la capacità organizzativa della Comunità permette loro di autosostentarsi e, in questi mesi, sono aumentati gli sforzi per preparare i terreni alla semina. Questa attività è stata resa possibile dal lavoro collettivo, una forza che fa davvero la differenza tra chi è costretto a sopravvivere e chi gode, invece, dei frutti di una piccola grande riforma agraria.
Per questo, nonostante le numerose problematiche, intorno al cibo si costruiscono anche momenti gioiosi, come la celebrazione della “festa della mamma” a fine maggio, giornata in cui alcuni giovani uomini della Comunità hanno cucinato per tutte le mamme e donne di San Josecito.
I bambini e le bambine si sono impegnati in balli, canti e piroette tra risate e voglia di “normalità” che solo la pace sa dare e che, all’interno della Comunità, si riesce a respirare in questi piccoli spazi, anche quando fuori è l’inferno. I volontari con il loro sostegno alle attività dei più giovani, non hanno mancato di “stare al gioco” con partite a pallone, domino e giochi da tavolo.