Dicembre 2021

Situazione attuale

Anche questo mese le cifre riguardanti le violenze in Colombia non lasciano dubbi rispetto alle grandi difficoltà emerse durante questi 5 anni dall’Accordo di Pace. Secondo i dati più recenti, riportati nell’ultimo documento delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA), tra gennaio e ottobre del 2021 lo sfollamento forzato è aumentato del 198% rispetto allo scorso anno. Solo il 18% delle persone sfollate sono riuscite a rientrare nelle proprie case e molti di quelli che ci provano lo fanno però senza nessuna garanzia di sicurezza. La regione più colpita da questo fenomeno è stata il Chocò, ma l’aumento della violenza, dovuto anche agli scontri tra diversi gruppi armati legali e illegali, si riflette di fatto in tutto il Paese.

Oltre alla enorme fragilità vissuta dalla popolazione costretta forzatamente a lasciare le proprie case, si aggiungono le minacce di morte dei gruppi neo paramilitari ai leader e ai movimenti sociali che, in varie parti del Paese, denunciano le violazioni dei Diritti Umani. In questo modo si continua a destare forte preoccupazione nella Comunità Internazionale, che è testimone di centinaia di omicidi di persone dedite alla costruzione del Diritto e della pace nel territorio colombiano.

A rendere ancora più pesante il saldo finale di questo anno rispetto alle violazioni dei Diritti Umani, si aggiunge la dichiarazione di responsabilità della Polizia Nazionale nella morte di 11 giovani. Questi ragazzi stavano partecipando alle proteste scoppiate a Bogotà e Soacha, tra il 9 e l’11 settembre 2020, a seguito della morte dell’avvocato Ordoñez, ucciso dalla polizia in un atto di abuso della forza. L’indagine indipendente, voluta dal sindaco di Bogotà Claudia Lopez, ha chiarito le oggettive responsabilità degli agenti della forza pubblica nella morte degli 11 cittadini colombiani. L’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani in Colombia ha, infine, raccomandato al governo colombiano di “cambiare la sua maniera di fronteggiare le proteste della popolazione per evitare ulteriori morti e lesioni di chi esercita la propria libertà di espressione, partecipazione e assemblea”. Il report dell’ONU dal titolo “Documento Lecciones Aprendidas, Paro Nacional Colombia, 2021, Juliette de Rivero, Representante de la Alta Comisionada” segnala che “le informazioni raccolte e analizzate dall’ufficio hanno incontrato motivi ragionevoli per asserire che almeno 28 delle morti furono per opera di agenti della polizia […]”.

Anche per la Comunità di Pace dicembre è stato un mese denso di tensione, a causa delle forti minacce dei gruppi neo paramilitari della zona e per i numerosi omicidi avvenuti nelle ultime settimane nei villaggi circostanti.

Per i membri della Comunità è stata particolarmente dolorosa la perdita di un leader sociale molto conosciuto nella zona, Huber Velasquez, ucciso la sera del 17 dicembre davanti alla sua famiglia. L’uomo aveva protestato per alcune irregolarità nell’opera di rifacimento della strada che porta dalla città di Apartadò a San José. Come si legge nel comunicato reso pubblico dalla Comunità di Pace, sembra che, proprio a causa di queste denunce, Huber Velasquez sia stato messo definitivamente a tacere da un gruppo armato illegale. Anche Mary Lawlor, Relatrice Speciale ONU sulla situazione dei Difensori dei Diritti Umani, ha ripreso questo grave fatto. Al fine di portare solidarietà alla famiglia di Huber, la Comunità di Pace ha organizzato una marcia il 23 dicembre. Più di cento persone si sono incamminate sino alla casa della vittima con cartelloni le cui parole invitavano a una presa di responsabilità collettiva nella costruzione della pace e al rifiuto della violenza, ma soprattutto alla decisa scelta di non lasciarsi intimidire e zittire dai gruppi armati illegali. Quello della Comunità di Pace è stato un atto di coraggio perfettamente espresso attraverso la lettura di una Dichiarazione ad hoc nell’androne della casa di Huber.

Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari

Nonostante le forti tensioni nel territorio, la vita dei volontari di Operazione Colomba, che accompagnano i membri della Comunità di Pace, si arricchisce di vari momenti di condivisione e allegria. Oltre ai consueti accompagnamenti dei contadini della Comunità in alcuni villaggi, per le attività di monitoraggio e di protezione durante lo svolgimento dei lavori agricoli, il clima natalizio si è fatto sentire soprattutto nei momenti culinari con l’immancabile dolce di Natale: la Natilla.

Dal mais alla cannella, dal formaggio alla panela (zucchero di canna), dolce che, dopo quasi 5 ore di lavorazione, è stato ripartito per la gioia di tutti. Carne, riso e buñuelos hanno fatto il resto tra un po' di musica e qualche ballo.

Anche il Presepe, allestito con alcune giovani della Comunità, ha voluto richiamare il sapore della terra, proponendo come elementi che lo costituiscono i fagioli, il mais, il cacao e il riso coltivati in questo territorio. Ancora una volta, la semplicità della vita della Comunità si coniuga con la complessità di un territorio violento in cui la resistenza dei suoi membri rappresenta la più concreta speranza di Pace.