Il livello umano

Libano/Siria

Grazie all'apertura di un canale umanitario per i profughi siriani, sono in arrivo i 50 uomini, donne e bambini (indecisa maggioranza) con cui i volontari di Operazione Colomba vivono da due anni nelle tende di un campo profughi nel nord del Libano.
Sono tutti scappati dalla città di Homs, molti dal quartiere di Ban El Hamra, uno dei luoghi in cui è stata pensata e sognata la lotta del popolo siriano per la Libertà dopo anni di povertà in aumento e crescente repressione da parte di un regime dittatoriale incapace di rispondere altrimenti alla crisi in divenire. Uno dei primi quartieri ad essere bombardati nel 2011, ora non ne è rimasto più nulla, i suoi abitanti fuggiti o rimasti sotto le macerie, tutti considerati oppositori al regime. Non si sa più nulla di tanti amici e famigliari di questi numeri chiamati "profughi".
Profughi, si, di una guerra schifosa di cui l'occidente è complice e che si potrebbe fermare se solo lo volessimo. Fuggiti in Paesi che non possono e altri che non vogliono accoglierli. Profughi che qui, in Italia, hanno diritto all'asilo politico grazie ad una Costituzione consapevole di quella Guerra scritta nero su bianco perché da ripudiare.
Profughi che tanti altri amici e famigliari sembrano dover perdere per terra e per mare per raggiungere questi diritti.
"L'ultima follia italiana, ora andiamo a prenderli con gli aerei" titolava un quotidiano riferendosi alle prime 93 persone in arrivo tramite questo canale umanitario. La Siria ha creato ad oggi 5 milioni di profughi e oltre 7 milioni di sfollati interni, tralascio i numeri dei morti in guerra e sulle vie di fuga.
Profughi?
Abu Akram, Sabaa, Akram, Issra, Ammudi, Sabaha, Karima, Rasha, Ahmad, Maisee, Rayan, Odei, Khalil, Fatmi, Backer, Omar, Abdel Karim, Rousun, Shaed, Shaimee, Imaan, Khaled che nascerà in Italia. Sono i Siriani accolti a Reggio Emilia.
E come spiegarli i loro nomi?
Come spiegare le risate della sera bevendo il mate, le lacrime di chi è obbligato a ricordare il passato, i baci e gli abbracci come se si fosse famiglia da sempre, i saluti a chi non partirà, la paura per un futuro ignoto che però È futuro e questo basta alla speranza che definisce l'Uomo?
Si spiega a livello Umano, che non è quello dell'abusato termine "umanitario". È quello degli occhi che si specchiano in quelli dei piccoli nei quali rinasce la storia, e in quelli dei vecchi pieni di lotte ma senza nemici. È quello delle mani, che si stringono, che condividono. È quello dei piedi stanchi, che camminano con la storia che si fa sotto di essi e che vale per tutti e ciascuno. Incancellabili impronte su una strada che una è, e una deve farsi perché accettata tale. Il livello Umano è quello dell'aria che entra a pieni polmoni, come se respirare fosse un privilegio dato dalle presenze che ci scegliamo accanto.
È solo a livello umano che posso spiegare i tanti nomi che custodisco, non con progetti scritti, non con articoli di giornale, forse neanche a parole. Umano è il livello che voglio possibile, ovunque e sempre.

Sara