Nuove vie - Febbraio 2020

Ogni volta che condivido pezzi della mia vita quaggiù mi sento fortunata.
Ho visto la morte ma ho anche visto la vita!
Il Libano è un luogo sempre meno ospitale per i rifugiati, le condizioni nei campi sono peggiorate, gli aiuti ai profughi tagliati.
Una grave crisi economica ha messo in ginocchio il Paese, spesso non ci sono soldi nella banche, e i poveri sono sempre di più anche tra i Libanesi.
Il prezzo di qualsiasi cosa è raddoppiato, lo zucchero costa troppo e spesso beviamo dei tè poco zuccherati.
Questo esempio può sembrare banale, ma chi conosce questa cultura sa quanto è importante offrire del cibo, poter almeno offrire una bevanda calda zuccherata.
La sanità rimane privata, i costi aumentano e i salari dei pochi fortunati che potevano ancora lavorare sono ora dimezzati.

Ci ritroviamo così in un Paese allo stremo delle forze, circondati di poveri.
Nel frattempo in Siria la guerra continua e i profughi siriani non vogliono tornare in un Paese che impone loro di combattere o di morire.
Mi ripeto che dovrei ringraziarli più spesso per scegliere di stare in un campo profughi e di NON armarsi, vorrei che qualcuno premiasse queste anime così umane.
Invece vengono rinchiusi qui, o vengono bloccati ai confini, messi in fila come animali, vengono loro puntate armi, consegnati fogli di via.
Ci vogliamo proteggere da chi ci dice che fare la guerra NON ha più senso, bussano ai nostri confini ma noi storciamo il naso, ci infastidisce il loro attaccamento alla vita.
Qualcuno di loro parte con i Corridoi Umanitari, sono pochi i visti e molte le fatiche poi della vita in Italia.
Per questo lavoriamo costantemente insieme a chi riesce ancora a sognare un futuro in Siria, un futuro di pace in ogni angolo buio della terra, perché se ci riusciremo anche noi saremo pace.
Potrei scrivere per ore, della crisi, della povertà, di tutto il buio che vedo, ma c'è una cosa che mi ha insegnato questa gente, una cosa che era già dentro di me e che è stata risvegliata: il dolore e la morte generano cambiamento.
Migliaia di libanesi protestano da ottobre contro la corruzione, il settarismo, e per i diritti di tutti.
Scendono in piazza in grandi flussi e non si stancano.
La cosa più scandalosa?
Sono tutti nonviolenti, non sono armati, non sostengono partiti e non si battono per una religione o per l'altra.
Scendono in piazza come esseri umani e senza divisioni.
Alla TV non se ne parla, in Europa le notizie non arrivano, eppure tanta gente sta scendendo per le strade anche per noi.
Sono uomini e donne che hanno vissuto i traumi della guerra, che hanno visto invasioni e tragedie di tutti i tipi, il loro Paese confina solamente con Stati in guerra, eppure oggi li vedo scendere senza violenza.
Questa gente ha sofferto, ha visto la morte, e mi stanno mostrando che c'è un modo diverso di reagire.
Sono anime rotte, affaticate e ignorate e chiedono vicinanza.
Ho sempre vissuto in questo campo profughi guardando i libanesi come persone che ignoravano i rifugiati, eppure ora mi stanno dicendo che hanno capito e creano spazi nonviolenti per tutti e fanno fatica, non sempre accettano eppure si impegnano.
Loro per primi sono stati ignorati, nessuno ha ascoltato il loro dolore.
Ci sono popoli, comunità nonviolente, che chiedono pace e giustizia e continuano ad essere ignorati, lasciati soli ai loro destini.
Basta solo un contatto o un incontro con una di queste anime ed ecco che ci risvegliamo oppure ci chiudiamo a riccio.
I poveri sono dei cortocircuiti infallibili per le società materialistiche, per questo i confini si fanno sempre più alti.
Sono fortunata a vivere tra questa gente… se solo fossimo capaci di creare nuove vie per unire questo mondo tutto a pezzi.

G.