"Essi non sanno quello che fanno"

Palestina

«Saulo non era un malintenzionato quando perseguitava i cristiani: era un sincero, coscienzionso devoto della fede di Israele e pensava di essere nel giusto. [...] Le parole di Gesù sono scritte a lettere fortemente incise su talune delle più inesprimibili tragedie della storia: "Essi non sanno quello che fanno". Questa stessa cecità si manifesta in molte forme anche ai giorni nostri. [...] Questa stessa cecità si ritrova anche nella segregazione razziale, la cugina non troppo lontana della schiavitù.1»

Così scriveva nel 1963 M.L.King. Qui dove ci troviamo ora vedo molta cecità, quella stessa che oggi come tanti anni fa impedisce di vedere la novità del messaggio di Cristo, che ha sconfitto il male con il bene e non il male con il male.

Siamo nei Territori Palestinesi militarmente occupati da Israele. Siamo in Cisgiordania, a sud di Hebron, tra le colline che distano solo 5 chilometri dalla Linea Verde2.

Siamo in un villaggio di pastori e contadini palestinesi che vivono coltivando la terra (lottando contro i sassi e la siccità) e allevando pecore. Questi resistono con la nonviolenza agli attacchi violenti di coloni nazional religiosi venuti a vivere qui negli anni '80.

Da qui vedo chiaramente cose che prima mi erano, almeno in parte, nascoste da una  propaganda politica e mediatica di cui non del tutto consapevolmente sono e siamo vittime. La cecità la riconosco in tutte le volte che abbiamo creduto che musulmano e fondamentalista islamico fossero la stessa cosa. In tutte le volte che abbiamo creduto che arabo e musulmano fossero la stessa cosa. Invece qui ho visto musulmani che di fondamentalista non hanno nulla e a Betlemme ho incontrato arabi cristiani, come me, che chiamano Dio Allah, il mio stesso Dio, proprio lo stesso.

La cecità la riconosco ora tutte le volte che abbiamo creduto anche noi, come i coloni nazionalisti che vivono qui vicino, che per risolvere i conflitti non ci fossero alternative ai metodi violenti. Anche noi siamo ciechi quando pensiamo che per quanto dolorosa e brutta la guerra sia almeno un po' necessaria.
Invece qui ho visto che la guerra bisogna per forza farla in due, se uno decide di non farla non è guerra.
Diventa resistenza nonviolenta che non aumenta la violenza e la sofferenza, ma mette un punto sul proprio dolore.
Qui ho visto che se davvero gli uomini non vogliono essere violenti possono! Anche se sono attaccati e feriti. Non è vero che bisogna picchiare, ferire o uccidere per poter vivere in pace. E' cecità! Una cecità brutta che fa vivere male, nel rancore, nella rabbia, barricati dietro a fili spinati e affiancati da militari.

Qui ho visto però una luce nuova. Qualcuno che con umiltà ha provato a dire che è vero che il male si vince col bene.
E' vero che si può vivere nella serenità anche se la vita è dura.
C'è stato una persona in questo villaggio che ha creduto in questa verità e ora tutto il villaggio vive nella nonviolenza.
C'è una pace diversa in queste persone. Anche loro hanno paura quando escono i coloni mascherati per picchiarli, ma la paura non viene prima di tutto; nemmeno la sofferenza, nemmeno la fatica. E' per questo che il giorno dopo si torna dove ti hanno cacciato, o si ricostruisce quello che ti hanno abbattuto, e si continua sullo stesso cammino.

Sarà un caso che siano questi poveri ad insegnarci la nonviolenza? A dirci che l'unico modo per vincere davvero è uscirne insieme?
La violenza porterebbe altra violenza, più forte e distruttiva. Invece qui si è scelta una via profetica.Nonviolenza qui non è una parola alta, pensata dopo anni di studio e di riflessione, ma è una parola quotidiana nata dal sudore, dalla fatica, dalla frustrazione, dal dolore e dalla speranza.
Nonviolenza è: coltivare sulle tue terre anche se ti cacciano a colpi di pietre e tornare a coltivare tutti i giorni; ripiantare gli alberi che ti hanno tagliato; ricostruire le case distrutte; denunciare alle autorità le violenze anche se per farlo devi entrare in una colonia di estremisti religiosi; chiedere,  chiedere e richiedere alle autorità che ti diano quello che ti spetta; non abbandonare la terra anche se cercano di cacciarti;
E i risultati arrivano. E' arrivata l'elettricità ed è migliorato l'accesso all'acqua.

Questi pastori, a noi internazionali che viviamo qui e che passiamo in visita, chiedono una cosa in particolare: quella di raccontare la verità di questo posto, di aprire gli occhi dalla cecità. Raccontare non fa bene solo a loro ma anche a noi per aprire gli occhi e pulirceli dalla propaganda di cui noi stessi siamo, forse inconsapevolmente, vittime. Credo che se noi, che possiamo scegliere senza rischiare nulla, non cominciamo a nutrirci d'altro oltre a ciò che ci rifilano e non cominciamo a pensare ad alternative che costruiscano la pace con mezzi di pace, tra poco dovremo pagare un prezzo molto più alto per questa scelta.

Sono personalmente onorata di poter condividere un pezzo della mia vita qui, con queste persone che nella loro umiltà e povertà hanno visto molto più in là di politici e statisti. Sarà un caso che Dio si è annunciato per primo ai pastori?

Io credo di no, e in questo momento di crisi economica mondiale mi rimane (oltre alla rabbia per chi lucra sui più deboli e alimenta un sistema ingiusto) la speranza che un po' di povertà (non di miseria!) ci pulisca gli occhi e il cuore per farci comprendere la semplicità rivoluzionaria della buona novella.
Trovo bellissimo che dei pastori musulmani mi aiutino a capire Cristo, che come loro ha scelto di non fuggire la sofferenza ma di assumerla su di sé per sconfiggere un male più grande e vivere nella gioia.

A.

1. M.L.King, La forza di amare, Sei, Torino, 1967, pag 66-68.
2. L'espressione Linea Verde si riferisce alla linea di demarcazione risalente agli accordi d'armistizio arabo-israeliani del 1967. Israele è riconosciuto a livello internazionale entro questi confini. Attualmente una barriera costruita da Israele, lunga 725 km, ingloba la maggior parte delle colonie israeliane e la quasi-totalità dei pozzi. Essa si discosta in certi punti di oltre 28 chilometri dalla Linea Verde.