Quando i bambini giocano a far la guerra

Palestina/Israele

E' una guerra assurda quella in cui i bambini sono il bersaglio.

E' una guerra orribile quella in cui la dottrina scavalca l'umanità.

E' una guerra triste quella in cui i bambini giocano a far la guerra.

E quando ciò che viene insegnato ai bambini diventa così parte della loro esistenza da non poter veder nell'altro un essere umano ma un nemico ed un ladro, allora, i bambini ne diventano i protagonisti.

 

24 marzo, bambini giocano a far la guerra.

Escono dall'avamposto, in quattro, mascherati, tra i 5 e i 10 anni. Con le loro fionde lanciano sassi contro le prime case del villaggio di Tuwani.

Ed una enorme tristezza mi pervade, nel vedere queste vittime del conflitto, vittime di un diritto millenario inventato, usare la violenza quasi fosse una missione, che ha un odore di passatempo.

Perché queste no, non sono persone, solo i ladri della loro terra promessa.

26 marzo, bambini del villaggio di Tuba e Maghayir al Abeed sulla strada per Tuwani, per andare a scuola, scortati, come ogni mattina che qualsiasi Dio si voglia scegliere mette in terra, dall'esercito israeliano, per proteggerli dagli attacchi dei coloni. Un'auto di coloni si dirige sterzando addosso ai bambini palestinesi, li insegue, finché questi non si buttano sul lato della strada, e l'auto se ne va. I soldati sono increduli, i bambini spaventati a morte.

Perché questi no, non sono bambini, ma solo, ancora una volta, i ladri della loro terra promessa.

03 aprile, di ritorno a Tuwani, mi imbatto, assieme ad una compagna, in una donna e quattro bambini dell'avamposto che pascolano su terre coltivate palestinesi, rovinandone il raccolto.

I bambini, vedendoci, ci vengono incontro, ci urlano “cani!”, si coprono il volto, ed iniziano a tirarci sassi addosso, finché non scompariamo dietro la collina.

Perché anche noi, volenti o nolenti, siamo i loro nemici. E' naturale, essendo sempre a fianco dei palestinesi oppressi. Noi siamo “i tedeschi”, “Mussolini”, dei mangia-ebrei. Questo nelle loro teste. Ma non c'è niente da fare, noi siamo parte della resistenza, e siamo visti quali nemici.

Peccato che i nostri nemici, che non abbiamo, siano anche bambini di 6-7 anni.

Peccato, perché di fronte a questa realtà, affiora dentro di me un moto di rifiuto, ed il pensiero che la soluzione della guerra, di ogni guerra, debba partire da lontano, lontano, da dentro ognuno di noi.

E' qui che mi appare, fino in fondo, come se ai bambini viene insegnato l'amore, questi imparano ad amare, e se gli viene insegnato l'odio, questi imparano ad odiare. Se gli viene insegnato che l'umanità è divisa in popoli in lotta l'uno contro l'altro, i bambini non possono imparare altro che l'insofferenza, lo scontro, separazione e segregazione, ed il muro.

E la folle lotta tra David e Golia continua, con un David che assume a tratti il volto di un bambino, a tratti quello di una ruspa che distrugge un'abitazione, a tratti quello di un soldato armato di mitra, ed un Golia che, invece, è sempre più piccolo, e solo, e con sola corazza, la perseveranza.

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