La sicurezza violata

Palestina/Israele

Il 20 luglio un pastore proveniente dal piccolo villaggio di Am Dirit, nelle colline a sud di Hebron, a pochi metri dall'avamposto di Avigayil, è stato arrestato. Da due mesi a questa parte lo accompagniamo a pascolare a qualche metro dall'avamposto, sorto nel 2001. Z. ha 23 anni e durante la stagione estiva, in mancanza di nutrimento per le sue pecore, si spinge fino alle porte di Avigayil.

Quelle terre appartengono alla sua famiglia (http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=492452) e lui non ha paura di andarci, nonostante quasi ogni giorno soldati israeliani, addetti alla sicurezza dell'avamposto, gli intimino di allontanarsi.

Venerdì, primo giorno di Ramadan, viene arrestato, l'accusa è confusa. Un soldato ci dice che Z. avrebbe infranto le regole di sicurezza dell'insediamento, invece un altro afferma che non avrebbe dovuto fotografare l'avamposto con il cellulare.

Viene portato alla stazione di polizia di Kiryat Arba; dalle informazioni che riceviamo da Ta'ayush (associazione di attivisti israeliani) e da Yesh Din (organizzazione di avvocati israeliani), il ragazzo è solo detenuto temporaneamente, mentre qualche ora dopo scopriamo che, invece, è stato arrestato.

Lunedì mattina si è tenuto il processo alla corte militare israeliana di 'Ofer (Ramallah) per la sentenza. Le accuse sono quelle di aver filmato installazioni militari dentro Avigayil, che non esistono, e di aver pascolato in terre che appartengono ai coloni.

Il 19 luglio durante un accompagnamento a Z. un colono si era avvicinato per farci delle foto; in quell'occasione gli avevamo domandato se c'erano problemi e lui con aria perplessa ci aveva risposto: “la sicurezza della colonia è in pericolo con questo pastore nelle vicinanze, io non lo conosco”.

Paura? Insicurezza?Diverso?

La paura infondata dell'altro arriva al punto di fare arrestare un'altra persona. Arriva al punto di non fidarsi dell'altro perché lo si riconosce come un pericolo. Arriva al punto di odiare.

La paura che rende schiavo l'essere umano e lo fa sentire sempre perseguitato da qualcuno o da qualcosa.

Vista da occhi esterni appare una situazione surreale, ma se esiste e se si manifesta in questo modo vuol dire che quel sentimento è radicato nel profondo.

Z. torna a casa martedì 24 luglio. Lo andiamo a trovare ed è sorridente come al solito, felice di essere tornato.

I palestinesi rispondono a questa paura, che spesso sfocia in violenza, con il coraggio di voler vivere nelle proprie terre. E noi siamo con loro.

El.