Viviamo in una casa da scoiattoli.

Palestina/Israele

In questo giovane albero che da otto anni cresce rigoglioso c'è un piccolo foro.
Dentro ci siamo noi. Ne è passata di vita qui, quanta sabbia palestinese ha percorso gli angoli di questa casa, trasportata dal vento che non si ferma mai, eccone un mucchietto proprio lì sotto agli scaffali per i vestiti nella stanza da letto barra ufficio, stabile e inosservata come le piccole ditate bianche sul soffitto annerito laddove la stufa elargisce calde carezze nelle giornate del breve inverno di Tuwani.

In questa tana dove la luce gocciola già al primo spicchio d'alba dentro le tre semplici stanze, comincia presto il turbinare di code degli scoiattoli, chi per andar ad aspettare i cuccioli che da altre
foreste vengono alla scuola del villaggio, chi per aiutar i pastori che sulle loro colline devono proteggere la loro dignità e le loro pecore, chi per amore degli altri scoiattoli si sveglia con loro per
rosicchiare qualche cosa di colazione e cominciar la lunga giornata che è appena nata.
Rumore di piccoli passi veloci echeggia nella casa, è la famiglia del ramo superiore che ci ha donato questa sede e che intrattiene con noi, oltre che i quotidiani impegni e pensieri, anche un botta e risposta gastronomico: chi passa a chiederci un sacchetto di pasta, chi ci porta un piatto di un dolcetto rosso, rosso come i capelli di chi ce lo dona.
Chi chiede una tazza di miele con i suoi occhioni da scoiattolina (e dalla ruffianeria dietro l'angolo), e chi ci porta poi il buon pane palestinese appena uscito dai tondi forni che fumano fuori dalle loro
tane.
La vita è fatta anche di cibo a volte, condividerla con loro vuol dire anche questo.
Come ciò che fa parte di questa terra ci viene a chiedere asilo, il gentile vento, le instancabili mosche, la sottile sabbia e di notte qualche zanzara un po' caciarona, così questa tana ha sempre le braccia aperte per chi vuol appoggiarsi dopo una lunga camminata piegato dal caldo della mattina, per chi si acciambella come gatto sui nostri divani che contornano il nostro ingresso barra cucina barra soggiorno, chi viene per organizzare gli impegni futuri con noi, facendoci sentire presenti, a cui una sigaretta e un caffè non si possono negare... anzi va condiviso tutto insieme!
Queste sono piccole lezioni che un po' per volta han bussato alla nostra porta e son entrate con passetti da gnomo, hanno aperto la loro valigetta e pazientemente han profumato di vitalità i mobili di questa casa, d'ospitalità i divani, di tenerezza i cuscini.
Questi piccoli gnometti non son venuti per caso, queste lezioni si respirano dovunque qui nelle South Hebron Hills.
Sono i palestinesi che con i loro sorrisi e la loro infinita e dolce pazienza ci han fatto capire che accogliere un ospite, preparare un thè, condividere il pane, cedere l'ultima scatola di cibo DEVE essere naturale come naturale è qui che il sole sia caldo, che gli ulivi abbiano riflessi d'argento, che i bimbi schiamazzino e che la Palestina trovi sempre la vita e la forza, da qualche parte dentro di sé.
E' una lezione (probabilmente vi sarete detti) che noi diamo scontata per consuetudine, ma arroccati nelle nostre etichette, impastoiati nelle nostre regole di bonton o di “pulito vivere”, ricreiamo con dei sapienti strati di pregiudizi e stereotipi la malta con cui cementare quelle che una volta erano le nostre finestre aperte come occhi alle persone, quello che un tempo era l'ingresso di casa nostra largo come un abbraccio.
Cerchiamo di fare nostre le saggezze di questa terra, cerchiamo di aprire il cuore alle persone: poi aprire le porte delle nostre case verrà da sé, naturalmente. Lentamente, un po' per volta, grattiamo via gli strati che ci chiudono agli altri e ritroviamo la bellezza nella semplicità.
La Colomba vi manda questo augurio quindi, un grosso abbraccio e un buon appetito!