Inaspettatamente

Palestina/Israele

Inaspettatamente Ramallah.
Inaspettatamente la potenza di un comitato di resistenza popolare entra nelle stanze del potere. Inaspettatamente travolge i ben vestiti fantocci dei partiti, ruba loro le sedie, la parola, lo spazio politico e si riappropria del diritto a esprimere le proprie esigenze senza intermediari, nella forma più alta di democrazia, laddove uno Stato non esiste. Inaspettatamente un autobus pieno di donne e uomini del comitato viene a prenderci a casa alle 10 di mattina per irrompere in una riunione nella stanza dei bottoni. Ne occupa lo spazio senza essere invitato, prende la parola, colora l'atmosfera di vestiti tradizionali, linguaggio contadino ed energia bucolica.
Inaspettatamente le donne si siedono ad assistere, senza parlare, partecipando attraverso la loro umile presenza, facendo sentire la loro potenza. Con applausi, allegria e risate supportano gli uomini che parlano, spiegano, si lamentano con dignità e coraggio.
Inaspettatamente i rappresentanti del comitato si siedono alla tavola rotonda, rubando il posto ai politicanti di mestiere, che si arrogano il diritto di rappresentare il disagio di un luogo in cui non vivono, lo stesso disagio che permette loro di vivere grazie ai finanziamenti del partito, a scapito di chi continua a lottare con la sola forza delle proprie idee, delle proprie scelte.
Inaspettatamente sono esplosivi, forti, determinati. Inaspettatamente la loro battaglia non è solo contro Israele, l'occupazione, i coloni. Sconfina nelle tristi dinamiche politiche, lotte per il potere e divisioni interne. Inaspettatamente ci dimostrano che prendersi ciò che ci spetta non è solo una bella frase scritta sui manifesti e urlata con i megafoni. Inaspettatamente per noi è inaspettato ciò che per i palestinesi è normale.
Inaspettatamente segnano un punto contro il potere.
Inaspettatamente impariamo che non siamo dei piccoli rivoluzionari.
Inaspettatamente siamo umani, profondamente umani.
Inaspettatamente Palestina.