How do you feel

Palestina/Israele

Avevano formato un cordone, una barriera umana che non permettesse a nessuno di entrare.
Tutti potevano assistere all'orrore della distruzione, ma nessuno poteva avvicinarsi.
Pensavo durasse poco. Quanto ci vorrà a buttarla giù? - mi chiedevo. Massimo dieci minuti – rispondevo.

E invece è durato un'ora, tanto lunga quanto il dolore delle persone presenti, tanto lenta quanto la costruzione della casa appena abbattuta.
Loro erano lì, fermi, freddi, sprezzanti. Svolgevano il loro lavoro con professionalità disarmante, senza prestare attenzione alle conseguenza che le lacrime delle donne avrebbero dovuto far immaginare.
Io ero lì, davanti alla disumana freddezza dei loro sguardi. Uno di loro continuava a fissarmi, forse voleva controllare i miei movimenti, forse voleva capire cosa ci facessi lì a intralciare il suo lavoro. Sfuggivo il suo sguardo. Avrei voluto chiedergli “How do you feel?”. “Senti qualcosa?”. Non posso immaginare che il suo cuore fosse senza pena. Eppure non vedevo umanità, solo una macchina, addestrato a non vedere, non sentire, non provare niente.
Mi ha fatto rabbia, vederlo impassibile di fronte alla sofferenza altrui, quella stessa sofferenza che lui sta provocando a causa di un comando superiore.
Banale!
Poi mi ha fatto pena.
Non è un uomo; non può essere un uomo se non prova niente. Sente solo vuoto, il vuoto della sua anima che pesa sulla sua vita. Il niente dentro di lui.
Eppure quello stesso ragazzo la sera tornerà a casa, toglierà la divisa che lo protegge dalla forza dell'umanità e ricomincerà a provare sentimenti.
E allora forse piangerà.
Per se stesso.
Per l'umanità.
Domani è un altro giorno. La divisa lo trasformerà di nuovo in un automa, senza sentimenti, senza lacrime.
Cosa racconterai ai tuoi figli?
Cosa sognerai la notte?
Cosa racconterai a te stesso per giustificare quello che hai fatto? Quello di cui ti sei reso complice?
Come affronterai la tua bassezza nell'accettare ordini senza metterli in dubbio?
Ti ribellerai un giorno a questo “1984”?
Ti renderai un giorno conto della tua banalità?