A pochi passi sulla sinistra

Palestina/Israele

Arriviamo sul crinale dell'ultima collina: Nail è laggiù con le sue pecore che continuano tranquille a brucare l'erba. Ci viene incontro con quel suo sguardo fermo che manterrà per tutto il tempo nonostante quel che è appena capitato, nonostante quel che sta per capitare.
I soldati si sono da poco allontanati, ma sono ancora lì... a pochi passi sulla sinistra. A pochi passi sulla sinistra sorge l'avamposto di Avigayil. Un avamposto è un insediamento di coloni non autorizzato, dunque illegale persino per lo stato d'Israele. Nail ha ancora la videocamera in mano. Ci mostra il filmato che ha appena fatto: i soldati gli urlano addosso "devi andartene da qui, tu e le tue pecore" lui da dietro la camera risponde: "questa è la mia terra, sono in regola..."
I soldati gli gridano che non può filmarli. Nail non smette di riprenderli. Dal video che ha registrato posso vedere i loro volti, i loro gesti concitati, i mitra in spalla. Posso immaginarmi la scena di pochi istanti prima: la camera piantata in faccia ai soldati nonostante alzino la voce, gli intimino di andarsene. Un pastore "armato" di videocamera "sfida" quattro soldati urlanti con mitra a tracolla. E i soldati se ne vanno, con le loro grida e i loro fucili, se ne vanno a passo lento, disarmati da una forza invisibile che deve essere superiore alla loro, e che sento ancora vibrare nel silenzio di un'aria ferma come lo sguardo di Nail. Mi chiedo  cosa sia questa forza. E Nail - questo semplice ragazzo che tiene in una mano un bastone per guidare le pecore e nell'altra la sua videocamera per documentare i soprusi che quotidianamente deve fronteggiare - sembra rispondere a questo mio interrogativo. Ci dice:"Domani io tornerò con le mie pecore, ho diritto di stare qui..."
I soldati lo sanno che è vero, i soldati lo sanno che è quel gruppo di case, a pochi metri sulla sinistra, che non dovrebbe essere qui. Gli avamposti e le colonie sono ferite che ti lacerano se hai a cuore il senso di giustizia, ferite che pungono queste colline di Cisgiordania dai declivi dolci e dalla terra aspra.
"Io ho il diritto di stare qui" ripete Nail, e mi fa capire dove nasce la sua forza invisibile. Nail è consapevole dei suoi diritti e questa consapevolezza è l'arma che gli consente di combattere, di restare a testa alta difronte ai soldati. Questo giovane pastore impugna la sua videocamera come gli hanno insegnato a fare gli amici di B'tselem (ong israelo-palestinese per i diritti umani). In questo gesto io riconosco la fierezza di chi sceglie consapevolmente di agire la propria vita, piuttosto che re-agire facendosi trascinare dalla violenza di chi la minaccia. Lezione di nonviolenza su campo. Su di un campo di erba secca buona per il gregge.

Mentre mi attraversano questi pensieri, faccio appena in tempo ad accorgermi che da Avigayil, a pochi passi sulla sinistra, un uomo sta muovendo verso di noi con passo rapido. E' un colono. Ci inquadra con una macchina fotografica. Noi a nostra volta lo riprendiamo. Si avvicina. Siamo distanti appena un passo e ci troviamo dentro una pantomima che ha il sapore dell'assurdo. Il colono finge di essere colpito da noi, grida, simula di inciampare e di cadere per terra. Noi ci guardiamo increduli. Questa recita surreale continua per alcuni minuti che a me sembrano interminabili. E' lungo il tempo delle cose prive di senso, di ciò che non ha alcuna parvenza di razionalità.
Il colono fa una telefonata. Non c'è bisogno di conoscere l'ebraico per capire che sta "denunciando" a qualcuno la falsa aggressione di due internazionali di "Tuwani" e un pastore palestinese appena vessato dai soldati.
Mi guardo intorno per afferrare nella realtà che mi circonda qualche ragione che non sia il ridicolo, che non sia l'assurdo. E la trovo. Trovo Nail, con la sua videocamera, un po' più distante da noi: riprende tutta la scena. Ritrovo la sua fermezza che mi infonde tranquillità nonostante la inquietante sensazione suscitata da questa strana pantomima, che più va avanti più prende forma. Quale nome darà a questa forma? violenza subdola. Non ne ho altri. Violenza informe quanto tangibile dentro l'anima. Nail resta immobile difronte al colono che continua a fingersi vittima di una inesistente aggressione. Come sarebbe facile cadere nella trappola della sua provocazione, reagire, mettersi sul suo stesso piano. Violenza informe contro violenza informe. Nail non lo fa. Consapevole che reagire non è agire per i propri diritti. Consapevolezza. Ritorna questa parola e mi interrogo: è forse questa la prima arma della nonviolenza?
Il colono si allontana visibilmente nervoso. Scompare dietro la prima casa che ancora urla al telefono una improbabile denuncia della falsità, ultimo atto della sua pantomima per provare a intimorirci. Oggi ha vinto la nonviolenza. Oggi, qui, ha vinto un giovane pastore.

E in questo stesso "oggi" a Gaza si contano oltre 130 morti, e a Tel Aviv è piovuto dalla striscia un altro missile Qassam che ha fatto 20 feriti. Sotto il peso di questa notizia mi appare così piccolo il mondo immerso in mezzo a queste valli.  Sotto i miei occhi un pastore e le sue pecore.
E poi incontro lo spazio senza fine delle colline a sud di Hebron. Sembrano onde rotonde di un mare silenzioso. Questa non è Gaza. Qui non si muore sotto le bombe ma la quotidianità è piena di mine. E' la dignità umana ad essere minata. Ogni giorno.
Prima di riprendere con le sue pecore la via di casa, Nail ci saluta, ci ringrazia. Ci chiede di tornare l'indomani: come molti qui si sente più sicuro quando ci siamo noi Ajaneb, gli internazionali. "Ci vediamo domani, inshalla, sarò qui, come ogni giorno..."
Già... ogni giorno. Qui la vita è così. Arare i campi, raccogliere le olive, portare al pascolo le pecore: rituali di un lavoro antico in una terra antica ogni giorno minacciati, compromessi, resi precari da continui impedimenti, mille divieti, infinite provocazioni.
La vita resa difficile ogni giorno è un tentativo per sfiancarla.
E invece ogni giorno gente come Nail fa vincere la vita semplicemente continuando a fare quel che ogni giorno chiede venga fatto.

Silvana