Un momento privilegiato

Palestina/Israele

A fine ottobre l'Unione Europea ha organizzato un workshop, un momento di incontro, di riflessione, di solidarietà. Grazie ai responsabili di Operazione Colomba sono stato scelto per accompagnare quel momento.
- Te la senti?
- Non saprei. Proviamo.

E' stata una settimana, che si andava costruendo quasi di giorno in giorno.
Incontri che creavano altri incontri. Dal Centro di Informazione Alternativa a Beit Sahour, a est di Betlemme siamo passati al "Kairos Palestina", un movimento di cristiani, che hanno prodotto un documento serio e profondo per costruire cammini di pace e riconciliazione nella Terra Santa. E ancora con il gruppo della Teologia della liberazione palestinese, un gruppo piuttosto agguerrito, e le femministe di Tel Aviv, gli avvocati che difendono le case di Yaffa, finché sarà possibile, ecc.
Le date poi cambiavano, affinché non coincidessero con la festa di Ismaele, quando bisognava sacrificare cammelli e mucche.
Finalmente il lunedì 29 ci siamo trovati a Al-Mufaqara, su, in alto sulla collina. Erano riuniti i capi di diversi villaggi, i giovani, le donne e i bambini del luogo.
Mi avevano proposto un tema "Lotta nazionale e perdono personale".
Non avevo voluto preparare nessun testo. Volevo vedere con i miei occhi la realtà, il volto della gente, entrare nelle loro case, nelle loro grotte. Penso che sia stata una scelta giusta.
Come si può parlare di perdono in questa situazione? Mi sono posto questa domanda ad alta voce in italiano, tradotta all'arabo.
- Un mese fa mi hanno ucciso una pecora e posso perdonare, una settimana fa mi hanno ucciso una pecora e posso perdonare, ieri mi hanno ucciso una pecora e posso perdonare. Ma domani me ne uccideranno un'altra, e tra una settimana, e tra un mese e tra due mesi...
Posso perdonare al futuro? all'infinito?
Forse il tema del perdono risulta corto, non più sufficiente.
Vedevo quegli occhi che mi guardavano con attenzione e ho continuato a parlare.
- La lingua ci separa, ma il cuore ci unisce.
Dovessi riassumere non saprei che cosa ho detto, ma ho parlato di resistenza e di non violenza attiva. Della necessità di non perdonare i fatti, ma di guarire la ferita, che quei fatti producono in noi per poter reagire in modo pacifico e umano.
- Purtroppo gli israeliani hanno sofferto molto in Europa e poi anche qui. Ma hanno imparato a reagire con la forza. Sanno combattere con chi è violento, ma non sanno gestire la non violenza. Rimangono spiazzati. Alla fine preferiscono avere a che fare con Hamas e con la guerriglia. A ogni colpo rispondono con il pugno duro, ma con quelli che sanno resistere senza essere violenti? Come si fa?
E alla fine, al momento del riposo, nessuno si è mosso, e sono invece iniziate delle domande a cui ho risposto come potevo.
Un prete cattolico che parlava a una comunità totalmente musulmana.
Ma non ci ho neppure pensato. Ero uno che parlava e che imparava.
Finita la giornata intensa, due giovani volevano a tutti i costi che andassi anche al loro villaggio, un po' lontano di lì.
"InshAllah, se Dio vuole". E' rimasto il desiderio. Forse sarà per un'altra volta.

La conclusione
Alla sera, quando eravamo già scesi ad At-Tuwani, l'esercito e la polizia israeliani hanno catturato lo scheich un pastore molto conosciuto, guida spirituale del villaggio.  Stava lavorando alla sua cisterna.
Aveva guidato l'invocazione iniziale al mattino. Il suo lavoro non era permesso, ma neppure proibito. Quando la figlia si interpose tra il papà e i militari e fu colpita, egli si ribellò. Ecco l'accusa: resistenza a pubblico ufficiale. Le ragazze della Colomba, subito informate, hanno ripreso la scena e si sono guadagnate anch'esse qualche spintone.
Non si può fare di più. Intanto la gente, accorsa in buon numero, non ha potuto impedire che se lo portassero via. Lo avevano già messo nella loro camionetta.
A quel punto tutti si sono ritirati: i pastori e i soldati. Quando tutto sembrava finito la gente tornò su, si organizzò e terminò il lavoro.
Quando lo scheich tornerà dalla prigione incontrerà la sua cisterna, così come lui avrebbe voluto realizzarla.
Ecco la resistenza pacifica.

Padre Gianfranco