Recuperare la mia forza

Palestina/Israele

Prima di partire ho comperato il libro "L'arte di ascoltare".

Da quando sono qui, non ho ancora avuto voglia di aprirlo. Non so cosa ci sia dentro, magari è un libro che vale la pena, eppure non me ne sento attratto. Ho cominciato, invece, "La forza di amare". Da questo, invece, ho sentito ad un tratto un'attrazione speciale.

 

In questi giorni sono stato provocato molte volte dalla vita, dalla resistenza e dai compagni su quanto sia profondo il mio cuore.

Sento che da quando sono qui le mie due anime stanno entrando in conflitto e forse stanno arrivando ad un altro nodo fondamentale. La parte più veneta di me, la parte dell'efficienza, del lavoro fatto alla perfezione, della mia presenza che deve per forza produrre dei risultati, del mio "io" che deve lasciare il segno, del rispetto che mi devo guadagnare, sta entrando in conflitto con l'altra parte, che non so da dove mi venga.

E' la parte delle poesie, dei racconti, della stessa canzone ascoltata per un giorno intero, delle ore con la chitarra in mano a suonare quello che viene fuori direttamente dalle dita.

E' quella stessa parte ad esultare quando vado a prendere l'acqua al pozzo con Aboud, quando mi lasciano tenere in braccio Maria per un poco, quando Amura mi fa un sorriso, quando Nasser si ricorda che non mi chiamo Federico, quando Hafez mi dà un buon consiglio che mi mette sulla strada giusta. E' quella stessa parte a cui piace ascoltare Ibrahim che dice "Baliot, baliot" e a cui piacerebbe andare a giocare a calcio tutte le sere in strada con i ragazzacci.

E' questa parte che mi si scatena, quando sono davanti ai soldati, o alla polizia, o ai coloni.

E' questa parte che vorrei mi guidasse, non la prima.

E' per questo che da oggi ho deciso che non ho bisogno di imparare nessuna Arte, ma devo semplicemente recuperare la mia Forza.

Perché non è mai stata una questione di confini da mettersi, quanto piuttosto di radici da ritrovare ed irrobustire.

Inshalla, non è poi così complicato.