Cosa è per me essere colomba.

Palestina/Israele

Cosa è per me essere colomba?
Mi sono posto questa domanda spesso negli ultimi giorni.
Per me è sopratutto seguire il principio che la mia vita vale tanto quanto la vita di chiunque altro. Condividere gioie e dolori, usare l'ingiustizia del maggior peso del mio passaporto contro l'ingiustizia stessa.

Significa condividere le ore di vedetta con i giovani pastori, la tensione in attesa dell'arrivo dei soldati, la fuga dai coloni e se mai verrà il momento condividere le botte e le legnate.
E' con la pratica, con l'esserci proprio quando va veramente male.
Non so se sono ancora pronto per la riconciliazione; il bisogno che sento ora è quello di mettermi in mezzo alle ingiustizie, proprio dove farlo può costare tanto o tutto.
Non esiste pace o riconciliazione senza che prima si fermi l'ingiustizia.
E' qui che io sento di volere stare, proprio in mezzo all'ingiustizia, a fianco di chi la subisce, perché in due il carico è meno pesante e perché credo che il gesto stesso di volersene fare carico possa inceppare gli ingranaggi che continuano a perpetrare ingiustizia.
Il massimo che mi sento ora di poter fare per i soldati e i coloni è dar loro la possibilità di chiedersi perché sono qui, perché vivo con i palestinesi, perché condivido con loro la durezza e la violenza dell'occupazione israeliana.
Non so se è sufficiente, anzi so che non lo è, ma questo è il massimo che mi sento oggi di poter fare per loro, perché sento che anche nel mio animo non può esserci pace senza giustizia.

Peo