Raccogliendo olive

Le olive cadono sul telone verde brillante.
Piccoli tonfi come quando si sta in tenda, e fuori piove.
La terra intorno agli ulivi è piena di erbacce e cespugli: si può venire qui solo un giorno all'anno quindi la terra rimane incolta. Gli altri giorni, senza il coordinamento con l'esercito, è troppo pericoloso.

- Perché? cosa succederebbe?
- Ci caccerebbero
- Chi? soldati o coloni?
- Entrambi.
- Invece oggi i soldati dovrebbero proteggervi dai coloni giusto?
- Giusto.

Continuiamo a raccogliere, in un clima sospeso tra l'allegro e il preoccupato.
L'unico giorno all'anno in cui possono venire qui, in questa valle meravigliosa da cui si vede perfino il mare, è un giorno di gioia.
Purtroppo la gioia è smorzata dalla preoccupazione: e se i coloni ci attaccano?
Potrebbe succedere qualsiasi cosa, potremmo non finire il raccolto e venire feriti.
La sensazione di avere un soldato a guardia della nostra sicurezza è strana.
Gli altri giorni dell'anno il soldato fa finta di non vedere le violenze dei coloni, o addirittura prende ordini da loro.
Perché proprio oggi dovremmo fidarci e affidarci a lui?
La preoccupazione rimane di sottofondo a tutta la giornata, nonostante le olive che piovono abbondanti dagli alberi, il cibo delizioso consumato all'ombra e le chiacchiere durante il lavoro:

- Se non ci fosse occupazione, se foste liberi di venire sulla vostra terra quando volete, quanto spesso ci verreste?
- Ogni giorno.
- E adesso quanto potete venire?
- Un giorno all'anno.
- Quando sapete che giorno sarà?
- Per oggi ce l'hanno detto ieri sera...
- E se avevi già un impegno?
- Basta, perdi l'anno se ne riparla per il raccolto prossimo.

A fine giornata montiamo tutti su un trattore che ci porta via, sia i raccoglitori che i sacchi di olive ben chiusi e pronti per essere portati al frantoio.
Quando il trattore parte arrancando sullo sterrato (la strada asfaltata che porta qui è vietata ai palestinesi) la donna seduta di fianco a me si volta verso gli ulivi e dice: maa salama, arrivederci all'anno prossimo.

M.