Muri invisibili

Palestina

Uno dei tratti caratteristici che ci ha portato a essere qui con Operazione Colomba è la scelta di condividere con la popolazione locale le problematiche del vivere quotidiano. Scegliere la non violenza come strumento per affrontare i conflitti e schierarsi dalla parte delle vittime di ingiustizie per abbassarne l’impatto emotivo, fanno sì che la nostra presenza qui non sia solo una funzione deterrente di violenze in quanto internazionali.

Crediamo che sia impagabile ciò che ti insegna vedere coi propri occhi, sperimentare sulla propria pelle, mettersi in gioco schierandosi dalla parte delle vittime di ingiustizia, cercando di far loro capire che non sono soli e che hanno tanto da insegnare; perchè è proprio quando si smette di parlare di queste realtà che esse a poco a poco acquistano il diritto ad essere dimenticate, a non esistere. Ed è questa una delle battaglie che il villaggio e Operazione Colomba insieme intraprendono, chiedendo semplicemente a tutti coloro che ascoltano una testimonianza di non farla morire lì, ma di darle voce, perchè il passaparola in questo caso è una delle vie di comunicazione più potenti ed efficaci per abbattere l’ignoranza, dovuta alla frequente diffusione di informazioni distorte.
Si tratta di una presenza di volontari che vuole agire in punta di piedi, perchè consapevole che qui i primi ad imparare siamo noi, ma allo stesso tempo pronta ad attivarsi con ogni risorsa possibile.
Tutto quello che stiamo vivendo e le persone che incontriamo ci insegnano un vivere semplice ed essenziale in cui però non mancano mai rispetto, ospitalità ed accoglienza.
Avete presente il detto “la pazienza è la virtù dei forti”? Sembra essere nato proprio in queste terre.
A differenza della realtà frenetica che siamo abituati a vivere, dove l’obiettivo è avere tutto e subito, dove la calma tante volte è vista come pigrizia, da questo popolo si impara ad essere pazienti.
Non si tratta però di una pazienza passiva, ma di un continuo cammino personale che ogni abitante del villaggio si trova ad affrontare per poter resistere quotidianamente ad un’occupazione e ad un conflitto lento e logorante senza scoraggiarsi.
Il tutto è messo a dura prova da una realtà paradossale che percepiamo a partire dalle piccole cose. Basti pensare ai tempi di percorrenza da Gerusalemme a At-Tuwani che per un palestinese sono di 2h30, mentre per un internazionale o per un israeliano sono di 45 minuti; o al contrasto tra il bambino di un insediamento che dondola spensierato sull’altalena, quando al di là della recinzione bambini della stessa età si confrontano con militari e ordini di demolizione.
Questi sono solo alcuni degli esempi di muri invisibili che hanno il potere di dividere più di quanto possa fare quello reale, tangibile,perché rafforzano la normalizzazione di un’ingiustizia dove è consentito vedere solo ciò che si vuole all’interno di una realtà frammentaria.