Tra imparzialità e confini negati

Palestina

“Subito dopo sono arrivati, dalle valli vicine, altri due pastori che si sono uniti a gran voce a recriminare la propria terra, spiegando a sorde divise, il significato di espropriazione e impotenza, cadenza urlata di voci d’uomini disperati, di rabbia, eco di passi stanchi d’anziana che si avvicina. Saggezza di parole di donna, quasi preghiera, voce senza cadenza, narrazione di vite sconvolte d’occupazione. Parole dedicate a ignari bambini che giocano e abusano, quasi inconsciamente, del potere di calpestare uomini.”
Un pastore palestinese deve sempre dimostrare che la propria terra gli appartiene.

Un pastore palestinese deve sempre dimostrare che la terra in cui pascolano le proprie pecore è di sua proprietà.
Ci sono dei confini, linee immaginarie, nelle quali un palestinese non ha diritto. Sono dei confini non sempre chiari, questo dimostra il continuo spiegar mappe di confine…
E’ l’ennesima mobilitazione quella del 23 febbraio in Humra Valley che conferma quanto sia quotidiana la complicità tra i coloni di Havat Ma’On e le forze dell’ordine.

Humra Valley è situata poco lontana dal villaggio di At-Tuwani. La strada che divide il boschetto di Havat Ma’on dalla valle è il confine noto che i pastori non possono oltrepassare.
Nonostante ciò, mentre stavamo accompagnando due pastori sulla valle, non è tardato l’arrivo di una pattuglia della Border Police che ha intimato ai palestinesi di andarsene in quanto illegale la loro presenza su quella terra. I pastori, consapevoli del loro diritto confermato dalle stesse autorità, si sono rifiutati di allontanarsi dando piena voce al proprio diritto di permanenza. 
Ecco come un’accompagnamento quotidiano si trasforma in un’azione di resistenza nonviolenta.
E a dimostrare che il peso di ogni sopruso è minore se condiviso, ecco arrivare dalle valli vicine altri pastori, uniti a gran voce a recriminare la propria terra e il loro diritto di pascolarvi.
La forza delle grida di una madre nel frattempo ci ha raggiunti per ricordare alle orecchie sorde dei soldati: “Allah akbar”. Ed ecco arrivare la forza di una jeep dell’esercito che, con fare quasi convinto, ha cercato di risolvere la questione dell’illegale permanenza di pastori su quella terra mostrando una mappa del territorio.
La complicità è confermata dall’arrivo di tre giovani coloni a cavallo di un trattore che hanno scambianto chiacchiere con coloro che dovrebbero rappresentare l’imparzialità.

Foto dell’evento: goo.gl/3eZwx