Sono felice e a casa

È la sera della vigilia di Natale e camminiamo tra le strade buie di Tuwani, stiamo andando a cena dalla giovane S. e dalla sua famiglia.
“È proprio buio” penso, le luci dalle finestre mi fanno immaginare le vite tra quelle mura e la routine di ogni famiglia, ripenso a chi ho lasciato in Italia e provo un po’ di nostalgia.
Sarà che sono passate alcune settimane dalla mia partenza, sarà che penso alle feste in famiglia, ma per la prima volta mi si stringe un po’ il cuore.
Il tragitto è breve, fortunatamente, non ho tempo per pensarci troppo.
Quando S. ci apre la porta, veniamo tutte investite dalla luce calda della sua casa.

Ci invita ad entrare, mi colpisce il suo bellissimo sorriso e la felicità con cui ci accoglie.
In ogni suo gesto e in ogni gesto di sua mamma e suo fratello c’è la gioia di poter passare del tempo assieme noi.
Se ripenso alla cena, provo la stessa identica dolcezza dei sorrisi e delle chiacchiere tranquille.
La nostalgia scompare velocemente lasciando spazio al bellissimo momento.
Mangiare dallo stesso piatto dell’ottimo maglube, parlare e ridere tutti assieme sono stati un vero dono.
Non mi sono semplicemente sentita meno sola, sono stata accolta.
Accolta con gentilezza, per di più, in un mondo fatto di muri e in una terra sempre più martoriata dai confini.
Mi commuove sentire sulla mia pelle il calore del gesto più semplice e difficile del mondo: aprire il proprio uscio e far entrare chi c’è fuori, fidandosi.
La cena finisce come è iniziata, tra i sorrisi e le chiacchiere.
Torniamo a casa percorrendo il breve tragitto tra le strade di Tuwani, appena rientrate ci infiliamo tutte nel sacco a pelo.
Nel mio bozzolo di coperte ripenso alla serata, provo tanta gratitudine.
Sono felice e a casa.

Becky