Resistenza ad oltranza

Sono ad At-Tuwani da pochi giorni e mi rendo conto di quanto il mio mondo sia distante da tutto questo e di quanto ancora mi manchino le parole per descrivere la realtà che mi circonda.
Ciò mi uccide doppiamente: non solo vivo, vedo e sperimento un soffocante senso di ingiustizia, ma non non trovo nemmeno le parole per descriverlo.
Mi convinco che è solo per via del fatto che sono ad At-Tuwani da 4 giorni.
La visita alle grotte di Sarura aprono una parte di me che credevo ormai morta e sepolta; quando ancora mi coinvolgevo in iniziative sociali e mi interessavo su ciò che accadeva nel mondo. Mi riconnetto alla realtà.

Ali ci spiega la storia di Sarura, un villaggio costruito tra le rocce sotto continuo ordine di sfratto; ciò nonostante, non solo resiste, ma taglia addirittura la strada a due avamposti: Ma'on e Avigayil.
Mi appassiono, si vede che Ali crede in quello che fa e in quello che dice.
Penso a quanto i Palestinesi di At-Tuwani e dei villaggi vicini siano resilienti a livelli a me ancora inimmaginabili e a quanto siano ancorati alla loro terra ingiustamente rubata.
Poi guardo in alto e leggo un cartello con su scritto Sumud Freedom Camp, affianco una bandiera palestinese mezza strappata sventola fiera.
L. mi spiega che Sumud significa “resilienza sulla terra” e forse intuisco una prima chiave di lettura per interpretare l'anima dei Palestinesi: la resistenza ad oltranza.