Il velo dei ricordi

E niente. Dopo un anno dalla mia partenza è come se il cuore battesse a un ritmo diverso.
Come se questo instancabile velo di nostalgia non avesse alcuna intenzione di spostarsi.
Sono tornata, vado avanti con la mia vita, raggiungo traguardi, faccio progetti, inizio cose, eppure niente.
Il velo resta lì.
Che legga tutti i giorni notizie sulla Palestina o che non le guardi per settimane, il velo è lì.
Che pensi ad ogni momento che ho vissuto o che non ci pensi, il velo è lì.
A volte basta pochissimo perché quel velo mi solletichi l'anima, può essere un pastore, può essere una pecora, può essere un sasso che assomiglia a una pecora sopra una collina.
Può essere il pane che non è mai tabun, può essere il timo che non è zathar, può essere il tè che non è dolce.

Può essere un hijab di una donna in tram, può essere un murales della bandiera palestinese, può essere una voce al mercato che dice "Inshallah". Inshallah, già, come posso non dire “Inshallah tornerò in Palestina” ?
Lo spero davvero, guardo le foto delle mie compagne, ogni tanto leggo una storia, senza esagerare, so che mi farebbe solo stare male.
Come scaldano il cuore le storie.
Sento il tè dentro il petto, lo scricchiolio di qualche arbusto usato per un mini fuocherello, il profumo dell'aria, il vento e il sole che pizzicano la pelle.
Quante rughe mi saranno venute mentre ero giù?
B. lo diceva sempre di mettere la protezione 50+.
Io e K ci provavamo ma ogni 3 x 2 la dimenticavamo a casa e tornavamo rosse come un bandura (pomodoro).
Io ci provo a seguire la strada che ho scelto, ci vuole pazienza, ma ogni tanto lo sento proprio il vuoto di quel pezzetto di cuore che ho dimenticato di portare via dalla Palestina.
Ah no, non l'ho dimenticato, ho scelto di lasciarlo ad una terra che l'ha teneramente accolto. Questo mi incoraggia, è stata proprio una bella scelta.
Si dai, non tutt* hanno le possibilità che ho io, affrontiamo anche domani.
Posso prendere quel velo di nostalgia che mi solletica così spesso e indossarlo invece di temerlo, me lo metto, come scialle, come sciarpa, come bandana, come mi gira, ci ballo a danza del ventre e mi faccio ombra al mare.
Accolgo il velo, è fatto di ricordi di molti colori diversi, vado avanti.
Inshallah un giorno tornerò e quando andrò via dalla terra delle pecore e degli ulivi, il mio velo di nostalgia sarà più ricco, forse più pesante, ma col tempo si può imparare a trasformarlo, non in un fardello, ma in un creativo strumento di vita.
E niente, a volte è difficile, ma resto grata ad ogni momento di polvere, lacrime e sorrisi.
Grazie Palestina, che tieni al caldo un pezzetto del mio cuore e che mi hai donato un velo tanto colorato.

R.