Ma-come-te-va

È ormai da un paio di settimane che sono qui. Siamo in primavera ma la giornata sa di estate piena.
Ho davanti un giovane fresco di arruolamento nell'esercito israeliano, arrivato poco fa insieme ai suoi colleghi. Come al solito, alcuni coloni israeliani hanno aggredito dei pastori palestinesi e i loro greggi, e lui ora è qui, chiamato a risolvere la questione... in favore degli aggressori.
Guardo il soldato negli occhi e mi sorge spontanea una semplice domanda, molto in uso tra le genti della mia città. C'è, infatti, in tutta questa lunga e complicata storia, un tassello che mi manca, ed è la sola cosa che vorrei chiedergli: ma come te va. Ma-come-te-va.
Penso che se solo potessi fargliela, questa domanda, e se lui potesse capirmi, ne uscirebbe totalmente demolito. Ci penserebbe un po' su e poi, abbassando le spalle, sconfitto, poserebbe a terra il fucile, si slaccerebbe il caschetto, e se ne tornerebbe a casa per cominciare una nuova vita. O forse no.
Eppure io vorrei tanto saperlo. Ma come te va.

Ma come te va di stare qui, sotto al sole, col passamontagna che non ti fa respirare, il fucile che ti sega la spalla, il caschetto che ti pesa sulla testa, i bambini che ti prendono in giro, le donne che ti urlano addosso.
Ma come te va di mettere le strisce chiodate per terra, piazzarti dietro un blocco di cemento e fermare l'ingresso a un villaggio, recitando sempre la stessa inutile scena con ogni macchina che arriva, e inventando ridicole scuse per tenere famiglie intere di palestinesi ferme ore sotto il sole.
Ma come te va di fare il giro di tutte le stalle di un villaggio solo perché un colono di 16 anni ha detto che i palestinesi gli hanno rubato una pecora. E tu (forse) sai che non è vero, ma lo devi fare lo stesso. Ma come te va.
Ma come te va, poi, a te, giovane colono con tutta la vita davanti, di andare a vivere in un container su una collina in mezzo al nulla, col solo obiettivo di cacciare chi su quella terra vive da decenni.
Ma come te va di scendere tutti i giorni da quella collina per correre appresso ai greggi e aggredire i pastori, impiegando qualunque mezzo la tua fantasia ti proponga per molestare, insultare, picchiare, cacciare altri esseri umani.
Ma come te va. Cosa ti muove, e come è possibile che sia così forte.

Credo che questa domanda resterà senza un'autentica e sincera risposta da parte israeliana.
Dall'altra parte, invece, è stato semplice. Ho guardato una volta negli occhi di Muhammad, un anziano pastore palestinese della zona, e ho avuto la sua risposta. Quella è la sua terra. Anzi, quella terra è lui, e lui è la sua terra, e per questo resisterà.

 

T.