Nella valigia di Logan

Israele/Palestina

Carissimi,
tre scritti trovati nel fondo di una valigia, forse in attesa di una correzione che non verra'mai. Prima che siano mangiati dalla tarma della dimenticanza, meglio divulgarli perche forse aqualcuno potrebbero dire qualcosa.
Salam Shalom
Logan
Il mondo che hai intorno e gli schemi che lo nascondono

A te e al me che crede che il mondo si divida in ebrei e musulmani.
In bianco e nero.
A te e al me che crede che gli esseri umani siano prima di qualche etnia, o fazione o specie strana.
Che gli iracheni sono tutti pericolosi, ma tutti no poverini, perche certo uno o due poveri cristi ci saranno che si comportano bene.
Che i palestinesi stanno male, pero i sassi non si tirano.
Che gli ebrei han subiro l olocausto, pero guarda adesso cosa fanno.
Che gli americani fan le guerre e non sanno neanche dove e' la Mauritania.
Che gli immigrati in Italia cercan lavoro, ma sai pero quanti di loro rubano e spacciano.
Che quando ti suonano alla porta per vendere tre calzetti, mica lo faccio entrare che poi mi da una botta in testa e mi ruba qualcosa.
Che gli arabi son tutti musulmani. E che i musulmani sono dei fanatici.

A te chiedo, per un attimo solo, chiedo
Di guardarli negli occhi.
Loro: i diversi, gli esclusi, i pericolosi, i cattivi, gli assassini.
Guardalo negli occhi, una volta che ti suonera il campanello per venderti un tappeto, una volta che vedrai scorrere il suo volto nel servizio di un telegiornale su un autobomba esplosa nella democratrica Bagdad.
Guardalo negli occhi e poi dimmi
Se non sono forse come i tuoi
E in fondo a quell iride non e' il tuo volto quello che hai visto.
Logan

31 agosto
Se i media tacessero

Se oggi i media tacessero
E ti facessero vedere solo le immagini
Di coloro che oggi sono morti

Non qualche secondo di distruzione
Ma due ore di immagini
In cui vedere la storia di chi oggi
È cancellato

Cancellato da un esplosione
Prima da una deflagrazione che ti dilania il corpo
Poi da un'altra che cancella il tuo passato, il tuo volto, la tua umanità
Quest ultima è quella della cacofonia dei media, ognuno a dirti perche e cosa bisogna fare

Se ci facessero vedere le storie passate degli essere umani che oggi sono saltati a Ber sheeva, quelli che vivevano il loro ultimo giorno, quelli che sapevano che lo sarebbe stato
E di quelli che oggi sono morti nei territori Occupati
Allora capiremmo che le vittime sono uguali
Che non c’è ragione o torto in un attentato suicida
Che uccide gente inerme
Come in un azione militare che uccide stesssa gente inerme ma che vive a 50 kilometri di distanza.

Allora sarebbe chiaro che tutto questo è assurdo
E che è ora di finirla.
Logan, (dopo attentato a Bersheba)

22 agosto 2004
Gracias a Dios

G. è poco più che maggiorenne. Uno dei suoi genitori è colombiano, così che G. parla perfetto spagnolo.
Un anno fa, mentre bulldozer e soldati distruggevano gli ulivi della sua famiglia, “cercò anche lui il modo di ricavare a qualche torto”, lanciando sassi.
Per risposta ricevette una pallottola Dum Dum in pancia.
Le budella di fuori, una corsa impossibile lontano dai soldati che si avvicinano, poi finalmente l’ambulanza che lo porta all’ospedale. Ma non a quello più vicino (20 km) perché la strada è bloccata dai militari.
Cosi dopo una corsa di 40 km in ambulanza e 3 mesi all’ospedale, oggi può raccontarlo.
Gracias a Dios, cosi finisce di raccontarmi la sua cicatrice, gracias a dios yo vivo.

Salam Shalom
Logan