Palestina/Israele
1 agosto 2005
At Twani- Sono le venti e trenta, abbiamo appena finito di mangiare. Alcuni bambini ci vengono a chiamare perché all'entrata del villaggio ci sono i soldati. Di corsa ci prepariamo e c'incamminiamo verso l'entrata del paese. Sulla strada sterrata incontriamo dei palestinesi in una macchina ferma a luci spente che aspettano il passaggio. Sono due palestinesi che stanno ritornando a casa. Scambiamo con loro due parole e capiamo che la loro inattesa sosta è causata da un check-point sulla strada principale (Prohibited Road).
C'incamminiamo verso il check-point e ci accorgiamo che i Soldati Israeliani hanno fermato un pulmino palestinese con a bordo 21 persone, le quali nell'attesa d'essere controllare sono state "parcheggiate" dentro il fosso sul bordo della strada. Arriviamo in fondo alla strada sterrata e un soldato ci punta contro il mitra. Ci facciamo riconoscere e subito chiediamo spiegazioni di quello che stava succedendo. Tutto bene - rispondono - gli stiamo controllando solo i documenti-. Assurdo, incredibile rimaniamo senza parole. E' inconcepibile trattare come bestie le persone.
Ci sediamo su una pietra posta sul ciglio della strada per controllare il passaggio delle macchine e il comportamento dei soldati. Passano quasi tre ore, inizia a fare freddo e la notte avvolge tutta la vale. Finalmente i soldati decidono di andarsene, smontano i blocchi, salgono sulla jeep e svaniscono nel buio della notte. Risaliamo la strada stanchi e un po'annoiati e dalla curva vediamo sbucare a fari spenti la macchina Palestinese incontrata all'andata. Gli facciamo segno di partire e in cambio loro ci salutano augurandoci una buona notte.
Tre ore ad aspettare, tre ore chiusi nel buio della macchina come ladri.
Questa è una delle tante ingiustizie che accadono nei Territori Occupati.
E se in quel momento uno di loro avesse avuto bisogno di essere curato in ospedale? Che fine avrebbe fatto?
L.