"Hebron: città contesa, termometro della crisi"

Fonte: MISNA - CISGIORDANIA - 2/12/2008   20.11     
HEBRON (2): CITTÀ CONTESA, TERMOMETRO DELLA CRISI

“Hebron è il termometro delle tensioni in Cisgiordania: da sempre quando i rapporti tra palestinesi e israeliani entrano in una nuova fase di conflitto è qui che si cominciano a vedere i problemi in arrivo”. F. F., volontaria dell’organizzazione internazionale Operazione Colomba nel villaggio di at-Twani, pochi chilometri a sud di Hebron, è stata contattata dalla MISNA all’indomani degli scontri tra coloni ebrei e contadini palestinesi, almeno cinque dei quali sono rimasti feriti. “L’aggressività crescente dei coloni israeliani - dice la volontaria - sta diventando un problema che anche gli israeliani cominciano a temere e spesso capita che oltre ai palestinesi, vengano feriti nelle aggressioni e nelle sassaiole anche soldati dell’esercito a cui i coloni non riconoscono nessuna autorità”.

Hebron, ‘al Khalil’ in arabo, la più grande città della Cisgiordania, è divisa in due dal 1997: la zona Hebron 1, dove vivono circa 130.000 palestinesi, e la Hebron 2, “lo stato apartheid”, come lo definì lo storico israeliano Zeev Sternell, dove si trova la tomba dei Patriarchi, sacra agli ebrei e ai musulmani, e convivono oltre 34.000 palestinesi, circa 600 coloni ebrei, 1500 militari israeliani e oltre una settantina di posti di blocco. Le tensioni, mai del tutto sopite nella città contesa, sono tornate a riaccendersi dopo che un tribunale israeliano ha stabilito lo sgombero di una famiglia israeliana, la cui proprietà è rivendicata da proprietari palestinesi. ‘Beit Hashalom’ la casa della pace, come è stata soprannominata dai coloni, si è trasformata così in casa della discordia attorno alla quale, da alcuni giorni, sono in corso scontri e violenze provocati – per ammissione degli stessi militari israeliani – dai coloni ebrei più radicali e fanatici. “Ma le cose stanno peggiorando anche a Hebron e l’esercito israeliano proibisce di fatto alle associazioni internazionali l’ingresso in città” sottolinea la F., secondo la quale le “misure restrittive imposte anche alla popolazione palestinese stanno strangolando l’economia dell’intera zona”. Famosa per le sue fabbriche di ceramiche e vetri, Hebron paga a caro prezzo la presenza dei coloni e se per i civili israeliani è legale accedere alla zona palestinese della città, i cittadini palestinesi sono sottoposti a uno soffocante regime di permessi e controlli per entrare nell'area sotto controllo israeliano. “Shuhada street - racconta la volontaria - una delle strade più commerciali della città con numerosi negozi e botteghe sempre piene di gente, è ormai chiusa da due posti di blocco, uno all’ingresso e uno all’uscita; a parte i pochi palestinesi che ci passano a rischio di essere bersaglio di sassaiole e insulti, è diventata ormai una strada fantasma”.[AdL]