Breve analisi dell'attacco israeliano a Gaza


1) Israele preparava questo attacco su Gaza da almeno sei mesi, come dichiarato pubblicamente dal Ministro della Difesa. Alla scadenza dei sei mesi di tregua, c'è stato un tentativo di negoziato per il rinnovo della tregua, in cui Hamas ha posto come condizione l'apertura dei valichi della Striscia di Gaza con Israele per permettere il passaggio di viveri, medicinali, carburante e aiuti umanitari. Falliti i negoziati per il rifiuto delle condizioni da parte di Israele, Hamas ha ripreso in modo massiccio il lancio di razzi, che hanno raggiunto anche città più lontane e popolose come Ashkelon e Ashdod, fino a Beer Sheva. Ne consegue che il lancio di razzi da parte di Hamas sia stato solo il pretesto per iniziare un'operazione militare che era comunque pianificata.

2) Sul piano della diplomazia internazionale, Israele ha aspettato il momento propizio: il vuoto di potere alla presidenza USA, con Bush uscente e Obama non ancora insediato, garantisce ampi margini di manovra al governo israeliano. In secondo luogo Israele ha aspettato il termine della sessione dello Human Rights Council a Ginevra, durante la quale Israele era uno degli stati in lista per una verifica approfondita sulla situazione del rispetto dei diritti umani nel proprio paese, e avrebbe dovuto rispondere alle domande poste dalle delegazioni di tutti gli altri stati membri delle Nazioni Unite; non era possibile partecipare a tale evento con un massiccio attacco militare su Gaza in corso, che è iniziato però poco dopo il termine della sessione. La Lega Araba si è limitata a diffondere un comunicato di condanna, mentre l'opinione pubblica araba ha reagito con grande sdegno all'attacco israeliano su Gaza, criticando anche gli stessi paesi arabi di non aver fatto nulla per impedire che l'attacco avvenisse e addirittura accusando l'Egitto – e in particolare il capo dei servizi egiziani Omar Suleyman – di collusione.

3) In un recentissimo rapporto l'OCHA, l'ufficio per gli affari umanitari dell'ONU, ha affermato che la crisi umanitaria in atto nella Striscia di Gaza è “significante”.

4) L'attacco militare israeliano su Gaza è esattamente ciò che Hamas voleva: riportare la situazione palestinese e della Striscia sotto i riflettori internazionali, mostrando la crudeltà di questo nemico che non si ferma neanche davanti alla popolazione civile e rafforzando il proprio ruolo di leader nella lotta per la libertà palestinese, mostrandosi come gli unici in grado di sferrare attacchi contro Israele. In tutto questo ha giocato un ruolo importante il fatto che la Striscia di Gaza si trova da mesi in una situazione di intollerabile emergenza umanitaria, a causa del blocco totale all'ingresso di  cibo, medicinali e carburante imposto da Israele e che ha causato notevole sofferenza alla popolazione.  Questa situazione non era per nulla denunciata dai media internazionali e quella che era una realtà insostenibile per i palestinesi era agli occhi del mondo una fase di normale non
belligeranza tra i due contendenti; riportare lo scontro su un confronto militare era ed è nell'interesse di Hamas, che comunque uscirà da questa vicenda (purtroppo) estremamente rafforzata nel suo potere politico e consenso popolare.

5) Israele ha già perso, se come dice l'obiettivo dell'attacco è eliminare la capacità militare di Hamas di colpire obiettivi israeliani. L'unico modo di vincere questa battaglia sarebbe sterminare tutta la
popolazione di Gaza (1 milione e 500 mila persone), in quanto i bombardamenti non fanno altro che accrescere l'odio verso Israele e il consenso verso Hamas, con un numero sempre grande di giovani (la metà della popolazione della Striscia ha meno di 18 anni) pronti ad arruolarsi nelle file dell'organizzazione estremista.

6) La stampa americana non ha risparmiato critiche. Sul Washington Post, Jackson Diehl ha duramente criticato il primo ministro israeliano Ehud Olmert, affermando che sarà ricordato per aver combattuto due “mini-guerre” sanguinose e dispendiose in meno di tre anni dal suo incarico. La prima in Libano contro Hezbollah nell'estate del 2006 non è riuscita a sconfiggere né indebolire il movimento sciita, che invece è politicamente e militarmente più forte oggi; l'attuale guerra contro Hamas sortirà probabilmente lo stesso effetto.