Sarà disponibile tra qualche settimane il rapporto in italiano sulla politica israeliana di insediamento in Cisgiordania
La questione degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi rappresenta uno dei piu' grossi ostacoli al processo di pace in Medio Oriente. B'Tselem, l'organizzazione israeliana per i diritti umani nei Territori Occupati, ha redatto un interessante report che illustra la politica adottata dai governi israeliani dalla nascita dello stato ebraico per favorire la colonizzazione israeliana dei territori palestinesi.
Il nostro gruppo di traduzione ha curato la versione italiana del report.
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TERRA RUBATA
"Land Grab: Israel's Settlement Policy in the West Bank" è il titolo del rapporto redatto da B'TSELEM, l'organizzazione israeliana per i diritti umani nei Territori Occupati, che illustra la politica adottata dai governi israeliani dalla nascita dello stato ebraico per favorire la colonizzazione israeliana dei territori palestinesi.
La prospettiva dalla quale questo articolo fu scritto (il mercato immobiliare) e la terminologia che esso usa, riflette ampiamente il processo di assimilazione degli insediamenti nello Stato di Israele. Il risultato di tale processo è che questi insediamenti sono diventati proprio comunità differenti all’interno dello Stato di Israele, dove le case e gli appartamenti vengono costruiti e offerti al pubblico secondo i principi del libero mercato di domanda e offerta. Questo processo intenzionale e sistematico di assimilazione tende ad oscurare una serie di verità fondamentali sugli insediamenti; le “comunità” menzionate nell’articolo non fanno parte dello Stato di Israele, ma sono insediamenti stabiliti in West Bank – che dal 1967 è territorio occupato sotto governo militare. La verità fondamentale è che il trasferimento dei cittadini israeliani nelle case ed appartamenti offerti dal mercato immobiliare in queste “comunità”, costituisce una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, e gli insediamenti sono stati una continua fonte di violazione dei diritti umani nei confronti dei palestinesi, tra cui la libertà di movimento, proprietà, autodeterminazione e miglioramento del livello di vita. La verità fondamentale è che la terra “statale” menzionata nell’articolo fu confiscata ai residenti palestinesi con procedimenti illegali e scorretti. La verità fondamentale è che la crescita di questi insediamenti non è solamente alimentata da forze neutrali di domanda e offerta, ma principalmente da un sofisticato sistema di governo progettato per incoraggiare i cittadini israeliani a vivere negli insediamenti. In pratica, il processo di assimilazione offusca il fatto che l’impresa degli insediamenti nei Territori Occupati ha creato un sistema di separazione legalmente autorizzato basato sulla discriminazione che non ha, forse, uguali in nessun’altra parte del mondo da quando fu smantellato il regime di apartheid in Sud Africa. Come parte del meccanismo usato per oscurare queste fondamentali verità, lo Stato di Israele fa uno sforzo determinato per nascondere le informazioni riguardo gli insediamenti. Al fine di preparare questa relazione, B’Tselem fu obbligata ad impegnarsi in una lotta prolungata ed estenuante con l’Amministrazione Civile per ottenere mappe che delineavano i confini municipali degli insediamenti. Queste informazioni, che sono facilmente reperibili dalle autorità locali all’interno di Israele, furono alla fine parzialmente fornite quasi un anno dopo la richiesta iniziale, e solo dopo che B’Tselem minacciò un’azione legale. Al riguardo di alcune mappe, il portavoce della Amministrazione Civile rivendicò che “l’Amministrazione Civile non ha al momento mappe aggiornate per le autorità regionali di Giudea e Samaria”. Il processo politico tra israeliani e palestinesi non portò nemmeno all’evacuazione di un solo insediamento, e questi sono persino cresciuti in area e popolazione durante questo periodo. Mentre alla fine del 1993 (al tempo della firma della Dichiarazione dei Princìpi) la popolazione degli insediamenti in West Bank (inclusi gli insediamenti a Gerusalemme Est) comprendeva circa 247.000 abitanti, dalla fine del 2001 questa cifra è incrementata a 380.000. Gli accordi firmati tra Israele e l’Autorità Palestinese comportarono il trasferimento di alcuni poteri all’ANP; tali poteri vengono esercitati in decine di enclavi distaccate che contengono la maggioranza della popolazione palestinese. Dal 2000, queste enclavi, definite come Zone A e B, comprendono approssimativamente il 40% dell’area della West Bank. Il controllo delle restanti zone, incluso il controllo di strade che garantiscono la comunicazione tra le enclavi, così come le uscite dalla West Bank, continuano ad essere amministrati da Israele. Questa relazione, che è la continuazione di diverse relazioni pubblicate da B’Tselem negli anni recenti , esamina un numero di aspetti relativi alla politica di Israele nei confronti degli insediamenti in West Bank e ai risultati di questa politica in termini di diritti umani e legge internazionale. La relazione fa anche riferimento agli insediamenti di Gerusalemme Est che Israele ha stabilito e ufficialmente annesso dentro il suo Stato; per la legge internazionale, queste zone sono Territori Occupati il cui status è uguale a quello che vige in West Bank. Questo rapporto non tiene conto degli insediamenti nella Striscia di Gaza. Sebbene simili in molte maniere ai loro rispettivi in West Bank, gli insediamenti della Striscia di Gaza differiscono in molti aspetti. Per esempio, la struttura legale nella Striscia di Gaza è differente da quella applicata in West Bank in vari settori, incluso quello delle leggi sulla terra; queste differenze sono dovute all’applicazione di leggi differenti in questi territori prima del 1967. Il rapporto comprende otto capitoli: · Il Capitolo Uno presenta un numero di concetti base rispetto ai programmi dei governi israeliani, alla procedura burocratica per la creazione di insediamenti e ai tipi di insediamento. Il rapporto è distribuito in formato PDF. E' necessario disporre di Acrobat Reader.
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