[REPORT] Si Chiama Apartheid

B'TSELEM - 2021

Un regime di supremazia ebraica dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo

Più di 14 milioni di persone, di cui circa la metà Ebrei e l’altra metà Palestinesi, vivono tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo sotto un unico regime. La percezione comune nel discorso pubblico, politico, legale e mediatico è che in quest’area due separati regimi operino fianco a fianco, divisi dalla Linea Verde. Un regime, all’interno dei confini dello Stato sovrano di Israele, è una democrazia permanente con una popolazione di circa nove milioni di abitanti, tutti cittadini israeliani. L’altro regime, nei territori che Israele controlla dal 1967, il cui status finale si suppone possa essere determinato in futuri negoziati, è un’occupazione militare temporanea imposta a circa cinque milioni di sudditi palestinesi.
Nel corso del tempo la distinzione tra i due regimi si è allontanata dalla realtà. Questo stato di cose esiste da più di 50 anni, il doppio del tempo che lo Stato di Israele ha vissuto senza l’altro pezzo. Centinaia di migliaia di coloni ebrei ora risiedono in colonie permanenti a est della Linea Verde, vivendo come se fossero a ovest di questa. Gerusalemme Est è stata ufficialmente annessa al territorio sovrano di Israele e la Cisgiordania è stata in pratica annessa. Ma, soprattutto, qualunque distinzione tra le due parti dimentica il fatto che l’intera area tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano è organizzata sotto un unico principio: far avanzare e cementare la supremazia di un gruppo, gli Ebrei, su un altro, i Palestinesi.
Tutto questo porta alla conclusione che non si tratta di due regimi paralleli che casualmente adottano lo stesso principio. C’è un unico regime che governa l’intera area e le persone che vi abitano, basato su un unico principio organizzativo.
Quando B’Tselem è stata fondata nel 1989, limitammo il nostro mandato alla Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est) e alla Striscia di Gaza, e ci astenemmo dall’affrontare il tema dei diritti umani entro lo Stato di Israele creato nel 1948, o dal tenere un approccio comprensivo dell’intera area tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Ma la situazione è cambiata. Il principio organizzativo del regime ha acquistato visibilità negli ultimi anni, come evidenziato dalla Legge fondamentale di Israele Stato-Nazione del Popolo Ebraico approvata nel 2018, o dal fatto che nel 2020 si è parlato apertamente di annettere in modo formale parti della Cisgiordania. Se si aggiunge questo ai fatti sopra descritti, ciò significa che quel che accade nei T erritori Occupati non può più essere trattato come separato dalla realtà dell’intera area sotto il controllo di Israele. I termini che abbiamo usato negli anni scorsi per descrivere la situazione –come “occupazione prolungata” o “realtà di unico Stato”– non sono più adeguati. Per continuare a contrastare in modo efficace le violazioni dei diritti umani è essenziale esaminare e definire il regime che governa l’intera area.
Questo articolo analizza come il regime israeliano lavori per far avanzare i suoi obiettivi nell’intera area sotto il suo controllo. Non forniremo un esame storico o un giudizio sui movimenti nazionali palestinesi ed ebraici o del passato regime del Sudafrica. Sebbene siano questioni importanti, vanno oltre la portata di un’organizzazione per i diritti umani. Piuttosto, questo documento presenta i principi che guidano il regime, dimostra come esso li rende effettivi e punta alla conclusione che emerge da tutto questo, cioè come il regime dovrebbe essere definito e cosa ciò significhi per i diritti umani

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