Dicembre 2011

SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE E LAVORO - VOLONTARI

In Cisgiordania nel 2011 si è registrato un preoccupante incremento delle demolizioni in area C da parte dell'esercito israeliano. Secondo UNWRA da gennaio a novembre sono state abbattute 493 strutture, per un totale di 923 sfollati, più del doppio rispetto al 2010.
Tale tendenza viene confermata dai volontari di Operazione Colomba, i quali in questo mese hanno visitato alcuni villaggi che hanno subito smantellamenti o ricevuto ordini di demolizione, per stringere relazioni e rafforzare i rapporti con le comunità. Il villaggio di Umm Fagarah ha già ricevuto un ordine di demolizione per la moschea ricostruita in seguito alle demolizioni e i due arresti subiti il mese scorso.
Lo stesso per il villaggio beduino di Umm Al Kher dove a settembre erano state demolite 3 abitazioni e un servizio igenico e, ad oggi, pendono 12 ordini di demolizione.
Situazione precaria anche nel villaggio di Dqueiqa, situato vicino alla linea verde, labile confine con Israele e quindi di strategica importanza.
Ogni struttura del villaggio, incluse la scuola, la moschea e le abitazioni, sono sotto ordine di demolizione. L'amministrazione israeliana che opera in area C sta premendo per evacuare gli abitanti, con l'obiettivo di trasferirli in un villaggio a qualche chilometro più a nord.
Il 3 dicembre due volontari hanno partecipato ad un'azione nonviolenta nel villaggio di Susiya, dove nel mese di novembre è stato consegnato un'ordine di fermo dei lavori per la scuola e la strada che permette di raggiungerla.
Durante la manifestazione la polizia israeliana ha arrestato un ragazzo palestinese di 18 anni, con la presunta accusa di aver danneggiato una camionetta con l'asta della bandiera.
Tre giorni dopo l'esercito israeliano ha emesso 14 ordini di demolizione, tra i quali alcune cisterne d'acqua. Il ragazzo di Susiya è stato rilasciato qualche giorno dopo, mentre una delle due ragazze arrestate durante le demolizione ad Umm Fagarah è potuta tornare a casa il 2 dicembre, dopo otto giorni di detenzione. Secondo indiscrezioni la ragazza ha subito, insieme alla cugina, trattamenti degradanti durante la detenzione e maltrattamenti lungo il tragitto.
Durante questo mese è aumentata la presenza militare nel villaggio di Tuwani e in quelli limitrofi.
L'episodio più preoccupante è avvenuto la notte del 7 dicembre, quando le famiglie dei villaggi di Al Rakeez e di Umm Fagarah sono state spaventate da un raid dell'esercito.
Sei militari hanno perlustrando l'area, a loro detta, alla ricerca di armi e droga, svegliando tre famiglie, interrogandone i capofamiglia e controllando tutte le strutture adiacenti alle case. Inoltre si sono monitorati frequenti pattugliamenti nel villaggio di Tuwani, assieme ad un incremento di posti di blocco all'entrata del villaggio.
Un altro evento preoccupante è la dichiarazione, durante un convegno israeliano di archeologia tenutosi nella colonia di Suseya, del ritrovamento di una sinagoga all'interno del villaggio di Tuwani, nonostante le dichiarazioni della scorsa estate, che facevano riferimento ad una chiesa bizantina.
In passato il ritrovamento di reperti ebraici ha causato l'evacuazione del villaggio palestinese di Susiya.
Verso la metà del mese è stata avvistata una torretta di controllo su terra palestinese in prossimità di Havat Ma'on. La struttura, posta dall'esercito sulla cima di una collina che sovrasta le valli circostanti, utilizzate dai pastori dei vicini villaggi palestinesi, servirebbe a estendere di fatto l'avamposto illegale. I volontari di Operazione Colomba hanno documentato e denunciato l'accaduto, mentre il Comitato Popolare ha coordinato un'azione diretta nonviolenta con
un'associazione pacifista israeliana. Durante la stesura di questo report, il 5 gennaio, la torretta è stata rimossa.
In questo periodo vi è stato gran fermento da parte del Comitato Popolare delle colline a sud di Hebron, che ha coinvolto anche noi volontari.
Un'azione di semina e aratura sui terreni vicino all'avamposto israeliano si è svolta il 10 dicembre, così come si è lavorato su alcuni campi particolarmente esposti alla violenza dei coloni o all'intervento dell'esercito. Inoltre, il Comitato ha iniziato a riunirsi direttamente nei villaggi più isolati, facendo sentire così la sua presenza e rafforzando la coesione tra gli abitanti delle varie comunità. Tale attività si rivela di fondamentale importanza nel far fronte all'incremento delle operazioni da parte dell'esercito israeliano e dei coloni nei confronti della popolazione civile.
Da notare anche l'impegno del Comitato Popolare delle colline a sud di Hebron nell'acquisire visibilità nel panorama politico del distretto di Yatta.
Pur mantenendo prioritaria la sua indipendenza da condizionamenti, il Comitato sta lavorando per ampliare lo spazio di confronto riguardo alle problematiche presenti in area C e alla risposta nonviolenta che ivi si dà.
Il giorno di Natale due volontari di Operazione Colomba hanno accompagnato un gruppo di bimbi di Tuwani a Tel Aviv, dov'era in programma un torneo organizzato da una società di calcio israeliana.
Per i bambini questa gita fuori porta ha rappresentato motivo di svago, nonostante non siano stati esentati da un serrato controllo al checkpoint per entrare in Israele.
La giornata si è svolta serenamente tra giochi e partite di calcio: è stato bello vedere bambini palestinesi e israeliani uniti nello sport.
Durante le premiazioni si è avvertita la presenza di alcuni militari, arrivati per scortare un ministro dell'attuale governo israeliano.
Quest'ultimo, dopo aver salutato gli ospiti come “amici provenienti dalla Giordania”, si è fatto fotografare assieme ai bambini, per poi procedere alla consegna dei premi.
La giornata, che aveva visto fino a quel momento protagonisti i bambini di entrambe le parti, si è tristemente conclusa con una strumentalizzazione politica dell'iniziativa da parte dell'esponente di un governo che non riconosce lo stato palestinese e sta attuando politiche di oppressione verso quegli stessi bambini che hanno ricevuto in regalo la medaglia. Un Natale particolare che ci stimola a riflettere su cosa significhi veramente “agire per la pace”.