Giugno 2012

SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE E LAVORO - VOLONTARI

Nel mese di giugno abbiamo registrato un  generale aumento della violenza dei coloni israeliani nei confronti degli abitanti di At-Tuwani e dei volontari di Operazione Colomba, oltre ad un inasprimento  delle politiche di demolizione ed evacuazione in vari villaggi delle colline a sud di Hebron. Fatti e incidenti che mirano a impedire che ci siano le condizioni per vivere una vita dignitosa e a spingere gli abitanti ad abbandonare le loro terre.

Nonostante ciò i palestinesi delle comunità accompagnate dai volontari di Operazione Colomba continuano a resistere in maniera nonviolenta all'occupazione, una resistenza allo stesso tempo delicata e potente. Infatti, in questo mese i volontari sono stati testimoni di varie azioni nonviolente e della forza disarmante delle donne di Tuwani di fronte ai soldati israeliani.
A Giugno è aumentato il livello di violenza, in particolare da parte dei coloni di Havat Ma'on, l'avamposto che sorge vicino al villaggio palestinese di At-Tuwani. Si sono registrati in tutto nove attacchi contro i pastori  e i volontari di Operazione Colomba. Tutti gli episodi si sono concentrati ad Humra, una valle coltivata dai palestinesi che si trova proprio davanti all'avamposto, in cui il mese scorso erano già stati ritrovati distrutti 19 alberi di ulivo.
Il 4 e il 7 giugno i coloni di Havat Ma'on hanno allontanato, lanciando pietre, due pastori, le loro greggi e i volontari di Operazione Colomba che li stavano accompagnando.
Nella giornata dell'11 giugno si son verificati addirittura due incidenti. Nella mattinata un palestinese del villaggio di Maghayir Al Abeed, che si stava recando con un bambino al villaggio di At-Tuwani, è dovuto scappare perché due coloni hanno iniziato a correre verso di loro urlando e raccogliendo pietre. La stessa mattina due volontari di Operazione Colomba sono tornati nell'area della prima aggressione per accompagnare un palestinese e una delegazione della Croce Rossa Internazionale, per documentare il danneggiamento degli ulivi. Mentre i due volontari erano sulla strada di ritorno, tre coloni mascherati sono usciti dall'avamposto e li hanno attaccati lanciando loro pietre e inseguendoli fino a quando i due non hanno raggiunto il villaggio di At-Tuwani.
In due occasioni nello scorso mese, il 20 e il 25, i coloni hanno preso di mira unicamente i volontari internazionali presenti nella valle di Humra per monitorare l'area. In entrambi i casi sembra che i coloni aspettassero il loro passaggio  per uscire mascherati e intimidirli costringendoli ad allontanarsi e a percorrere una strada più distante dall'avamposto. Il 25 giugno, dopo aver allontanato due volontari presenti sul posto, i coloni hanno anche danneggiato un albero di ulivo.

Particolarmente grave è stato l'attacco del 26 giugno avvenuto sempre sulle colline di fronte all'avamposto di Havat Ma'on: mentre quattro volontari di Operazione Colomba stavano accompagnando dei pastori, alcuni coloni inizialmente hanno tentato di intimidire il gruppo urlando, fischiando e tirando delle pietre con le fionde. Vedendo che le minacce non avevano spinto i pastori a lasciare le loro terre senza prima aver saziato il gregge, quattro coloni mascherati sono usciti correndo dal boschetto, tutti armati di bastoni, in direzione prima del pastore e poi dei volontari che stavano filmando la scena. Una volta che i quattro internazionali e il pastore hanno acquistato sufficiente distanza, i coloni sono rientrati.
Nonostante le violenze e le minacce subite, i palestinesi, accompagnati dai volontari di Operazione Colomba, continuano a pascolare nelle loro terre vicine all'avamposto e a percorrerle per andare in città o tornare ai propri villaggi, anche se con una maggiore insicurezza.
Oltre agli attacchi e alle intimidazioni abbiamo continuato a registrare episodi di danneggiamento, alcuni dei quali sempre nella valle di Humra, che sembra essere presa di mira dai coloni di Havat Ma'on. In questo mese sono stati danneggiati in totale undici alberi d'ulivo di proprietà privata palestinese e dall'inizio anno il numero di ulivi tagliati o danneggiati è salito a 40. Alcuni coloni poi hanno iniziato ad utilizzare un pozzo di proprietà privata palestinese. Il pozzo in questione è l'unico nell'area ad avere nella riserva un livello di acqua elevato, questo a causa del fatto che i pastori non lo utilizzano per timore di essere attaccati, i campi si trovano di fronte ad Havat Ma'on.
Il 3 giugno vicino all'insediamento israeliano di Suseya sono stati ritrovati bruciati sette mucchi di grano che i palestinesi avevano raccolto il giorno precedente. L'agricoltura, insieme alla pastorizia, è una delle fonti di sussistenza delle comunità palestinesi.
Il 14 giugno a Ras Tawamin, vicino alla colonia di Mezadot Yehuda, una cisterna palestinese è stata danneggiata e resa inutilizzabile. Sul posto era inoltre stata lasciata una bandiera militare israeliana.
Anche nelle vicinanze dell'avamposto di Avigayil in vari casi i coloni hanno cercato di impedire l'attività dei pastori.
I volontari di Operazione Colomba in questo mese sono stati impegnati a confrontarsi anche con un altro aspetto dell'occupazione israeliana: il diritto alla casa che l'esercito ha intenzione di negare a molte comunità palestinesi. Le prime avvisaglie di azioni militari sono arrivate a fine maggio, quando l'esercito israeliano ha demolito otto strutture nei villaggi di Wedadie, Rahwa e Wadi Jehesh. Il 6 giugno il District Coordination Office, la sezione dell'esercito israeliano che si occupa dell'amministrazione civile dei Territori Palestinesi Occupati, ha consegnato 3 ordini di stop ai lavori nel villaggio di Al Mufaqarah. I documenti riguardano due case e una tenda, in cui vivono complessivamente quattro adulti e otto bambini (di cui due neonati). Il 12 giugno è stata emessa la sentenza peggiore e più temuta: ufficiali del DCO hanno emesso nuovi ordini di demolizione per le comunità di Susiya e Wadi Jehesh, per un'area che conta più di 50 strutture. Questi ordini, se diventassero esecutivi, implicherebbero la totale cancellazione dei villaggi coinvolti. Gli ordini coinvolgono case, tende, forni, una piccola clinica, un asilo per bambini e un sistema di pannelli solari. A essere colpita quindi è la vita di esseri umani nelle sue radici più profonde. In qualsiasi momento l'esercito israeliano ha l'autorità di rendere esecutivi questi fogli e di continuare il disegno di espulsione della popolazione palestinese nell'area, rendendo queste persone rifugiati interni. Le famiglie coinvolte sono 15, per un totale di 126 palestinesi, 60 dei quali bambini. La comunità palestinese di Susiya ha già subito due evacuazioni forzate nel 1986 e nel 2002.
Alle 11:30 del 18 giugno il DCO ha consegnato nel villaggio palestinese di Tuba cinque ordini di fermo dei lavori che coinvolgono le proprietà di due delle tre famiglie che vi abitano.  Gli ordini coinvolgono complessivamente 20 persone e contano: tre tende, un servizio igienico di lamiera, un complesso per le pecore e un padiglione per quanto riguarda la prima famiglia; una tenda usata come magazzino, una tenda con pavimentazione in cemento e una casa di proprietà della seconda famiglia.
Il 24 giugno 2012 sempre il DCO ha installato vari blocchi di cemento riportanti le scritte in arabo, ebraico e inglese: “Danger, firing area. Entrance forbidden” (Pericolo, area militare. Proibito l'accesso). I blocchi delimitano un'area che comprende dodici villaggi palestinesi, (nello specifico: Tuba, Al-Mufaqara, A-Sfay, Maghayir al-Abeed, al-Majaz, A-Tabban, Al-Fakhit, Al-Halaweh, Al-Mirkez, Jinba, Al-Kharuba, and A-Sarura). Tale avvenimento si ricollega ad una più ampia strategia nelle quale rientrano anche i recenti ordini di demolizione e fermo dei lavori consegnati ai villaggi di Susiya, Tuba, Al Mufaqara. La zona in considerazione è stata dichiarata Area militare chiusa, destinata ad esercitazioni militari, già nel 1970, data a partire dalla quale si sono susseguiti diversi tentativi di espellere le comunità locali.
La forza e la dignità di un popolo tuttavia non si misura in base alle disgrazie che riceve, ma sulla base dello scatto che compie per rialzarsi: le comunità palestinesi delle Colline a Sud di Hebron hanno risposto alla violenza della volontà di sradicamento con un maggiore e potente attaccamento alle proprie radici, ai propri affetti, all'amore per la loro terra.
Come è avvenuto l'8 giugno. Sulla sola strada che collega l'area di Massafer Yatta con la cittadina di Yatta e il resto della West Bank, un trattore portava materiale da costruzione al villaggio di At-Tuwani; due camionette dell'esercito israeliano lo aspettavano lungo il tragitto. Il guidatore viene respinto e obbligato a tornare indietro. Poco più tardi un secondo trattore è bloccato dai militari, ma il guidatore, intimato anche lui a invertire la marcia, si rifiuta. I soldati, allora, lo costringono ad attendere l'arrivo della polizia. Una trentina di palestinesi, provenienti dai villaggi di At-Tuwani, Al Mufaqarah e Ar-Rakeez, sono accorsi sul posto ma i soldati hanno impedito loro di avvicinarsi al mezzo. Tuttavia, un gruppo di circa quindici donne si è avvicinato al blocco e ha iniziato a camminare verso il trattore superando i soldati, senza dare ascolto all'ordine di fermarsi. In pochi minuti la pressione delle donne è riuscita a rompere il blocco: i soldati, disarmati di fronte alla loro decisione, hanno dovuto farsi da parte e liberare la strada permettendo così al mezzo di raggiungere il villaggio. Questo episodio, insieme al continuo controllo militare dell'area, rientrano nel tentativo di bloccare la riuscita della campagna nonviolenta “Al Mufaqarah R-Exist”. Obiettivo della campagna è la costruzione di case di mattoni per permettere ai palestinesi di vivere sulle proprie terre, sottolineando l’esistenza e la presenza continua del villaggio nel corso degli anni.
Venerdì 22 giugno a Susiya si è svolta una manifestazione pacifica e nonviolenta contro gli ordini di demolizione emessi  che prevedono la totale evacuazione del villaggio palestinese. Si è trattato di un momento di grande partecipazione ed emozione in cui civili provenienti da entrambe le parti in conflitto si sono incontrati, guardati negli occhi e compresi vicendevolmente. Hanno partecipato palestinesi da tutte le comunità delle colline a sud di Hebron e da tutta la Cisgiordania. Su un numero complessivo di più 500 dimostranti erano presenti anche centinaia di israeliani, arrivati con sei bus provenienti da Israele. Le associazioni israeliane che si sono unite alla marcia sono state: Ta'ayush; Combatants for Peace; Rabbi for Human Rights and Solidarity Sheikh Jarrah.
Il mese di giugno è stato un periodo in cui i volontari di Operazione Colomba ad At-Tuwani sono stati messi numerose volte alla prova, fisicamente ed emotivamente;  La sfida più grande rimane comunque la più bella: quella di continuare a vedere la foresta che cresce piuttosto che l'albero che viene abbattuto; il nutrire quella parte di noi che vuole farsi forza sulle cose e sui valori positivi che la vita nelle colline a sud di Hebron sa donarti: nonostante tutto, le foglie di ulivi cambiano gradualmente colore e la vita continua.