Agosto 2012

SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE E LAVORO - VOLONTARI

Per dare un'idea della situazione del conflitto nelle colline a sud di Hebron nel mese di agosto, vale la pena iniziare da Jinba.
Jinba è un villaggio palestinese situato a ridosso della Linea Verde, molto vicino ad una base militare israeliana, ad una colonia (Metzadot Yehuda) e ad un avamposto (Nof Nesher/Lucifer Farm), affossato in una valle profonda, difficile da raggiungere.

Il 23 luglio scorso, durante un’udienza preliminare presso l’Alta Corte Israeliana, il Ministero della Difesa israeliano ha espresso la necessità di evacuare otto villaggi nell'area di Massafer Yatta, tra cui Jinba.
Il 7 agosto, alle ore 10:00 del mattino, un gruppo di 70 soldati dell’esercito israeliano ha fatto irruzione nel villaggio palestinese, con il supporto logistico di 2 elicotteri militari e 6 automezzi. Per un’ora e mezza i soldati hanno minacciato gli abitanti palestinesi e perquisito le abitazioni, danneggiandole.
Durante l’irruzione, i soldati israeliani hanno intimidito i palestinesi, esortandoli ad andarsene dalle loro terre. L'ordine di evacuazione non è ancora in vigore, e non lo sarà prima del 1 Novembre 2012, dato che l'Alta Corte Israeliana ha decretato, l'8 agosto 2012, di mantenere in vigore i provvedimenti cautelari che consentono agli abitanti di Jinba e degli altri villaggi di vivere nelle loro case e coltivare le loro terre.
Nonostante questo, si avverte comunque il proposito delle autorità israeliane occupanti di intimidire e allarmare i palestinesi dell'area al fine di, lentamente, concretizzare l'ordine di evacuazione.
Infatti il mese di agosto è stato decisamente caratterizzato da un'intensa attività militare nella zona.
I palestinesi di Tuba raccontano che quasi ogni giorno i soldati li scacciano dalle loro terre mentre pascolano le greggi e questo continua a capitare anche nelle valli intorno all'avamposto di Havat Ma'on (Kharrouba, Meshaha e sull'Old Havat Ma'on). Inoltre, di fronte all'avamposto israeliano di Avigaiyl, quasi ogni mattina i soldati intimidiscono i pastori, allontanandoli dalle loro terre e scacciando le greggi.
L'esercito israeliano ha, poi, effettuato dei veri e propri atti intimidatori nei confronti della popolazione della zona: l'8 agosto quattro soldati sono entrati nelle case del villaggio di Al Mufaqarah, segnando su un block notes la pianta delle case e la disposizione degli interni; l'11 agosto, invece, in pieno Ramadan, il semplice controllo di un'auto ad At-Tuwani si è presto trasformato in un blocco della strada principale del villaggio (la strada che porta alla Moschea). E' stato arrestato un ragazzo con la sola colpa di non aver ascoltato il soldato che gli diceva di fermarsi mentre si recava in Moschea per la preghiera.
L'episodio più grave, però, è accaduto il 28 agosto. Le autorità israeliane hanno distrutto un ricovero per animali e due tende nel villaggio palestinese di Susiya, due strutture nel villaggio palestinese di Arab al-Ramadin e poi cinque pozzi, cinque ricoveri per animali, due tende, una baracca di metallo e due granai nei due villaggi di Khirbet Zanuta e Khirbet Anizat.
Era esattamente il giorno della sentenza che scagionava chi ha ucciso Rachel Corrie, quasi una   coincidenza. Mentre nel villaggio di Al Mufaqarah si ricordava Rachel manifestando contro la demolizione delle case, l'esercito provvedeva a radere al suolo tende, case e pozzi a pochi kilometri di distanza, come abbiamo visto anche noi volontari. La giustificazione del governo israeliano è sempre la stessa: “all the structures were built illegally, and most of the wells were built recently on state lands"1. Gli abitanti palestinesi continuano però a ripetere da oltre quarant'anni che loro vivono lì da prima che gli israeliani occupassero le loro terre.
Anche i coloni mantengono un alto livello di aggressività. Lo dimostrano le quotidiane intimidazioni nei confronti dei pastori che pascolano nei pressi di Avigayil, i racconti di minacce ai palestinesi di Jinba e di Bir Al Idd, i trenta ulivi tagliati e danneggiati nella notte tra il 15 e il 16 agosto nella valle di Humra, l'aggressione e il ferimento con un'arma da taglio da parte di quattro coloni mascherati il 24 agosto ad Ismail Adara, un anziano palestinese del villaggio di Bir Al Idd.
Il Ramadan ha caratterizzato il mese di agosto. I volontari di Operazione Colomba, quindi, per buona parte del mese, hanno condiviso con la gente del villaggio una quotidianità fatta di riposo e incontro. Pochi pastori uscivano con le greggi in zone a rischio (tra i quali ricordiamo i pastori di Tuba, nei pressi di Ma'on, quasi quotidianamente scacciati dall'esercito), dato il molto caldo e il Ramadan, che chiede al fedele mussulmano di non bere e mangiare dall'alba fino al tramonto del sole. Sono stati molti i momenti di condivisione che ci sono stati offerti dalla gente di qui, a dimostrazione dell'affetto e dell'accoglienza che prova per noi.
Il Ramadan è stato, poi, un momento di gravidanza per le iniziative del Comitato di Resistenza Popolare delle colline a sud di Hebron, che ha sfruttato questo momento per coordinarsi e per incontrarsi, al fine di partorire iniziative di resistenza e lotta, non appena la gente fosse stata più in forze.
Il 19 agosto, hamdullilà (grazie a dio), il Ramadan è finito ed è cominciata la grande festa dell'aid, festa di tre giorni che conclude il periodo di sacrificio e digiuno.
Dal 21 agosto i volontari hanno ricominciato con frequenza quotidiana gli accompagnamenti nelle zone a rischio, in particolare nelle zone vicine all'avamposto di Avigayil e, piano piano, anche in Humra e Kharrouba, le terre vicine all'avamposto di Havat Ma'aon.
La fine del Ramadan è stata, però, soprattutto lo scoppio delle energie di resistenza della gente delle colline a sud di Hebron.
Lo Youth Society Committee of Yatta Countryside ha organizzato il 25 agosto un'azione nella valle di Humra per rivendicare il diritto all'uso della propria terra sotto l'avamposto di Havat Ma'on, dopo il danneggiamento di trenta ulivi. Per due ore palestinesi, israeliani ed internazionali hanno lavorato insieme nella potatura e nell'irrigazione degli ulivi, fino a che l'esercito israeliano ha dichiarato quella porzione di terra in cui si stava svolgendo l'azione, Zona Militare Chiusa per 48 ore.
Il 28 agosto, invece, il Popular Resistance Committee of South Hebron Hills ha organizzato, di fronte all'avamposto di Avigaiyl, una manifestazione in ricordo di Rachel Corrie e contro la demolizione delle case. La manifestazione è stata molto partecipata e le forze dell'ordine hanno faticato a contenerla.
Il 31 agosto, infine, molti palestinesi e attivisti internazionali hanno marciato insieme verso Jinba, portando agli abitanti del villaggio la loro solidarietà e denunciando l'aggressione all'anziano di Bir Al Idd, un villaggio vicino. I volontari hanno sostenuto con forza e riconoscenza tutte queste iniziative di resistenza.
Se dovessimo scegliere un fatto per raccontare il mese che abbiamo vissuto, più che un episodio, ci viene da raccontare una persona: Mona. Mona è una ragazzina di undici anni, occhi azzurrissimi, pelle bruciata, capelli castani, molto lunghi. Il padre di Mona è stato minacciato e intimidito molte volte durante questo mese mentre pascolava di fronte ad Avigayil. I soldati e i coloni lo fotografano, lo provocavano, tentavano di scacciargli le pecore.
Allora il padre ha chiesto alla figlia se era disposta, accompagnata da noi, a pascolare le pecore davanti all'avamposto.
Una mattina vediamo arrivare Mona, con il suo cappello da pescatore e la bottiglia d'acqua in spalla, che urla e grida alle pecore e le porta vicine ad Avigayil.
I coloni e i soldati sono rimasti spiazzati, non hanno saputo più che fare, se non tentare di convincere la bambina a spostarsi. Ma lei, a muso duro e in silenzio, non si è mossa di lì.
Quando i soldati se ne sono andati, si è sciolta in un sorriso.