Gennaio 2013

SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE E LAVORO - VOLONTARI

All'inizio del mese ci sono state abbondanti piogge che hanno reso fertili i campi appena seminati.
Con il ritorno del beltempo i pastori di tutta l'area ne hanno approfittato per portare le loro pecore a pascolare la finissima erbetta verde appena cresciuta. Insieme all'aumento delle loro uscite si è registrata una ripresa delle attività dei coloni israeliani. I volontari di Operazione Colomba hanno constatato, in particolare, una presenza pressoché giornaliera dei coloni dell'avamposto di Havat Ma'on sulle terre palestinesi circostanti. Pur essendosi verificati numerosi atti intimidatori nei confronti dei pastori, non si sono ancora riscontrati attacchi violenti. In più occasioni i coloni hanno chiamato i soldati per difendere la propria posizione al di fuori dell'avamposto e per scacciare le pecore dei palestinesi. L'intervento dell'esercito è stato particolarmente evidente il 25 gennaio, quando il capo della sicurezza della colonia di Ma'on ha fatto arrivare sul posto una decina di soldati per scacciare i pastori dei villaggi circostanti dai loro stessi campi, già arati e seminati.
I militari li hanno respinti da una zona che, solitamente, è riconosciuta da tutte le parti in conflitto come proprietà palestinese. Gli ufficiali israeliani sostenevano che andare su quelle terre il fine settimana è proibito perché costituisce una provocazione nei confronti degli abitanti della colonia. In questa occasione buona parte della comunità di At-Tuwani si è mobilitata per difendere il diritto di accesso dei palestinesi a quell'area, dimostrando di non essere disposta a sottostare a simili velleità.
Coloro che hanno avuto una lunga esperienza durante anni di lotta nonviolenta sono andati a parlare con i soldati, cercando di ottenere spiegazioni per un'azione così arbitraria e ribadendo la giustizia delle proprie condotte. Una donna, un bambino ed il loro gregge hanno tentato di resistere alle azioni dei soldati spostandosi nella zona in questione proprio nel momento in cui gli altri pastori venivano scacciati. Le ragazze, appena formate all'uso dei media, sono state in prima fila con le telecamere in mano a documentare ogni abuso dei militari, con lo sguardo concentrato sul video o fisso negli occhi dei soldati ligi al dovere.
A metà mese le “carovane della demolizione”, guidate dalle Forze Israeliane, hanno fatto breccia in due villaggi per distruggere case e strutture palestinesi. Sono state distrutte tre case, una cisterna per l'acqua e un riparo per le pecore. In conseguenza di queste azioni più di una quarantina di persone hanno visto peggiorare la qualità della propria vita.
Coloro che risiedono in area C non possono costruire senza chiedere i permessi all'autorità israeliana. Permessi che quasi sempre vengono rifiutati, così da rendere praticamente obbligata la costruzione di strutture abusive. La politica delle demolizioni e della negazione dei permessi di costruzione in area C non permette il miglioramento delle condizioni di vita e l'accesso ai servizi delle comunità locali palestinesi.
In particolare nel mese di gennaio c'è stato un incremento consistente in tutta la Cisgiordania delle demolizioni da parte dell'esercito israeliano.

Azioni nonviolente organizzate
Durante questo mese i palestinesi delle colline a Sud di Hebron si sono impegnati a portare avanti la lotta per l'accesso alla terra di loro proprietà. Reclamano il diritto di coltivare i terreni situati nei pressi degli avamposti israeliani, illegali per la stessa legge d'Israele.
Le azioni popolari nonviolente si sono svolte grazie al coordinamento di comitati e organizzazioni palestinesi, attivisti israeliani e internazionali.
Pressoché tutte le settimane le famiglie palestinesi, insieme agli attivisti, tentano di recarsi sui campi in questione per poterli lavorare. Ogni volta che ciò accade i militari e la polizia intervengono in maniera coercitiva. Nel migliore dei casi si assiste al respingimento dei lavoratori dalle loro stesse terre. Altrimenti si possono verificare detenzioni temporanee e arresti.
La terza settimana del mese le Forze Israeliane hanno arrestato 18 persone, tra cui una donna con la sua bambina di soli 18 mesi.
L'11 gennaio una delegazione del Comitato Popolare delle Colline a sud di Hebron ha partecipato alla creazione di Bab Al Shams: un villaggio di tende sorto per evitare l'evacuazione forzata di circa mille palestinesi residenti in area E1, a est di Gerusalemme. Il presidente Netanyahu ha infatti annunciato la costruzione di nuove colonie in questa zona, in grave violazione del diritto umanitario e dei precedenti accordi internazionali. Neanche 36 ore dopo l'installazione, Bab Al Shams verrà sgomberato da più di 500 poliziotti di frontiera.

La campagna "Al Mufaqarah R-Exist"
Al Mufaqarah è un villaggio delle colline a sud di Hebron in cui i bulldozer delle Forze Israeliane si sono diretti più volte per demolire case appena costruite. Nell'estate del 2012, dopo aver subito l'ennesima demolizione, le famiglie del luogo, in coordinamento con il "South Hebron Hills Popular Committee", hanno deciso di rispondere all'ingerenza dell'esercito israeliano in maniera nonviolenta. Da giugno dell'anno scorso, infatti, gli abitanti della zona sono impegnati nella costruzione di nuove strutture utili per la comunità.
Dopo la demolizione della moschea, avvenuta lo scorso 4 dicembre, i residenti del villaggio hanno continuato a costruire case in cemento per migliorare le proprie condizioni di vita. Le famiglie hanno lavorato per tutto il mese, spesso dopo il tramonto, per evitare che i soldati si accorgessero di quello che stava accadendo. Per lo stesso motivo alcune strutture sono state costruite sotto le tende. Tuttavia non manca chi ha lavorato alla luce del sole, rendendo palese a tutti la volontà di andare avanti con i propri progetti, nonostante la costante minaccia di una probabile demolizione.
In più sono iniziate le operazioni di miglioramento della strada che da At-Tuwani porta ad Al Mufaqarah.

Firing Zone 918
La Firing Zone 918 è una zona delle colline a Sud di Hebron adiacente alla linea verde in cui sono presenti dodici villaggi palestinesi. Nel 1999 questi villaggi erano stati coercitivamente evacuati dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF). Gli abitanti di questa zona, dopo la deportazione, sono riusciti ad ottenere per vie legali il permesso di ritornare a vivere sulle loro terre. A luglio del 2012 Ehud Barak, Ministro della Difesa Israeliana ha riaperto il caso richiedendo all'Alta Corte Israeliana che, per motivi militari, otto dei dodici villaggi vengano evacuati. L'evacuazione non sarebbe una deportazione in quanto, secondo lui, i palestinesi non vivrebbero stabilmente in quei villaggi. Il 16 gennaio gli avvocati di Acri (Association for Civil Rights in Israel), in rappresentanza dei residenti palestinesi, hanno presentato una petizione per scongiurare una seconda deportazione. L'Alta Corte di Giustizia israeliana ha dato tempo allo stato di Israele 60 giorni per rispondere alla petizione, durante i quali nessun palestinese potrà essere evacuato (vedi Articolo).

Tuttavia, a pochi giorni dall'importante sentenza, un infausto evento ha colpito la zona.
Per cinque giorni più di 200 soldati si sono esercitati sopra i campi appena seminati dei villaggi di Jinba, Al Mirkez e Halaweh, causando così gravi danni. S
ono state piantate tende e scavate buche a poche decine di metri dalle abitazioni. Di notte, i residenti sono stati più volte svegliati dal suono degli spari di artiglieria. Oltre a ciò, qualche giorno dopo, di notte, i soldati hanno fatto irruzione ad Al Mirkez, perquisendo gli abitanti, le case e sottraendo oggetti di vario tipo.
Le famiglie, dunque, sono state provate duramente dalla presenza dell'Esercito Israeliano in prossimità e all'interno dei propri villaggi. Nondimeno ci sono palestinesi che non abbassano la testa neanche di fronte a situazioni così difficili.
Durante queste esercitazioni i volontari di Operazione Colomba hanno accompagnato persone coraggiose a reclamare i propri diritti di fronte ai soldati.