Aprile 2014

CONTESTO GENERALE

Nel mese di marzo le colline a sud di Hebron si erano colorate di verde, regalando agli occhi, principalmente nell'ora del tramonto, lo spettacolo di un mare fatto di spighe di grano che mosse dal vento imitavano le onde.
In questo aprile il mare ha iniziato a imbiondire, il verde è divenuto giallo, e l'occhio che prima rimirava la bellezza delle colture standosene però distaccato, è ora immerso in questo mare, chino sulle spighe a guidare i movimenti dei braccianti.

E' iniziata la stagione del raccolto nelle colline a Sud di Hebron.

Questo ha significato una grande presenza di persone, uomini e donne, più tanti bambini nelle valli della zona. La quotidiana attività della pastorizia si è così quindi unita a quella del lavoro nei campi portando le famiglie a condividere intere giornate assieme, alleggerite da piacevoli momenti di pausa in cui sorseggiare un tè e mangiare qualcosa.
Se il lavoro permette una pausa, c'è però una presenza, su queste terre, che non cessa per un istante di essere asfissiante sulla vita di chi vive qui. Spesso non la si subisce direttamente, magari nemmeno la si vede tutti i giorni, ma il suo fiato è pervasivo e modifica, accrescendone le preoccupazioni, la quotidianità dei palestinesi.
E' la presenza dell'occupazione militare, quella israeliana, che si mostra in tanti modi; un'occupazione che in questo aprile ha deciso di metterne in pratica parecchie azioni contro i palestinesi e contro di noi, volontari internazionali, che sosteniamo la loro lotta nonviolenta.
In molte maniere l'occupazione toglie il respiro ai palestinesi.
In questo ultimo mese i campi di proprietà palestinese devastati dai greggi dei coloni israeliani sono stati innumerevoli, portando quindi a una consistente perdita del raccolto. Sono avvenute demolizioni di strutture in cemento che i Palestinesi utilizzano come appoggio durante l'attività nei campi per sottrarsi, nelle ore più calde, al sole cocente. Militari e polizia hanno disturbato, limitato la regolare attività lavorativa di contadini e pastori impedendone la libertà di movimento. I coloni, infine, rimangono una pericolosa presenza per chi percorre le strade limitrofe, e non, all'avamposto; soprattutto i bambini palestinesi soffrono di questi attacchi. I coloni non si sono limitati nei loro infami attacchi nemmeno quando davanti si sono trovati una bambina di sette anni; la bimba è stata colpita in testa ed è stata dovuta soccorrere poiché ha riportato una grave ferita.
Molto spesso gli attacchi ricevuti dai bimbi e dalle bimbe palestinesi sono diretta conseguenza della negligenza dei militari israeliani che, sebbene obbligati a scortare i bambini lungo la strada che sta tra la colonia e l'avamposto di Havat Ma'on, non si presentano. Come sempre, pure in questo mese, sono stati osservati numerosi check point nelle immediate vicinanze di At-Tuwani.

CONDIVISIONE E LAVORO
A metà del mese anche il nostro gruppo di volontari presenti ad At-Tuwani ha subito un duro colpo.
Un volontario di Operazione Colomba, il quale stava accompagnando, assieme ad un'altra volontaria, un pastore palestinese, è stato improvvisamente bloccato da cinque militari; strattonato e spinto, è stato condotto verso una jeep militare dove è stato bersaglio di ingiurie e percosse da parte di alcuni soldati. L'altra volontaria, assieme ad altri due volontari di Operazione Colomba accorsi nel mentre in supporto, sono stati condotti alla stazione di polizia di Qiriat Arba. Qui è stata formulata contro di loro un'accusa falsa che ha però portato al loro allontanamento dalle South Hebron Hills per due settimane. Il ragazzo vittima di percosse è stato invece portato all'ospedale da un'ambulanza palestinese, nonostante i militari volessero impedire ciò.
Questa vicenda è stata un duro colpo ma la violenza che vediamo quotidianamente, perpetrata contro i palestinesi e a volte anche direttamente contro di noi, non ci impedisce di continuare, seppure con qualche pensiero in più, la nostra quotidiana attività.
L'accompagnamento dei pastori nelle valli vicine ad At-Tuwani, ma anche in luoghi più distanti, è stato assicurato nei limiti del possibile, viste le difficoltà dovute ai volontari a cui è stata negata libertà di movimento nella zona.
Il monitoraggio della scorta militare israeliana al servizio dei bambini palestinesi è continuato senza interruzione e, a parte qualche gravissima assenza, si può dire che mediamente la scorta militare è stata formata da un mezzo in movimento e più d'un militare a piedi.
I volontari hanno inoltre monitorato i vari check-point che tendono a rendere la vita dei palestinesi sempre più difficile.
Nel villaggio la vita dei volontari procede nella quotidiana consapevolezza di esser parte di un processo di lotta nonviolenta a cui si dona il proprio supporto.

R-ESISTERE
Nulla di lieve
Inizia a fare parecchio caldo nelle colline a Sud di Hebron. Si è fortunati se un filo di vento asciuga il sudore e rinfranca lo spirito mentre si cammina tra rocce infuocate, terra bruciata ed arbusti spinosi.
Nel tardo pomeriggio ci incamminiamo per andare verso il villaggio di Tuba dove passeremo la notte. Ci troviamo a percorrere un tragitto che non è sicuro, un sentiero schiacciato tra colline dalla cui sommità potrebbero affacciarsi coloni armati di pietre e bastoni. Insomma, non è questa una via che si percorre sovrappensiero.
Arrivati al villaggio si tira un sospiro di sollievo e contenti ci si avvia verso la grotta dove trascorreremo la notte. Passiamo la serata con tutta la famiglia, conversando e condividendo la cena. La notte scorre tranquilla, ma è subito primo mattino ed è ora di andare nei campi. Uomini, donne e bambini tutti intenti nell'opera di raccogliere il grano, caricarlo sugli asini e trasportarlo poi verso casa. Non è lavoro facile quello dei campi, nulla di lieve v'è sotto il sole quando si lavora chini da mattina a sera.
Nulla di lieve v'è quando si lavora in valle e d'un tratto ci si potrebbe trovare sotto tiro dei coloni, o cacciati da militari e polizia israeliane.

Nulla di lieve c'è per chi vive qui. Eppure i palestinesi qui restano, esistono.
La loro semplice esistenza è resistenza.
E' uno schiaffo in faccia alla forza occupante, a chi qui non li vorrebbe.
E' una vetrina di umiltà in fronte a chi si pone invece sul piedistallo della Storia.