Agosto 2014

CONTESTO GENERALE

Il mese di Agosto è stato segnato dal proseguimento dell'operazione militare israeliana "Protective Edge", con pesanti bombardamenti su Gaza, alternati a fasi di tregua e ripresa delle ostilità, fino al temporaneo cessate il fuoco raggiunto il 26 Agosto: l'inizio delle trattative definitive è infatti rimandato di un mese. Al momento è stato aperto un valico per lasciare passare gli aiuti umanitari e il materiale necessario per avviare la ricostruzione di Gaza.

Sono inoltre state riaperte per 6 miglia, rispetto alle precedenti 3 miglia, le acque marine territoriali di Gaza. Ricordiamo che secondo il diritto internazionale le libere acque territoriali dovrebbero arrivare sino alle 20 miglia.
Soltanto tra un mese, a trattative avviate, sarà possibile capire se e quanto l'oppressione e l'embargo su Gaza saranno effettivamente allentati.
Il dissenso nei confronti dell'operazione militare “protective Edge” registrato in molte parti del mondo si è manifestato anche in Cisgiordania, dove sono state fatte diverse manifestazioni in solidarietà con Gaza e contro l'occupazione Israeliana.
Come detto da Francesco Rocca, capo della Cri (Croce rossa italiana), la guerra ha portato una gravissima crisi umanitaria: “Non ho mai visto nulla di simile. La distruzione di alcune zone della Striscia di Gaza, come Beit Hanoun, dove sono appena stato (…), è tutto raso al suolo. Ero venuto qui anche nel 2008, alla fine dell’Operazione militare israeliana Piombo fuso. Niente a che vedere, questa volta è molto, molto peggio”.
I morti totali sono almeno 2.140 palestinesi, di cui 514 bambini. Cinque le vittime civili israeliane, incluso un bambino, e 64 i soldati morti. Israele ha distrutto almeno 17.000 abitazioni, lasciando circa un terzo del 1.800.000 abitanti palestinesi di Gaza senza una casa. Israele ha devastato le infrastrutture di Gaza, danneggiando e distruggendo molti ospedali, scuole, fabbriche ed impianti di produzione elettrica, tutti presi di mira e distrutti.
Nonostante la fine dell'operazione militare israeliana e il prossimo inizio dei negoziati, l'embargo su Gaza e l'occupazione della Cisgiordania continuano.

CONDIVISIONE E LAVORO

Il mese di Agosto è stato segnato da numerosi accompagnamenti coi pastori nelle loro terre vicino alle colonie o agli avamposti israeliani, dove molto spesso sono stati scacciati o hanno subito pressioni da coloni e militari.
Abbiamo accompagnato quasi ogni giorno i pastori di Tuba nella valle di Umm Zeituna, vicino ai cow barns di Ma'on, perché proprio in questa zona i coloni e il responsabile della sicurezza della colonia sono usciti con frequenza a scacciare e a intimidire i palestinesi. Anche i volontari di Operazione Colomba sono stati minacciati una volta dai coloni durante le attività d'accompagnamento dei pastori.
Nelle occasioni in cui non sono personalmente usciti i coloni questi hanno comunque chiamato i soldati per scacciare i palestinesi dalla vallata.
I pastori nondimeno rimangono determinati ad andare nella loro terra a rivendicare la legittima proprietà dei terreni nonostante le incessanti intimidazioni.
L'impropria collaborazione tra soldati e coloni si è resa evidente anche nell'area della collina di Khelly, vicino all'ingresso della colonia di Ma'On: qui due ragazzi palestinesi hanno subito minacce da parte dei soldati per diversi giorni.
In un'occasione uno dei militari li ha anche controllati tenendoli sotto mira con il mirino del proprio M16 invece che con il binocolo d'ordinanza.
Il giorno 18 di Agosto, a seguito della chiamata di un colono, sono arrivate su questa stessa zona 2 camionette dell'esercito, 2 della polizia, 1 della DCO ed anche il responsabile della sicurezza della colonia: i due ragazzi sono infine stati arrestati dalla polizia dopo più di 3 ore di discussione. Da notare che sia polizia che esercito si sono rifiutati di mostrare le mappe territoriali in cui sarebbero indicate le zone nelle quali viene vietato ai pastori di pascolare le loro greggi sebbene in terra palestinese.
I due ragazzi sono stati trattenuti in detenzione amministrativa alla stazione di polizia di Kyriat Arba, senza prove né accuse per 5 ore circa; rilasciati poi nella notte dopo aver subito un interrogatorio, intimiditi, a digiuno e dopo essere stati picchiati.
Anche a Qawawis i pastori palestinesi sono stati intimiditi dai coloni e dall'esercito nell'accesso alla loro terra: l'esercito li ha minacciati di arresto e gli stessi coloni in diversi momenti si sono mostrati armati davanti a loro. Tramite l'utilizzo di videocamere, in possesso agli stessi palestinesi, sono riusciti a far rientrare i coloni. Inoltre grazie alla presenza internazionale i pastori hanno potuto spingersi sempre un po' più avanti sulla propria terra.
Da segnalare in particolare la presenza continua di un pastore colono di Havat Ma'On che porta le sue pecore a pascolare sulla vetta di Old Havat Ma'On, in terra palestinese, dopo avervi costruito una recinzione illegale.
Anche in questo mese diversi sono stati i check-point sulla strada in direzione di Al Birke: in uno di questi un palestinese è stato deliberatamente colpito e accecato con dello spray urticante. La polizia ha poi sequestrato il trattore con cui trasportava la cisterna piena d'acqua.

A Susiya l'asilo, che di fatto è un semplice caravan, ha rischiato la demolizione: dopo una trattativa e una discussione è stato spostato dalla cima della collina alla valle sottostante. I palestinesi infatti non hanno diritto, secondo la legge dell'occupazione, a costruire sulle vette.
La scuola è ricominciata da pochi giorni, e come da 10 anni a questa parte, i bambini di Tuba e Maghayir al Abeed vengono accompagnati da una scorta militare fino al villaggio di At-Twuani, attraverso la colonia di Ma'on e l'avamposto di Havat Ma'on.
Fin dai primi giorni la scorta si è mostrata negligente nel proprio compito, intimidendo e urlando ai bambini e arrivando spesso in ritardo. Il terzo giorno non si è presentata affatto, costringendo i bambini a fare una strada più lunga e insicura, accompagnati dai volontari internazionali.
Da subito avvocati e internazionali hanno fatto molta pressione affinché la scorta svolgesse il proprio compito diligentemente e soprattutto affinché rispettasse la direttiva della Knesset (il parlamento israeliano) che prevede una scorta militare di almeno due soldati a piedi e una jeep che accompagna i bambini dei villaggi di Tuba e Maghayir al Abeed, per proteggere la loro incolumità nel tragitto da e per la scuola, assicurando loro così il diritto all'istruzione.
Per concludere riportiamo una frase di un palestinese che vive in quest'area e che ci ha molto ispirato in queste giornate di attesa della scorta: “Abbiamo il diritto di esistere, abbiamo il diritto di resistere”.

R-ESISTERE

La parte di agosto sulla r-esistenza abbiamo deciso di dedicarla al nostro compagno Jean Emile, che troppo presto ci ha lasciato. La sua assenza ha segnato profondamente i nostri giorni. Di grande aiuto ci sono state le sue stesse parole, che ci hanno guidato nei momenti bui. Vogliamo qui riportare uno dei suoi scritti più belli e profondi.
"Sono poche le persone che ritengono di non essere buone, ma se imparassimo il dolore che può creare anche il nostro semplice esistere forse incominceremmo a dare più valore e peso alla nostra libertà. Se c'è una cosa che sto imparando in questa fiera di paure, ideologie, fanatismi e belle parole -che a volte sembrano perfette per un museo dell'orrore e dell'idiozia umana- è che la Libertà è un dovere. Libertà di pensiero, di pensare senza nascondersi dietro ad una rispettabile convenienza sociale, un ordine ricevuto, una legge democratica, un dogma di fede assorbito acriticamente o un frettoloso quanto devastante “Non mi riguarda”. Liberi nonostante le crisi della nostra fallace e preziosa umanità, liberi di seguire la propria coscienza distinguendo la pigrizia di questa dalla fiducia nell'altro, liberi di essere sereni e impegnati anche di fronte al nostro errore."